Dal governo

Vaccini, botta-risposta Lorenzin-Zaia. La ministra: «In Veneto serve l’obbligo». Il governatore: «Lasci la parola alle singole Regioni»

di Red. San.

La ministra della Salute: «Spero che Zaia ci ripensi». Il governatore del Veneto: «La ministra non ha bisogno del nostro consenso. Si faccia convertire il decreto legge in Parlamento, indipendentemente dal nostro ricorso alla Corte Costituzionale. Si accerti però prima di avere il consenso di tutti i parlamentari». Il botta-risposta tra la titolare della Salute e il presidente della Regione che da 10 anni ha abolito l’obbligo vaccinale e che ieri ha annunciato il ricorso alla Consulta contro il decreto legge del governo, è solo apparentemente soft e sta portando alla luce una spaccatura anche all’interno delle Regioni. Che intanto già domani tenteranno di arrivare a una posizione comune sul tema che in questo periodo più infiamma assessorati, Asl, scuole e dibattito pubblico.

«Noi non cerchiamo risse, polemiche e ribalte politiche, non siamo contro le vaccinazioni (tutt’altro), e quando ci viene chiesto collaboriamo lealmente e nell'interesse generale con il ministro e con i suoi tecnici, forti anche di un benchmark che è il sistema sanitario veneto, fra i più efficienti d'Europa e con un sistema di prevenzione che il mondo ci invidia». Con queste premesse il presidente del Veneto ha replicato alle affermazioni della ministra. Che stamattina ha spiegato: «Vorrei chiamare alla riflessione la regione Veneto così come le altre, se ci fossero, su questo tema. Innanzitutto perché il decreto è dato dall'urgenza e dalla necessità che abbiamo di riportare in brevissimo tempo i dati di immunizzazione di massa in Italia sopra,il 95%. Su quelle che sono le patologie che reputiamo più gravi per la salute collettiva e non solo per quella personale. Tra l’altro - ha tenuto a precisare Lorenzin - la Regione Veneto non sta messa bene, ha avuto negli anni un calo di vaccinazioni e immunizzazioni molto forte e di cui ieri l’Iss ha presentato un rapporto - ha spiegato Lorenzin -. C’è stato un leggero miglioramento ma siamo sempre molto al di sotto dei dati che noi riteniamo è che l'Oms ritiene congrui. Forse la regione Veneto ha bisogno più di altre di questo decreto . Oltretutto - ha proseguito - ricordo che prima di arrivare al decreto abbiamo avuto varie riunioni della commissione Salute in cui c'è stata una vera e propria sollecitazione da parte delle regioni che ci fosse un provvedimento di tipo nazionale».

Secca la replica arrivata dal Veneto: «Se si è intimamente convinti che il decreto sia perfettamente applicabile, che non lasci margini di ambiguità scientifica, che sia davvero indispensabile e che trovi un consenso corale, tranne che in un Veneto così fuori strada, il Ministro ne faccia tradurre i contenuti in singole leggi regionali. Non è operazione complicata, e forse in meno di 60 giorni molti Consigli regionali sarebbero in grado di deliberare. Non trovi dunque quindi l'alibi nel ricorso dei veneti per coprire un dibattito sull'opportunità di questo provvedimento che ormai serpeggia ovunque. Chi governa è chiamato sempre a scelte impopolari, ma posso garantire al Ministro che questa scelta del Veneto non è demagogica e populista. Il Veneto – ribadisce il governatore della regione - difende un modello che esiste da dieci anni, concordato e monitorato periodicamente con lo stesso ministero. Pur se indicati come i cattivi del giorno, noi continuiamo a ritenere che questo decreto non informi ma punisca, monetizzi l’obbligo e non rassicuri le famiglie né le metta in grado di formarsi un'opinione positiva, e si trasformerà in un boomerang e quindi incentivo ulteriore per motivare anche gli indecisi ad abbandonare le vaccinazioni. I nostri dati ci confermano come il nostro sistema abbia aumentato considerevolmente le adesioni consensuali e convinte alle vaccinazioni».
Poi, l’attacco politico e sul piano scientifico: «A chi in queste ore, compreso il Ministro, con toni che non sono da Ministro, mette in parallelo, e in modo rivelatore di qualche timore, l'immigrazione col “no” del Veneto, la Lega coi vaccini, chiediamo pubblicamente una riflessione tecnica», va all’attacco Zaia. «Su quali dati vi siete basati per sostenere l'urgenza di un decreto? - domanda - . Sulle anagrafi scritte a mano in tante regioni d'Italia che non hanno, a differenza del Veneto, anagrafi vaccinali informatizzate che arrivano fino all'ultimo medico di base o all’ultimo pediatra di libera scelta? E non sarà che una volta che avremo scoperchiato questo sistema basato su “carta da formaggio” si scoprirà che magari il Veneto è la regione con il più alto tasso di vaccinazioni e che nelle regioni con anagrafi fatte da amanuensi il tasso è crollato sotto l’85%? Perché, quando lo chiedemmo nel 2015, non avete imposto che tutte le coperture vaccinali presentate dalle Regioni provenissero da anagrafi informatizzate? Non sarà questa la riflessione che terrorizza il ministro?».


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