Dal governo

Andrea Urbani (Salute): «La chiave di volta non sono le risorse, ma mettere in campo nuova governance per il Ssn»

di Barbara Gobbi (da Il Sole-24Ore di giovedì 30 novembre)

«Il Servizio sanitario nazionale? Ora che abbiamo messo in sicurezza i conti, dobbiamo reingegnerizzarlo. Vanno messi in pista modelli e risorse adeguati a fronteggiare l'emergenza cronicità e le sfide dell’innovazione». Andrea Urbani, direttore generale della programmazione del ministero della Salute, risponde così alle polemiche su una legge di Bilancio troppo “leggera” per la sanità. A cominciare dal “maquillage” sul superticket e dalle mancate risorse per rinnovare i contratti dei medici. Che a Roma hanno annunciato lo sciopero nazionale del 12 dicembre.
La sanità ha il fiato corto, in questa manovra 2018...
In realtà negli ultimi sei anni il Fondo sanitario nazionale è cresciuto di oltre l'1% l'anno, in coerenza con il Pil. In valori assoluti, sono sette miliardi di euro in più. Con queste risorse molte Regioni riescono a garantire ottimi livelli di assistenza, mentre altre sono inefficienti: assegnare loro un miliardo in più farebbe solo aumentare gli sprechi. Il punto è che va pensata una nuova governance, capace di allocare le risorse nel modo giusto. Ed è questo che la ministra della Salute ci ha chiesto di fare.
Come procederete?
Con un sistema oggi in equilibrio, rispetto ai 6 miliardi di disavanzi in sanità che si producevano ogni anno e ai dieci miliardi di debiti che erano stati accumulati fuori bilancio, possiamo finalmente dedicarci al secondo step. E cioè uscire dalla logica dei silos verticali - in cui extra-spesa e sprechi erano aggrediti per singoli comparti - lavorando a un sistema più performante, che faccia proprio l'approccio “orizzontale” del paziente alla malattia, percepita come un unico percorso. Stiamo mettendo in piedi un modello predittivo insieme all'istituto superiore di sanità, all'agenzia del farmaco, all'Istat e ad alcune università. Ma anche insieme all'Inps, che spende 30 miliardi l'anno per pagare l'assistenza ai cronici, per il 46% malati cardiovascolari o pazienti oncologici.
La cronicità è l’allarme rosso dei prossimi anni...
Così le demenza, l'obesità, le malattie respiratorie come la Bpco. Queste sono le patologie per cui un cambio di passo non è più rinviabile. La nuova governance da qui a 30 anni consentirà di riprogrammare le politiche sanitarie e di redistribuire le risorse tra un ospedale flessibile e per intensità di cura, e un territorio che privilegi la domiciliarità.
Ma cosa dire di un rapporto spesa sanitaria/Pil destinato a crollare al 6,4% già nel 2019?
Questo dato in sé non ha significato: solo analizzando i fabbisogni nel dettaglio, si può programmare dove investire, privilegiando innovazione e reali bisogni di cura. Nei prossimi giorni, intanto, presenteremo alle Regioni un nuovo “cruscotto” di autovalutazione dell'attività ospedaliera, che darà la fotografia dettagliata di ogni reparto. Solo la mappatura dei dati in tempo reale, consente una buona programmazione. E in attesa che il nuovo modello vada a regime, c'è ancora una della manutenzione da fare: anche le amministrazioni in equilibrio hanno margini di efficientamento tali da poter liberare risorse per l'innovazione.
Che risposta dare alle proteste dei medici?
I medici sono parte del sistema. E se da una parte bisogna eliminare il precariato, dall'altra è necessario valutare il reale fabbisogno di personale del servizio sanitario nazionale. Ci stiamo lavorando.


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