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Vaccini, la legge sull’obbligo funziona: coperture in aumento per tutte le fasce d’età. Cinque le Regioni fanalino di coda. Lorenzin: «Non abbassare la guardia»

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

L’esavalente che si avvicina alla soglia del 95%, indicata come “sicura” dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), guadagnando un +1,21% sul 2016 e con undici Regioni che già si piazzano al di sopra di quell’asticella. Il mini-exploit del morbillo, che per la prima dose arriva al 91,68%: +4,42% rispetto all’anno prima, una Regione che supera il 95% e altre due che vi si avvicinano.
La copertura a 24 mesi (riguarda i bambini nati nel 2015) di alcune delle vaccinazioni inserite nella legge 119/2017, che ha reintrodotto l’obbligo vaccinale a scuola per bambini e ragazzi da zero a 16 anni, mostra un trend al rialzo. In particolare per il morbillo: la vera emergenza nazionale in termini di profilassi – quasi 5mila casi nel 2017, di cui oltre 300 tra operatori sanitari e 4 morti – che era stata alla base del decreto legge n. 73 del 7 giugno 2017, con cui la ministra della Salute Beatrice Lorenzin aveva voluto rialzare la guardia contro le malattie infettive e l’abbassamento delle coperture. A quasi un anno da quel provvedimento, il ministero presenta oggi a Roma un bilancio positivo: non solo per le coperture obbligatorie a 24 mesi, ma anche per le vaccinazioni non d’obbligo: dall’anti-pneumococco (88,4% nel 2016 e 90,84% nel 2017) all’anti-meningococco (passato all’83% dall’80,7%). “Merito delle misure straordinarie messe in campo con la legge – spiega la ministra Beatrice Lorenzin – ma anche degli interventi di comunicazione che l’hanno accompagnata e seguita e della grande resilienza dei servizi territoriali, che sono stati capaci di riorganizzarsi in pochissimo tempo per rispondere a una domanda di vaccinazioni che la reintroduzione dell’obbligo a scuola aveva reso massiccia. Ora la sfida è proseguire su questa strada, in termini di miglioramento dell’offerta e di accesso ai servizi, per raggiungere e mantenere le soglie raccomandate dall’Oms”.

Cosa resta da fare. Il bicchiere è insomma mezzo pieno. Intanto, perché cinque Regioni si confermano in forte ritardo: Provincia autonoma di Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Sicilia, Marche e Abruzzo. Una reticenza ai vaccini che si spiega, secondo la ministra,«soprattutto per un problema culturale, di sfiducia nelle istituzioni e nella cultura scientifica. A queste realtà e alle famiglie diciamo che il ministero è disposto ad affiancarle, così come stiamo facendo in Sicilia. L'obiettivo è il recupero di tutte quelle migliaia di bambini che ancora rischiano il decesso o anche complicanze gravissime, che spesso non ci vengono neanche notificate. Inoltre - aggiunge Lorenzin - vanno recuperati i "buchi" vaccinali nei sedicenni, cioè nelle fasce d'età per cui l'obbligo imposto dalla legge è meno cogente (non è prevista l'esclusione da scuola, ndr): ben il 40% dei giovani adulti è trattato in ospedale per complicanze molto gravi. Il testimone che passiamo al prossimo G0verno, forti dei primi risultati di questa legge, che ci aspettiamo migliorino con i dati al primo semestre 2018, è il mantenere alta la guardia: l'emergenza vaccini si sarà fermata quando in Italia non ci sarà più un morto né complicanze gravi».

In controtendenza il Lazio che, da realtà problematica, con la reintroduzione dell'obbligo ha risalito la china: «Per il morbillo è l'unica Regione a superare la copertura al 95% - afferma il Dg della Prevenzione Claudio D'Amario - a fronte del 71,8% registrato a Bolzano»

A ricordare i «200 casi e i tre morti di quest'anno in Sicilia» è il presidente dell'Istituto superiore di Sanità, Walter Ricciardi. Grazie alla legge abbiamo messo in sicurezza i bambini della fascia d'età tra zero e sei anni - ricorda - ma siamo continuamente sotto l'attacco di patologie che tornano, come la poliomielite, di nuovo in crescita, e la difterite». Infine, il richiamo alle due ulteriori sfide: «Rendere obbligatoria la vaccinazione per gli operatori sanitari e proteggere gli anziani, che a migliaia muoiono ogni anno per complicanze da mancata anti-influenzale», afferma Ricciardi.

I dati a 36 mesi. Il trend al rialzo si conferma per le coperture a 36 mesi (coorte di nati nel 2014), dato utile a monitorare soprattutto i bambini che erano inadempienti e che poi sono stati “recuperati” dalla vaccinazione, se pure in ritardo e con conseguenti rischi di malattie infettive, come sottolineano dal ministero. I valori sono più alti di quelli rilevati per la medesima coorte di nascita a 24 mesi, l’anno prima: la coorte 2014 ha una copertura anti-polio del 95% a 36 mesi, rispetto al 93,3% rilevato a 24 mesi (+1,72%). Ma anche in questo caso a crescere di più è l’anti-morbillo: +5,12% (da 87,26% a 92,38%). Tutte le altre vaccinazioni obbligatorie superano il 95%, fatta eccezione per anti-epatite B e anti-Haemophilus influenzae di tipo b.
Gli altri “recuperi”. Il trend in crescita è confermato sia per le coperture vaccinali a 48 mesi (nati nel 2013) - che il ministero quest’anno ha rilevato per verificare l’impatto della legge Lorenzin sui soggetti inadempienti – sia per le vaccinazioni in età pre-scolare (nati nel 2010) che per quelle eseguite entro gli otto anni (coorte 2009). Per queste ultime, ad esempio, l’anti-polio acquista un +4,51%, arrivando al 90,21% di copertura, mentre il morbillo (seconda dose) guadagna un +4,83%, attestandosi su un 87 per cento.
Pianeta adolescenti. Per la seconda vota quest’anno il ministero della Salute pubblica i dati sulle vaccinazioni in adolescenza (coorti 2001 e 1999), anch’esse in crescita. Nei sedicenni l’anti-difterica (quinta dose) aumenta del 4,43% (dal 63,64% del 2016 al 68% del 2017), mentre l’anti-morbillo (seconda dose) registra un +4,98%, arrivando a una copertura dell’83,84%); nei diciottenni anti-difterica e anti-morbillo aumentano rispettivamente del 3,73% e del 6 per cento.


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