Dal governo

Fuoco di sbarramento pro vax in vista del Consiglio dei ministri

di Barbara Gobbi

Il testo è blindatissimo. Anche perché - pure se annunciato come snello ed essenziale - da una decina di giorni tiene banco nel dibattito politico-sanitario. E anche in queste ultime ore, al pre Consiglio in vista del Cdm di domani - a cui la titolare della Salute Lorenzin continua ad assicurare che approderà in ogni caso (ma bisogna vedere in quale veste e con quali contenuti), si continua a trattare. Il braccio di ferro dentro il Governo sull’obbligo vaccinale per l’iscrizione a scuola è innegabile, in primis tra Lorenzin e Fedeli. La ministra della Pubblica Istruzione anche oggi ha frenato, pur rilanciando la propria disponibilità al dialogo. «La ministra Lorenzin - ha detto intervenendo a una trasmissione radiofonica - ha fatto la scelta di arrivare direttamente con una proposta senza confrontarsi con me, quindi c’è stato un elemento di disallineamento, ma è una responsabilità che ha scelto di prendersi. Se si lancia un appello, un allarme - ha chiarito - bisogna saperlo condurre in modo chiaro. E ricordando poi che lo stesso premier è intervenuto nella vicenda, Fedeli ha ribadito che «vanno responsabilizzati i genitori».

La partita politica. Ridurre tutto a uno scontro Sanità-Miur sarebbe, però, quanto meno riduttivo. Basti pensare che i vaccini sono uno dei cavalli di battaglia nello scontro Pd-M5S e che lo stesso ex premier Matteo Renzi la scorsa settimana, alla fuga in avanti di Lorenzin cui è seguita una smentita a caldo del Governo, poi rientrata, si era detto furioso per il pasticcio. Ma in ogni caso, il tema c’è tutto. Va capito come affrontarlo e in quale sede. Squisitamente governativa oppure parlamentare, ad esempio, come propone il disegno di legge in via di definizione, illustrato a Sanità24 in esclusiva dal responsabile Sanità del Pd, Federico Gelli ? Obbligo vaccinale sì, obbligo vaccinale no, e per quali scuole? E, se mai, con decretazione d’urgenza? E con quali, eventuali, sanzioni? Le domande non finiscono qui e le incertezze sono tante. Ormai la scelta è di andare avanti in ogni caso: non solo perché dopo l’entrata a gamba tesa della ministra la partita va sostenuta, ma anche perché l’ondata anti vax degli ultimi anni, potenziata negli ultimi mesi, sta incidendo sull’epidemiologia del Paese.

La levata di scudi pro vax. Dai dati epidemiologici e dal braccio di ferro nel Governo, che non dà a tutt’ora certezze sul testo Lorenzin, deriva la levata di scudi in crescendo di una fitta compagine pro vax. Dall’Istituto superiore di Sanità al Consiglio superiore di Sanità, da tutte le sigle - tra società scientifiche e sindacati di categoria - che hanno promosso il Piano nazionale vaccini con un ricco calendario vaccinale, fino all’Accademia dei Lincei.
Confortati dagli ultimi dati a supporto, quelli che fanno più presa sull’opinione pubblica, veicolati dal Sistema di sorveglianza integrata Morbillo e Rosolia, per Regione, per fascia di età e stato vaccinale. Dati secondo cui al 14 maggio 2017 erano 2.395 i casi segnalati dall'inizio dell'anno, concentrati per il 91% in sette Regioni: Piemonte, Lazio, Lombardia, Toscana, Abruzzo, Veneto e Sicilia. L’89% dei casi era non vaccinato e il 7% ha ricevuto solo una dose di vaccino. L’età mediana dei casi pari a 27 anni. La maggior parte dei casi (73%) è stata segnalata in persone di età maggiore o uguale a 15 anni; 151 casi avevano meno di un anno di età. Ciliegina sulla torta: i 197 casi segnalati tra gli operatori sanitari.


© RIPRODUZIONE RISERVATA