Dal governo

Legge di Bilancio/ Le novità sulla previdenza. Infermieri, ostetrici e Oss tra i lavori usuranti?

di Claudio Testuzza

Delusione per i sanitari iscritti alla previdenza pubblica (Inps / Inpdap) che nei prossimi anni andranno in pensione. Fin qui la legge di Bilancio varata dal Consiglio dei ministri non prevede sconti sull'età pensionabile che nel 2019 verrà adeguata all'aspettativa di vita e dal 2019 salirà a 67 anni rispetto ai 66 e 7 mesi di adesso. Non sono valse, sino ad ora, le rimostranze dei sindacati che avrebbero voluto annullare il prossimo incremento.

Nessuna trattativa, nessuno slittamento, nessuna deroga
«Rispettiamo la legge in vigore», ha ribadito il premier Gentiloni. Il nuovo traguardo, se confermato, impatterà sulle scelte della classe 1952 , 60 mila persone, per due terzi donne, se si conferma il trend del 2016.
Ricordiamo che l'adeguamento all'aspettativa di vita, sin qui triennale, dopo il 2019 diventa biennale, così come indicato dalla legge Fornero. Nel 2021 l'Istat quindi dovrà ricalcolare il dato. E se questo rimanesse ancora sotto i 67 anni, allora scatterebbe la clausola di salvaguardia messa nella stessa legge e all'epoca voluta da Bruxelles. Questo farà si che si salga a 67 anni comunque dal 2021 in poi. Volente o nolente lì si finisce. La normativa d'altro canto guarda alla stabilità dei conti. Derogare all'automatismo del 2019, quale che sia l'entità dei mesi da aggiungere, significa modificare, già nel primo anno, nel 2020 i conti pubblici di oltre 3 miliardi, come mostrano le simulazioni della Ragioneria dello Stato. Nel testo il ministro dell'Economia ha indicato la presenza di misure nel settore previdenziale riguardo all'Ape sociale, cioè l'anticipo volontario della pensione per le fasce più deboli o soggette a lavori gravosi. La novità più importante riguarda le donne i cui requisiti contributivi vengono ridotti per le donne di 6 mesi per ogni figlio nel limite massimo di 2 anni.

Ape volontaria e sociale
L'Ape ( anticipo pensionistico ) sociale è un'indennità a carico dello Stato erogata dall'Inps per chi ha almeno 63 anni di età e 30/36 anni di contributi, se rientra in una di queste 4 categorie : disoccupati che hanno concluso l'indennità di disoccupazione da almeno 3 mesi con 30 anni di contributi; lavoratori che assistono familiari conviventi di 1° grado con disabilità grave da almeno 6 mesi con 30 anni di contributi; lavoratori con invalidità superiore o uguale al 74% con 30 anni di contributi; lavoratori dipendenti che svolgono un lavoro ritenuto pesante (e lo hanno svolto per almeno 6 anni negli ultimi 7) con 36 anni di contributi

New entry lavori gravosi
Altra ipotesi ventilata è l'estensione alle 11 categorie di lavori gravosi collegate all'Ape sociale della neutralizzazione fino al 2026 dell'adeguamento dell'età pensionabile alla speranza di vita, già prevista dal 1° gennaio di quest'anno per le attività “usuranti” dalla legge di bilancio 2017. L'idea sarebbe quella di esentare almeno per un certo numero di anni dal “meccanismo automatico” sull'età pensionabile i lavori gravosi individuati con il decollo dell'Ape sociale, lasciando anche aperta la possibilità di estendere ulteriormente il bacino degli interessati seppure in misura limitata.

Sulla base di questo schema siderurgici, agricoli e marittimi potrebbero aggiungersi alle undici categorie di lavori già previste: operai dell'industria estrattiva e dell'edilizia, conduttori di gru, di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni, conciatori di pelli e di pellicce; macchinisti ferroviari, conduttori di mezzi pesanti e camion, infermiere e ostetriche ospedaliere, addetti all'assistenza personale di persone non autosufficienti, professori di scuola preprimaria, facchini, addetti ai servizi di pulizia e operatori ecologici.

Prorogata, poi, sino al 31 dicembre 2019 la possibilità di richiedere l'anticipo pensionistico volontario di cui è uscito in Gazzetta Ufficiale il decreto. Rispetto all'Ape Sociale, l'Ape volontaria comporta per il pensionato, indipendentemente dall'entità dell'assegno, la necessità di restituire in vent'anni con gli interessi i soldi anticipatigli dallo Stato, attraverso le banche, per integrare quanto manca alla pensione che invece otterrebbe se andasse via in regola con i requisiti di vecchiaia. Va sottolineato, infine, che le misure “Ape” sono in vigore in ambito Inps, non per i liberi professionisti, medici inclusi, iscritti esclusivamente alle casse privatizzate.


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