Dal governo

Istat, una persona su tre è a rischio povertà o esclusione sociale. Disuguaglianze in crescita

di B.Gob.

Il 30% delle persone, uno su tre residenti in Italia, è a rischio povertà o esclusione sociale. Lo certifica l’Istat guardando ai dati 2016, che registrano un peggioramento di oltre un punto percentuale rispetto al dato, già grave, del 28,7% registrato nell’anno precedente. Il Report “Condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie” parla quindi di oltre 18 milioni di persone in grave difficoltà.
Per l’Istituto nazionale di statistica, presieduto da Giorgio Alleva , aumentano sia l’incidenza di individui a rischio di povertà (20,6%, dal 19,9%) sia la quota di quanti vivono in famiglie gravemente deprivate (12,1% da 11,5%), così come quella delle persone che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (12,8%, da 11,7%). Il Mezzogiorno - spiegano ancora dall’Istat - resta l’area territoriale più esposta al rischio di povertà o esclusione sociale (46,9%, in lieve crescita dal 46,4% del 2015). Il rischio è minore, sebbene in aumento, nel Nord-ovest (21,0% da 18,5%) e nel Nord-est (17,1% da 15,9%). Nel Centro un quarto della popolazione (25,1%) permane in tale condizione. Le famiglie con cinque o più componenti si confermano le più esposte al rischio di povertà o esclusione sociale (43,7% come nel 2015), ma è per quelle con uno o due componenti che questo indicatore peggiora (per le prime sale al 34,9% dal 31,6%, per le seconde al 25,2% dal 22,4%).

A fronte di questi dati, che certificano un aumento della povertà e della disuguaglianza, crescono (indagine Eu-Silc del 2016) reddito disponibile e potere d’acquisto delle famiglie (riferito al 2015): il reddito netto medio annuo per famiglia, esclusi gli affitti figurativi, è pari a 29.988 euro, circa 2.500 euro al mese (+1,8% in termini nominali e +1,7% in termini di potere d'acquisto rispetto al 2014). La crescita del reddito «è più intensa per il quinto più ricco della popolazione, trainata dal sensibile incremento della fascia alta dei redditi da lavoro autonomo, in ripresa ciclica dopo diversi anni di flessione pronunciata. Quindi, esclusi gli affitti figurativi, si stima che il rapporto tra il reddito equivalente totale del 20% più ricco e quello del 20% più povero sia aumentato da 5,8 a 6,3». Al 20% più povero della popolazione va poco più del 6% del reddito totale.


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