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Farmaci, bacchettata del Comitato nazionale di bioetica sulle confezioni «non ottimali»

In una mozione approvata dal Comitato nazionale di bioetica nella Plenaria del 23 giugno 2017 ed elaborata da Lorenzo d’Avack, Silvio Garattini e Carlo Petrini, il punto sulla mancanza di interventi sistematici per la realizzazioni di confezioni ottimali di farmaci.
A seguire, il testo della mozione.

«Alcune normative hanno attivato un percorso per la realizzazione di confezioni ottimali di prodotti farmaceutici, anche in forma monodose, proporzionate rispetto alle necessità imposte dal ciclo di terapia. Malgrado ciò tutt'oggi nessun intervento sistematico è stato realizzato e sono ancora molte le confezioni in cui non vi è corrispondenza fra i giorni di trattamento ed il numero di unità terapeutiche (pillole, compresse, capsule o altro) in conformità alle prescrizioni mediche. Infatti la maggioranza dei farmaci confezionati in blister spesso contiene un numero di compresse superiore o inferiore del 30%, in media, rispetto al normale ciclo terapeutico per cui viene impiegato. In tal modo si costringono i medici a prescrivere e i consumatori ad acquistare una seconda confezione del farmaco o a mantenere in giacenza la confezione, spesso fino alla scadenza del prodotto. Discorso simile per i medicinali in gocce, dato che frequentemente una frazione del contenuto rimane in boccetta inutilizzato.
L'Agenzia Italiana del Farmaco rileva che a finire nel “cestino” sono soprattutto gli antibiotici e a seguire gli analgesici, gli sciroppi, i farmaci per l'ipertensione e per lo scompenso cardiaco, gli antiaggreganti e anticoagulanti . Ciò si traduce in uno sperpero delle risorse pubbliche, che potrebbero essere altrimenti utilizzate, e/o in un inutile aggravio per la spesa dei cittadini .
La persistenza delle confezioni inappropriate dei farmaci si presenta, dunque, come particolarmente criticabile, considerato che per contenere questi sprechi non vi sono particolari difficoltà ed è già ammesso per le industrie sanitarie allestire dosi singole di farmaci nel rispetto della corretta conservazione e preparazione. In generale non è comprensibile che il consumatore sia stato orientato dalle Istituzioni all'uso di farmaci generici, nell'intento di contenere la spesa delle famiglie e dello Stato stesso, per poi riscontrare un atteggiamento di indifferenza rispetto ad uno spreco di tali proporzioni.

Queste confezioni inappropriate dei farmaci creano ulteriori problemi che possono essere così riassunti:
• Il paziente rischia di utilizzare il prodotto per periodi più lunghi di quelli che sarebbero necessari per la cura.
• La disponibilità di confezioni non completamente utilizzate rappresenta un incentivo al “fai da te” con dosaggi e tempi di somministrazione impropri, non raccomandabile per la salute del singolo paziente, per la salute pubblica alla luce anche del problema dell'antibiotico-resistenza.
• La permanenza in casa di confezioni non completamente utilizzate rappresenta un pericolo per i bambini, che possono assumere involontariamente i farmaci.
• I prodotti non utilizzati raramente vengono riportati nelle farmacie; spesso vengono diffusi nell'ambiente, aumentando il tasso di inquinamento del suolo e delle acque.
Per queste ragioni, il CNB raccomanda alle Istituzioni di continuare a svolgere una puntuale informazione ai medici e ai consumatori per un uso responsabile e consapevole dei prodotti farmaceutici, proprio a difesa dei consumatori stessi e raccomanda di implementare interventi atti a diminuire lo spreco ingiustificato di farmaci, dato dalle maxi o mini confezioni immesse sul mercato dall'industria farmaceutica.
Tra le possibili soluzioni, il CNB raccomanda in modo specifico – analogamente alla prassi di altri Paesi, come Regno Unito e Stati Uniti – per alcuni prodotti con prescrizione medica, in particolare gli antibiotici, che sia il farmacista a preparare confezioni personalizzate, contenenti con precisione il numero di compresse o di flaconcini monodose necessari al completamento del ciclo, senza manipolazione del prodotto.
Il CNB raccomanda, inoltre, di estendere al territorio quanto già previsto, in fase sperimentale, per le strutture ospedaliere.


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