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Manovra 2019/ Pasticcio sullo stop al numero chiuso in Medicina. FnomCeo: «Misura che penalizzerebbe i giovani»

di B. Gob e Ro. M.

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Pasticcio governativo sullo stop al numero chiuso per la facoltà di Medicina, annunciato dopo il Consiglio dei ministri di ieri nel comunicato di Palazzo Chigi come misura da inserire nella legge di Bilancio. Imbarazzo da Miur e Salute: dell'inserimento della misura in Manovra non si era parlato. In mattinata un comunicato congiunto Bussetti-Grillo non conferma - e quindi di fatto smentisce - la notizia. I ministri Marco Bussetti (Istruzione, Università e Ricerca) e Giulia Grillo (Salute) hanno chiesto, in sede di Consiglio dei Ministri, di aumentare «sia gli accessi sia i contratti delle borse di studio per Medicina», e non quindi l'abolizione tout court del numero chiuso. E poi la nota continua: «È un auspicio condiviso da tutte le forze di maggioranza - si tenta di spiegare - che il Governo intende onorare. Si tratta chiaramente di un percorso da iniziare già quest’anno per gradi. Per assicurare l’aumento dei posti disponibili e avviare un percorso condiviso, a breve sarà convocata una prima riunione con tutti i soggetti interessati», a cominciare dalla Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui)».

Si rende così necessario un ulteriore chiarimento dal premier Giuseppe Conte, con una parizale fuga in avanti : «In merito al superamento del numero chiuso per l’accesso alla facoltà di Medicina - si legge nel comunicato - la Presidenza del Consiglio precisa che si tratta di un obiettivo politico di medio periodo per il quale si avvierà un confronto tecnico con i Ministeri competenti e la Conferenza dei Rettori delle università italiane (CRUI), che potrà prevedere un percorso graduale di aumento dei posti disponibili, fino al superamento del numero chiuso».

La ministra della Salute, Giulia Grillo, sottolinea i tempi lunghi di un intervento sul numero chiuso e usa il condizionale. «I tempi non saranno brevissimi - spiega a margine di una conferenza stampa - bisogna fare il tavolo con il Miur, confrontarci con le università. Sarebbe una rivoluzione. Quindi bisogna approcciare il tema con grande responsabilità».

C'è l'idea, ha proseguito la ministra, «di superare il metodo attuale: se toglierlo definitivamente adesso oppure andare progressivamente verso una eliminazione, questo ancora non lo possiamo dire. Ci dobbiamo confrontare con il Miur. Dobbiamo
avere da loro l'ok».

FnomCeo: «Misura che penalizzerebbe i giovani»
L'Ordine dei medici FnomCeo scende in campo subito contro l'ipotesi di abolire il numero chiuso e chiede subito chiarimenti nel dettaglio su «tempi e modalità del provvedimento, che, letto sic et simpliciter, appare una misura che rischia di penalizzare fortemente i giovani, illudendoli e infrangendo poi le loro speranze contro la parete di cristallo dell’incapacità dello Stato di programmare».

«È un paese triste quello che vive in un eterno presente - commenta il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli - ed è una politica miope quella che non riesce e non vuole costruire un futuro per le nuove generazioni».

Se si dovesse consentire a tutti di poter accedere agli studi di Medicina, allo stesso modo, sottolinea Anelli, andrebbe garantito «a chi arriva a laurearsi di poter completare il suo percorso formativo, accedendo in automatico alla specializzazione».

E in ogni caso si tratta di una misura che non potrebbe essere fatta in un giorno: «ricordiamoci che ci sono già oggi quindicimila medici laureati e abilitati - ribadisce FnomCeo - ma privi della possibilità di specializzarsi o formarsi nella Medicina Generale in maniera da poter poi entrare, con le adeguate competenze, nel Servizio Sanitario Nazionale, e che chiedono risposte precise alla loro condizione di precarietà».

Di poco fa, il Comunicato di Palazzo Chigi, che precisa che «si tratta di un obiettivo politico di medio periodo per il quale si avvierà un confronto tecnico con i ministeri competenti e la Crui, che potrà prevedere un percorso graduale di aumento dei posti disponibili, fino al superamento del numero chiuso».

Ma per la FnomCeo potrebbe non bastare. «Per noi il percorso è unico, parte dall’accesso e finisce con l’acquisizione del titolo specialistico o di Medico di Medicina Generale – ribadisce il presidente Fnomceo -. Cui prodest sfornare migliaia di medici laureati ma ancora privi di tutte quelle competenze necessarie a entrare a pieno titolo nel nostro Servizio Sanitario Nazionale e lasciarli poi intrappolati in un limbo dal quale sempre più difficilmente potranno affrancarsi, a meno di non fuggire all’estero per specializzarsi e poi lavorare, con conseguente perdita di risorse umane e finanziarie? O vogliamo formare medici di serie A e di serie B, in una guerra tra poveri che non potrà che umiliare professionisti di grande valore, e livellare verso il basso le competenze?».

«La FnomCeo c’è – conclude Anelli -. È pronta a sedersi a un Tavolo e a proporre soluzioni, che garantiscano ai giovani una formazione concreta ed efficace e ai cittadini professionisti e cure di qualità. Chiama sin da ora a raccolta i giovani colleghi, in una grande Conferenza che aprirà il percorso degli Stati Generali del 2019».

Manfredi (Crui): «Meglio aumentare gli iscritti e fare un po' di investimenti»
Per l'anno accademico 2018-2019 che è in partenza sono stati oltre 67mila i partecipanti a test per accedere a medicina nelle università italiane dove erano a disposizione solo 9mila posti. Ma all’ipotesi di abolire il numero chiuso sono nettamente contrari i rettori delle università. «L’abolizione tout court del numero chiuso a Medicina sarebbe un errore perché non ci sarebbero le condizioni strutturali per consentirlo: servono aule e più docenti, visto che secondo i requisiti europei per un certo numero di studenti serve un docente», avverte Gateano Manfredi presidente della Crui, la Conferenza dei rettori delle università. Per Manfredi si rischierebbe anche di tornare a un passato non proprio positivo, «quando senza numero chiuso c’erano troppi laureati in medicina con l’effetto negativo di un boom di precari e uno sfruttamento die giovani medici». Per il presidente della Crui, sarebbe invece
invece meglio aumentare il numero degli iscritti: «Con un po’ di investimenti in nuove
aule e docenti già dal prossimo anno accademico le università italiane potrebbero accogliere anche il 50% di studenti in più, passando da quasi 10mila iscritti a 15mila».



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