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Corte dei conti: la spesa sanitaria cresce (+1,34%) ma i macchinari sono vecchi e rotti

di Ernesto Diffidenti

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24 Esclusivo per Sanità24

La spesa sanitaria cresce (+1,34%) ma le tecnologie a disposizione di Asl e ospedali sono vecchie e soggette a frequenti rotture che le rendono inutilizzabili per parecchio tempo. E ancora. Permangono forti disparità nella qualità e nell'accesso al cure tra le diverse Regioni italiane anche se alcuni amministrazioni sono riuscite a proporre ai pazienti modelli profondamenti innovatori. La requisitoria orale del procuratore generale della Corte dei Conti, Alberto Avoli, pronunciata questa mattina nell'ambito del "Giudizio sul rendiconto generale dello Stato per l'esercizio 2017", fotografa lo stato di salute del Ssn dove si alternano eccellenze accanto a sacche di inefficienza dure da estirpare.

«Nel corso del 2017 - sottolinea Avoli - la spesa sostenuta dal servizio sanitario nazionale è stata pari a 117,472 miliardi, in crescita dell’1,34 per cento rispetto all’esercizio precedente, quasi interamente ricoperta dal gettito tributario (Iva e accise in primo luogo e quindi Irap e addizionale regionale Irpef), con una incidenza del 6,85% sul Pil». Anche la spesa pro capite è salita a 1.939 euro rispetto ai 1.912 del 2016.

Circa 40 miliardi di euro sono stati impiegati per l’acquisto di beni e servizi, fra i quali i prodotti farmaceutici (per i quali Avoli rileva «una limitata progressione») e i dispositivi medici in incremento. Fra le voci “minori”, invece, il procuratore ricorda «la dinamica della spesa per vaccini». Sostanzialmente immutato il costo complessivo del personale mentre, purtroppo, «si deve registrare la contrazione della spesa per investimenti infrastrutturali e tecnologici, il che determina e aggrava il significativo tasso di obsolescenza delle tecnologie a disposizione delle strutture». Secondo dati del ministero della Salute, «circa un terzo delle apparecchiature è operativo da più di dieci anni ed ha bisogno di frequenti manutenzioni che le rendono indisponibili per lungo tempo».

Secondo la Corte dei conti, inoltre, permangono «forti differenze» nella qualità e nella disponibilità dei servizi fra le varie Regioni e questa situazione di diseguaglianza viene intercettata dalla crescente incidenza della mobilità sanitaria. Ad esempio, la Regione Calabria ha una mobilità passiva in uscita del 21,3% (a fronte di una mobilità attiva del 2,5%), la Sicilia ha rispettivamente percentuali del 7,1 e dell’1,8. Quali poli di attrazione per i cittadini che decidono di ricevere le cure in aree diverse da quelle di residenza spiccano Lombardia e Veneto al Nord, Emilia Romagna, Toscana e Umbria al centro.

I numerosi interventi in tema di razionalizzazione della spesa si sono abbattuti nel comparto sanitario con tagli «spesso troppo lineari», secondo la magistratura contabile. «Tuttavia - sottolinea Avoli - bisogna riconoscere che il sistema sanitario nazionale ha saputo proporre scelte e metodologie organizzative profondamente innovatrici, in grado di preservare i livelli qualitativi di servizi resi ai cittadini». In questo scenario alcune Regioni «hanno dato migliore prova, accentuando ancora di più la divaricazione fra i vari territori regionali, che tuttora caratterizza il comparto».


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