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Obbligo vaccini a scuola. Fedeli (Miur): «No a proroghe su consegna documenti o autocertificazioni»

di Barbara Gobbi

Le deadline del 10 settembre e del 31 ottobre per la conferma della documentazione necessaria per l’accesso rispettivamente a nidi e materne e alle scuole dell’obbligo, fino al secondo anno delle superiori, restano confermate. Parola della titolare della Pubblica Istruzione, Valeria Fedeli, intervenuta oggi a Radio24 sul tema dell’obbligo vaccinale a scuola, introdotto dalla legge 31 luglio 2017, n. 119 . «È un’estate complicata - ha tenuto a precisare la ministra ai microfoni del Sole24Ore - ma personalmente sono ottimista sulla diffusione di una maggiore consapevolezza sul valore della cultura vaccinale: se mai sono tempi e condizioni burocratiche a preoccuparmi. Intanto, è in atto un intenso lavoro tra uffici scolastici regionali e provinciali con gli enti locali, ma anche con il servizio sanitario nazionale, per facilitare ai genitori l’acquisizione della documentazione. Solo al 10 settembre (all’11, di fatto, visto che il 10 settembre cade di domenica, ndr) saremo in grado di fare il punto sullo stato dell’arte, quanto a numero di genitori che non vogliono vaccinare i propri figli. Io immagino che non saranno molti. In ogni caso la distizione per fasce d’età resta: da zero a sei anni i bambini non in regola non entrano, mentre alla scuola dell’obbligo tutti avranno accesso, anche se sono confermate le multe previste dalla legge per gli inadempienti. Questo, anche perché il grande lavoro che va fatto per tutelare la comunità con la copertura vaccinale, si concentra soprattutto nei primissimi anni di vita».

Quindi, niente proroghe. Al momento nelle Regioni ferve ancora l’organizzazione. Conta l’efficienza di base che ogni amministrazione ha raggiunto nel frattempo: a fare la differenza potrà essere, ad esempio, l’attivazione di strumenti informatici utilissimi come le anagrafi vaccinali, di cui poche realtà (tra cui Veneto ed Emilia Romagna) dispongono.
Intanto, le due circolari operative emanate dal ministero della Salute a cavallo di Ferragosto hanno ricordato i contenuti della legge e dettagliato gli obblighi. E confermano, tra l’altro, la fase transitoria prevista per quest’anno: entreranno a scuola, oltre agli alunni “in regola” tutti i bambini i cui genitori presenteranno la richiesta di appuntamento alla Asl o l’autocertificazione, cui dovrà seguire entro il 10 marzo 2018 la consegna della documentazione che comprovi l’avvenuta vaccinazione.

Il dibattito e le polemiche che hanno accompagnato la presentazione da parte della ministra della Salute Lorenzin del decreto legge sull’obbligo vaccinale a scuola e la conversione in legge continuano a serpeggiare, con toni diversi: sempre in opposizione il Veneto, che con il governatore Luca Zaia e l’assessore Luca Coletto, fin dall’inizio ha annunciato il ricorso alla Consulta contro il provvedimento. Ma anche la Puglia di Michele Emiliano. «Adesso - ha spiegato oggi al termine di un incontro con una delegazione di genitori contrari - stiamo cercando di dare assistenza alle famiglie nell’applicare questa legge, della quale a nostro avviso non si sentiva il bisogno, ma che comunque va applicata».

Sulle barricate, nei giorni scorsi, l’Associazione dei Comuni italiani, il cui presidente (e sindaco di Bari), Antonio Decaro, aveva lanciato «una nuova chiamata a ministeri e Regioni perché si stabilisca finalmente il percorso con cui applicare la legge sull’obbligo di vaccinazione ma senza scaricare i relativi oneri su famiglie e dipendenti delle scuole. L’Anci - spiegava ancora Decaro - ha prodotto uno schema di protocollo che impegna ministeri della Salute e dell'Istruzione, conferenza delle Regioni e associazione dei Comuni a una collaborazione efficace per la produzione dei certificati necessari per iscrivere i bambini a scuola. Il testo affida a uno scambio di informazioni tra pubbliche amministrazioni, cioè Asl e scuole, la verifica dell’avvenuta vaccinazione. Se poi alcune Asl non sono ancora in grado di garantire questo scambio per via digitale, si può ovviare utilizzando il supporto cartaceo. Quello che non si può tollerare è che le inerzie di uffici pubblici, chiamati da tempo a condividere le informazioni, si traducano in code e disagi per i cittadini».

A rilanciare il tema dell’obbligo vaccinale anche per gli operatori sanitari, infine, è il coordinatore per la Sanità del Pd, Federico Gelli, dopo il caso dell’ostetrica di Senigallia infetta da morbillo. «Serve una legge che estenda l’obbligo della vaccinazione anche a tutto il personale sanitario. Non possiamo trovarci a dover commentare situazioni che rappresentano un rischio non solo per tutti i pazienti che si affidano al nostro sistema sanitario ma anche per gli operatori che in questo modo non possono lavorare con serenità».


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