Dal governo

Scaccabarozzi (Farmindustria): «Speriamo in un dialogo con il nuovo Governo». E sui vaccini: «priorità coperture, le metodologie possono cambiare»

di Rosanna Magnano

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24 Esclusivo per Sanità24

«Speriamo che ci sia la possibilità di avere un dialogo con questo nuovo Governo, che si è definito del cambiamento e che ha detto di voler mettere al centro il paziente. Lavorare per questo è interesse anche dell'industria. Credo che sia giusto che insieme si possa avere un dialogo. Mi hanno detto in molti che ci saranno tanti pregiudizi e posizioni anti-industriali. Ma io non ci credo. Quando ti trovi a guidare un dicastero così importante, sai che devi fare le cose per bene, nell'interesse della salute dei cittadini. Siamo pronti a un dialogo trasparente . È sbagliato avere dei pregiudizi, che è facile avere di fronte a tutto ciò che è nuovo . Siamo veramente aperti al confronto e spero che avvenga presto, per lavorare a una nuova governance». È questo il messaggio che il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi ha lanciato al Governo e alla nuova ministra della Salute, Giulia Grillo nel corso del convegno su «Prevenzione e innovazione: il percorso della buona salute», che si è svolto questa mattina a Roma.

«Abbiamo gli argomenti - continua - per portare avanti il valore della ricerca. So che qualcuno, anche qualche scienziato, ogni tanto la dice lunga sul fatto che non c'è innovazione e non ci sono farmaci nuovi . Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma se la mortalità per malattie cardiovascolari si è ridotta del 30% in dieci anni e due persone su tre con una diagnosi di cancro sopravvivono dopo cinque anni, vuol dire che l'innovazione c'è stata e i progressi anche».

Vaccini: metodologie secondo il momento storico
E anche sul fronte prevenzione, la proposta di Farmindustria è di aprire un dialogo. «L'industria deve occuparsi di fare ricerca - ribadisce Scaccabarozzi - e di portare le soluzioni, in questo caso i vaccini, le istituzioni devono fare in modo che queste soluzioni arrivino ai pazienti». E Scaccabarozzi chiarisce la posizione di Farmindustria anche sullo strumento dell'obbligo vaccinale per l'iscrizione a scuola dei bambini da zero a 16 anni, reintrodotto dalla ex ministra Beatrice Lorenzin, che ha visto il Movimento 5 stelle sul fronte dell'opposizione e che ora trova il Governo in un momento di riflessione, con l'obiettivo - ancora da focalizzare - di conciliare esigenze di salute e diritto allo studio : «Ci sono momenti storici in cui credo si debbano prendere delle decisioni. Il Governo precedente - sottolinea Scaccabarozzi - ha deciso di introdurre l'obbligo vaccinale perché eravamo arrivati a un momento di emergenza molto importante e credo che il risultato, faticosamente, ci sia e stiamo tornando ai livelli di copertura indispensabili per proteggere i più deboli. Quindi ora credo che sia nell'interesse di tutti, anche di questo Governo, mantenere le giuste coperture. Poi le metodologie possono essere diverse a seconda del momento storico in cui di vive».

Rappuoli (Gsk): «Abbiamo sbagliato sulla comunicazione»
Il primo nodo da affrontare è quello della comunicazione, per superare la paura e la diffidenza dei no-vax: «Abbiamo sbagliato le modalità - ammette il massimo esperto mondiale di vaccini Rino Rappuoli, responsabile della ricerca di GlaxoSmithKline - e dobbiamo cambiarla. Dobbiamo raccontare un'altra storia. Basta spiegare che un secolo fa la vita media era di 50 anni, ora e di 85 e ci avviamo verso i 90. Questo è l'evento più straordinario che sia successo. Se la gente sapesse che se noi smettiamo di vaccinare, la vita media tornerebbe a 50 anni, non ci vorrebbe molto a convincerla». E l'idea che certe malattie siano ormai debellate, è sbagliata: «La difterite, che da noi non esiste più, in Yemen è ritornata perché avevano smesso di vaccinare. E lo stesso nei campi profughi del Bangladesh. Quindi non bisogna abbassare la guardia. L'unica malattia che è sconfitta per sempre è il vaiolo e forse potremmo riuscirci per la poliomelite, che in questo momento continua a colpire in Afghanistan e in Pakistan, dove i conflitti hanno impedito la somministrazione di vaccini a tutta la popolazione. Dovremmo fare quello che abbiamo fatto con il fumo: spiegare che non vaccinarsi, come fumare, equivale a danneggiarsi gravemente. Ora la maggior parte della gente non fuma».

Risparmi e costi evitati
Nella mattinata di lavori su prevenzione e vaccini sono stati ricordati valore e potenziale di questo strumento, con uno slogan molto chiaro: «La salute costa, ma la malattia costa di più». Su fronte prevenzione, ribadisce Farmindustria, ogni euro speso per la vaccinazione fa risparmiare fino a 16 euro di spesa per curare chi si ammala (considerando anche le risorse economiche generate da persone in salute il rapporto costo/beneficio sale a 1:44). Tra i costi evitati c'è anche la riduzione dei ricoveri fino al 65%, tenendo conto anche del fatto che un giorno in ospedale costa mille euro, pari a 4 anni di spesa farmaceutica procapite .

E più in generale, grazie ai farmaci, i risparmi si ottengono anche sul capitolo Welfare: ad esempio se non si curasse l'Epatite C con i nuovi medicinali, l'Italia spenderebbe più di 1 miliardo per trattare i malati: costi evitabili grazie a terapie che li guariscono completamente. Sulle patologie neurodegenerative, un mese di assistenza equivale a quasi 6 anni di spesa farmaceutica e medicinali che danno al malato di Alzheimer un mese in più di autonomia portano risparmi molto rilevanti. E infine l'oncologia: in quest'area i farmaci rappresentano il 25% della spesa sanitaria ma la quota scende al 4% considerando anche i costi sociali connessi alla patologia, caregiver compresi.

Il 70% del tempo di produzione destinato ai controlli
E poi c'è l'aspetto produttivo, con una sempre maggiore attenzione ai controlli, che coprono il 70% del tempo impiegato per la manifattura del vaccino (sono necessari 24 mesi perché il prodotto arrivi al paziente) . «Una persona su 3 nel comparto produttivo - spiega Massimo Visentin, presidente Gruppo Prevenzione Farmindustria - è impegnata nel controllo qualità, ogni lotto è sottoposto ad almeno 100 controlli e test che in alcuni casi possono arrivare a 500. Basta una piccola irregolarità perché tutto il lotto venga dismesso e c' c'è un rispetto rigoroso della catena del freddo per mantenere la garanzia di efficacia e sicurezza».

E Visentin sottolinea l'importanza di un'attenta programmazione delle politiche vaccinali, per evitare possibili carenze, che potrebbero essere causate da mancanza di previsione della domanda e rigidi meccanismi di acquisto, uniti a una domanda globale in aumento e spesso imprevedibile e ai cambiamenti dei programmi di vaccinazione nazionali. «È fondamentale un'attenta programmazione», conclude . «Basti pensare che per i vaccini somministrati nel 2017, i volumi di produzione sono stati individuati nel 2013 e gli antigeni sono stati prodotti e purificati tra il 2014 e il 2015».


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