Dal governo

Lazio, il Consiglio dei ministri delibera la fine del commissariamento entro il 2018

di Barbara Gobbi

Dopo dieci anni di “lacrime e sangue”, la Regione Lazio uscirà dal commissariamento della Sanità e rientrerà in una gestione ordinaria entro il 31 dicembre 2018. A decretare l’allentamento della morsa su quella che era la “regione canaglia” per eccellenza - con quasi 2 miliardi di disavanzo certificato nel 2007 - è stato il Consiglio dei ministri, seguito all’ultima verifica di due giorni fa in sede di tavolo tecnico con l’Economia sul Piano di rientro.

L’alleggerimento dunque non sarà immediato, anche se l’uscita vera e propria potrebbe aversi anche tra pochi mesi, ben prima della fine del prossimo anno. «Come per la Brexit – ha spiegato il governatore e attuale commissario Nicola Zingaretti, durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi – è necessario mettere mano a tutta una serie di pratiche amministrative, c’è un iter da seguire, per cui sono necessari tempi tecnici». Certo è che l’appuntamento elettorale della primavera non gioca a favore: solo con la prossima Giunta si potrà tornare alla normalità e designare un nuovo assessore alla sanità.
L’addio al commissariamento, poi, non coinciderà necessariamente con la fine del piano di rientro. Anche se la Regione mostra miglioramenti radicali non soltanto sotto il profilo dei conti, per la prima volta con il “segno +”, ma anche per le performance sanitarie: il punteggio Lea (Livelli essenziali di assistenza) assegnato al Lazio è arrivato nel 2016 a quota 178, ben al di sopra della soglia critica di 160 punti, fissata dal ministero della Salute. E infatti per la titolare del dicastero, Beatrice Lorenzin, «L’uscita dal commissariamento è un segnale di salute per il Sistema sanitario nazionale».

I dati economici e di salute. La lenta risalita della sanità laziale dal profondo rosso di un deficit pari a 1,96 miliardi di disavanzo, cioè 400 euro a cittadino, è quasi conclusa. Il tavolo tecnico che il 29 novembre ha consegnato ai ministeri dell’Economia e della Salute il parere positivo sui conti, premessa per il via libera di oggi a Palazzo Chigi, ha messo in fila i target centrati. A partire da un disavanzo finanziario che nel 2016 si è attestato a -137 milioni di euro, a fronte dei -670 milioni certificati ancora nel 2013, a cinque anni dal commissariamento. Mentre il dato storico verificato dal tavolo tecnico con il Governo del marzo scorso è quello di un margine operativo dei conti della sanità laziale, al netto dei mutui, per la prima volta positivo. Tradotto – spiegano i tecnici della Regione –: la sanità laziale non produce più un euro di disavanzo.
La cura da cavallo seguita nel Lazio si è basata su un mix complesso di interventi: tra 2013 e 2016 il totale dei costi interni di gestione del servizio sanitario regionale – prodotti farmaceutici, beni e servizi (sanitari e non sanitari), oneri del personale, costi della gestione finanziaria – si è ridotto di 82 milioni, arrivando a 5,68 miliardi. Un taglio ottenuto malgrado l’exploit di 200 milioni di euro della spesa per i farmaci contro l’epatite C e per gli innovativi oncologici. Guardando ai costi esterni, nello stesso periodo la spesa per medicina di base, farmaceutica convenzionata, specialistica ambulatoriale, acquisto di prestazioni sanitarie da privati accreditati, è crollata di 55 milioni, arrivando a 3,4 miliardi. Le ricadute immediate di questo massiccio alleggerimento sui conti? Nuovo personale – lo sblocco del turnover partito nel 2007 con una sforbiciata netta di 2000 operatori è stato appena avviato – e investimenti in strutture e innovazione tecnologica. Piatto decisamente ricco, quest'ultimo, la cui gestione spetterà al nuovo assessore alla salute che prenderà le redini dopo il voto della prossima primavera. Gli investimenti valgono circa 550 milioni di euro, distribuiti in 100 cantieri, inclusi i 190 milioni per la riqualificazione del Policlinico Umberto I di Roma, cui si aggiungono i 170 milioni annunciati dalla ministra Lorenzin per gli ospedali del Lazio. Lo sblocco del turnover, come detto, ha rilanciato le assunzioni: 709 nuove unità già nel 2016, mentre per fine 2018 sono state annunciate altre 1.400 new entry. Intanto, sono in atto i concorsi per stabilizzare nei prossimi mesi 1.400 precari della sanità.
Tutto bene, quindi? Non del tutto. Il commissariamento finisce ma il piano di rientro resta: il servizio sanitario del Lazio è ancora convalescente e va fortificato, tanto che - come sperimentano ogni giorno i cittadini - capita spesso che il meccanismo s'inceppi. Dagli stazionamenti in pronto soccorso ai tempi d'attesa, contro i quali la Giunta sta correndo ai ripari con lo smaltimento delle vecchie liste. Ma intanto gli indicatori di indicatori di salute certificano una sanità più a misura d'uomo, dove si sperimenta la telemedicina per i cronici e si ampliano gli screening oncologici. Progressi che cominciano a dare risultati in termini di qualità percepita e certificata.
La sintesi l’ha fatta, di nuovo, Zingaretti, che «dedica questo risultato ai lavoratori e alle lavoratrici della Sanità pubblica e privata, ai malati che hanno sofferto la tragedia di 10 anni di commissariamento, e anche all'Italia, perché era un problema di carattere nazionale. È il nostro contributo al sistema paese: ora il Lazio non produce più disavanzo».


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