Dal governo

Vaccini: Bussetti (Miur) chiama in causa le famiglie sulle autocertificazioni false

di Ernesto Diffidenti

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24 Esclusivo per Sanità24

La legge va rispettata. Mentre si avvicina la riapertura della scuola prende corpo l'orientamento del Governo sui vaccini. In attesa che la proposta del ministro Giulia Grillo sull'obbligo "flessibile" inizi (ma soprattutto concluda) l'iter in Parlamento, sembra non esserci dubbio che le aule verranno riaperte con l'obbligo di eseguire i 10 vaccini indicati dall'ex ministro Lorenzin. L'enigma che resta - e in queste ore ne hanno discusso, tra gli altri, il ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti, e i sindacati - è se sia valida o meno l'autocertificazione.

«La certezza - ha detto Bussetti al termine dell'incontro - è che eventuali responsabilità connesse ad autocertificazioni non veritiere ricadranno esclusivamente sugli autori delle stesse e non sulla dirigenza scolastica». I presidi erano insorti contro la circolare firmata congiuntamente dal ministro della Sanità Giulia Grillo e dallo stesso Bussetti con cui - in deroga alla legge Lorenzin che fissava al 10 luglio la scadenza ultima per presentare a scuola i documenti comprovanti l’effettuazione dei vaccini - si permette ancora per tutto il prossimo anno scolastico l’ingresso agli asili e alle materne anche dei bambini sprovvisti del certificato Asl ma in possesso di una semplice autocertificazione dei genitori. Per i dirigenti scolastici certificati medici e sanitari non possono essere sostituiti da una semplice dichiarazione.

Oggi il ministro ha gettato acqua sul fuoco delle polemiche da un lato tranquillizzando il personale scolastico sulle responsabilità personali dall'altro rilanciando la posizione del governo sull’autocertificazione .

Intanto, in attesa che sia fatta chiarezza (oggi è stato il primo di una serie di incontri che proseguiranno la prossima settimana) Vittorio Demicheli, epidemiologo che il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha coinvolto nella formazione di un gruppo di esperti incaricati di studiare i vaccini e aumentare le coperture, spiega ancora una volta che «l'obbligo non può essere un'arma da guerra, perché si rischia di fare dei danni». Certo, l'obbligo di vaccinazione contro il morbillo per il quale l'Oms ci mette sotto accusa insieme a Francia e Grecia «è indiscutibile. E' necessario e non si cambia. Ma non tutte le vaccinazioni sono uguali, non hanno tutte la stessa priorità. La questione, in questi mesi, sconta un'impostazione sbagliata. Non si può proporre la vaccinazione come problema etico-morale. E l'obbligatorietà deve rimanere solo uno strumento di lavoro pratico, a disposizione della sanità pubblica per essere utilizzato quando e dove serve».

Insomma, la vaccinazione contro morbillo, parotite e rosolia «non viene nemmeno lontanamente messa in discussione - precisa ancora Demicheli - ma l'obbligo, elevato a dovere civico, può avere controindicazioni». Una di questa «è la maggiore visibilità per i no vax, minoranza che diventa più pressante e centrale. Il clima da 'guerra di religione', inoltre, può affaticare e disorientare tutti, anche le persone più scrupolose. Così, per conquistare una minoranza, rischiamo di perderci quelli che i vaccini li hanno sempre fatti. E' una riflessione che numerose istituzioni e studiosi stanno facendo. Bisogna evitare concentrarsi sui pochi che esitano perdendo di vista tutti gli altri e facendo, colpevolmente, crescere i movimenti che si oppongono ai vaccini».

Per Demicheli, anche la discussione sul concetto di «obbligo flessibile» è stata malposta. «Si è parlato di un ossimoro, di una contraddizione in termini - ricorda - ma dovrebbe essere ricondotta a termini molto più pratici e di buonsenso. Ovvero, ripeto, all'uso dell'obbligatorietà come strumento. Da usare, con flessibilità, quando e dove è necessario».

L'esperto fa l'esempio dell'anti-tetano. «Rispetto al morbillo, chi non si vaccina contro il tetano nuoce solo a se stesso. Eppure, correttamente, nell'Italia post bellica si è adottato l'obbligo per rendere più accessibile la prevenzione in un Paese dove era difficile far arrivare l'educazione sanitaria nelle famiglie. Era una priorità. Oggi non abbiamo la stessa priorità. E, più in generale, non tutte le vaccinazioni hanno la stessa priorità".

Per quanto riguarda l'avvio dell'imminente anno scolastico, continua Demicheli, «la situazione per le famiglie è chiara. C'è una legge vigente che rende obbligatorie 10 vaccinazioni. E chi non le fa non potrà essere ammesso. E' la legge e va applicata. Punto. Per il futuro - quando il Parlamento ci consegnerà una legge che permette al Servizio sanitario nazionale di usare l'obbligatorietà dove e quando necessario - si potrà ridiscutere dell'uso dell'obbligo, con la stessa perentorietà, per tutti e 10 i vaccini e per l'intero territorio nazionale».


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