Dal governo

Nel cappello a cilindro del neo ministro Speranza la rivoluzione ticket e un piano straordinario di assunzioni di personale

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

L'addio al superticket e la revisione delle fasce di compartecipazione con la stretta sui redditi più ricchi. La tenuta delle risorse e la strenua difesa del Servizio sanitario nazionale. Il potenziamento dei servizi territoriali e più ossigeno al personale dipendente. Questi i temi che dovrebbero rientrare nel programma del nuovo ministro della Salute. Un ministro che non è un tecnico esperto né un politico ferrato in Sanità e che dovrà costruirsi una credibilità forte soprattutto con le categorie "arrabbiate", a cominciare dai medici, e con le Regioni. Di cui le più forti, fatta la bocca all'autonomia, difficilmente gli faranno sconti. Non sarà una strada in salita, insomma. Ma Roberto Speranza ha dalla sua la "scuola" del Gruppo Pd dei Bersaniani - cui va il merito di aver fondato uno dei migliori servizi sanitari regionali d'Italia, l'emiliano-romagnolo - e la tanta carne al fuoco di questi 15 mesi di reggenza grillina (nel senso di Giulia Grillo), cui potrà imprimere quando necessario una decisiva correzione di rotta. E soprattutto un programma che suona come musica per la orecchie della fascia "left" dei Cinquestelle, fino a oggi annacquata dalla convivenza sempre più forzata con la Lega. Il programma riveduto e corretto dalla nuova partnership M5S-Pd lo sostiene, seppur restando sul generico. «Il Governo - si legge nell'ultima stesura, che finalmente si occupa del Ssn - è impegnato a difendere la sanità pubblica e universale, valorizzando il merito. Occorre inoltre, d’intesa con le Regioni, assicurare un piano di assunzioni straordinarie di medici e infermieri; integrare i servizi sanitari e socio-sanitari territoriali; potenziare i percorsi formativi medici».

Obiettivi ambiziosi, del resto già scritti nel programma che era stato messo a punto da LeU in vista delle elezioni politiche del 4 marzo 2018. "Una sanità pubblica, davvero", era il titolo emblematico. Poi, le due paginette centrate su accesso ai servizi, liste d'attesa, diseguaglianze sempre più ampie tra Nord e Sud del Paese.
Sei i progetti strategici cui Liberi e Uguali prometteva di dar seguito:

1. Un Piano di rafforzamento strutturale del personale dipendente, con l’assunzione del personale necessario per garantire effettivamente in tutto il Paese i Lea, in particolare i servizi territoriali, riducendo contestualmente il ricorso a lavoro precario, collaborazioni esterne ed esternalizzazioni. Il rafforzamento del personale non potrà prescindere da un intervento su formazione e aggiornamento professionale, per garantire soprattutto alle nuove generazioni una preparazione adeguata alle esigenze di una sanità rinnovata.
2.Un Piano pluriennale di investimenti pubblici, con almeno 5 miliardi di euro nei primi 5 anni, per l’ammodernamento strutturale e tecnologico della sanità pubblica, per la messa in sicurezza delle strutture non obsolete e il superamento di quelle obsolete, evitando complessi e costosi progetti di finanza privata. Il Piano dovrà essere realizzato sulla base di linee guida in grado di assicurare che tutti gli aspetti rilevanti ai fini della progettazione e della completa realizzazione degli interventi siano considerati, adottando un processo di valutazione e criteri decisionali trasparenti e verificabili.
3.Il superamento dell’attuale sistema dei ticket, già previsto dal Patto per la Salute del 2014 ma mai attuato, per evitare che il sistema costituisca una barriera all’accesso alle cure, compresa l’abolizione del superticket con corrispondente aumento del finanziamento del Ssn.
4.Un Piano di azione per la salute mentale, per la riqualificazione dei luoghi e degli ambienti in cui sono accolte le persone e in cui operano i professionisti (compresi quelli degli istituti penitenziari), l’aggiornamento professionale - inclusa la formazione sul campo – e il potenziamento del personale dei Dipartimenti di salute mentale.
5.Una nuova politica del farmaco, attraverso la promozione dell’uso dei farmaci generici (l’Oecd ci posiziona nel 2015 al penultimo posto su 27 paesi: 19% in volume, contro una media del 52%), la definizione di una strategia per i farmaci veramente innovativi che ne permetta l’accessibilità a costi ragionevoli per le finanze pubbliche, la revisione delle modalità di funzionamento dell’Agenzia Italiana del Farmaco e dei meccanismi di governo della spesa, il potenziamento della ricerca indipendente e la previsione di una adeguata azienda pubblica per la produzione e commercializzazione dei farmaci.
6.Una politica nazionale per la non autosufficienza, anche a partire da alcune esperienze regionali, individuando soluzioni che rendano possibile la ripartizione degli oneri su una vasta platea di contribuenti e risposte assistenziali a favore delle persone in condizioni di maggior bisogno, prevedendo una reale integrazione con le politiche sociali, per la presa in carico delle persone preferibilmente al loro domicilio.

«L’insieme delle nostre proposte - era la promessa di LeU - è in grado di produrre un effetto complessivo estremamente significativo non solo sul benessere della popolazione ma anche sull’occupazione in modo diffuso in tutto il Paese». Ora il neo ministro Roberto Speranza (nomen omen, è l'auspicio) ha la grande chance di dar seguito a queste linee programmatiche.


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