Dal governo

Quella «tassa sulla bontà» che rischia di tagliare 70 mln dalla sanità

di Roberto Caselli e Rosanna Magnano

S
24 Esclusivo per Sanità24

Se il Governo non agirà tempestivamente per correggere il tiro, come annunciato, ripristinando le agevolazioni abrogate con la legge di Bilancio, la cosiddetta «tassa sulla bontà» rischia di penalizzare anche la sanità, con un aggravio dell'Ires per le Aziende del Ssn nell’ordine di 60/70 milioni annui . In risposta alle vibrate critiche espresse in particolare dal mondo del volontariato, il Governo ha promesso, fino dall’inizio del mese, il ripristino delle agevolazioni al terzo settore con il primo provvedimento utile. Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha confermato questo impegno ricevendo venerdì scorso esponenti di varie Associazioni e Fondazioni ; a breve, sarà convocato il Consiglio Nazionale del Terzo Settore per nominare la cabina di regia che dovrebbe vigilare sull'emanazione dei decreti attuativi. Fino a questo momento non risultano dichiarazioni analoghe, da parte del Governo, sul ripristino delle agevolazioni anche per la sanità pubblica e ci auguriamo che il decreto lo preveda espressamente. Potrebbe essere, per il Governo, l’occasione giusta per riscrivere la norma facendo riferimento in modo specifico ai soggetti oggi esistenti, evitando una descrizione generica come quella originaria, che era di difficile interpretazione alla luce dei cambiamenti avvenuti in 45 anni.

Sciogliere i nodi in sanità
Il riferimento dovrebbe essere, per la sanità pubblica, alle Aziende del Ssn (aziende ospedaliere, aziende sanitarie locali, Irccs) , evitando cioè l’assurda discriminazione , fatta attualmente dall’Agenzia delle Entrate, fra aziende ospedaliere e Irccs da una parte, ed aziende sanitarie locali dall’altra. Occorrerebbe però fare un passo in più, se si volesse concretamente diminuire le sperequazioni esistenti fra la sanità privata e quella pubblica, concedendo anche alle aziende del Ssn l’esenzione dall’imposta sui fabbricati strumentali prevista dal T.U. delle Imposte dirette solo per le imprese private.

L’aggravio dell’Ires, per le Aziende del Ssn, se non venisse ripristinata l’agevolazione, si può stimare nell’ordine di 60/70 milioni annui. In questa situazione le Aziende, di fronte all’impossibilità di coprire il maggior costo con nuovi finanziamenti, sarebbero costrette a rivedere la quantità e la qualità delle prestazioni sanitarie in generale ed ospedaliere in particolare. Ed a rimetterci sarebbero anche in questo caso soprattutto le fasce più deboli della popolazione.

La tassa sul no profit
Come anticipato da Sanità24 con la Manovra di bilancio 2019 sono state abrogate le agevolazioni fiscali in vigore fino dal 1973 per il settore no profit, che comprendeva, oltre agli enti privati che oggi definiamo “il terzo settore” anche gli enti pubblici che all’epoca si chiamavano “enti ospedalieri”. In virtù dell’art. 6 del Dpr. 601/73, l’attuale Ires (già Irpeg) che nelle strutture sanitarie pubbliche grava in sostanza quasi esclusivamente sui fabbricati, in particolare su quelli strumentali utilizzati per le attività istituzionali, era ridotta alla metà, cioè al 12%. L’Agenzia delle Entrate peraltro interpretava la norma riconoscendo l’agevolazione unicamente alle Aziende ospedaliere, negandola però alle Aziende sanitarie locali territoriali, in quanto solo le prime corrisponderebbero, per le funzioni svolte, ai vecchi “enti ospedalieri” soppressi nel 1978 con l’introduzione del Ssn l’assurdità di tale interpretazione è evidente, come confermato da innumerevoli sentenze di commissioni tributarie.

Esistono anche altre sperequazioni fra il settore sanitario privato e quello pubblico, fra cui quella dell’imposta fabbricati, che esenta il primo, mentre il secondo ha usufruito finora solo di una riduzione alla metà dell’imposta.

La richiesta di una esplicita estensione anche alle ASL della riduzione dell’imposta è sempre stata inascoltata anche dai precedenti Governi, lasciando alla Cassazione il compito di pronunciarsi sull’interpretazione del Dpr 601/73; per fortuna recenti sentenze della Suprema Corte hanno riconosciuto la riduzione anche alle aziende territoriali, sia pure con formula ambigua e solo a quelle che gestiscono presidi ospedalieri. Ma se il Governo non porrà rimedio alla contestata “tassa sulla bontà”, tutto torna incerto, con gli impatti rilevanti indicati.


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