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«Sciolti i nodi sul Patto Salute»: più assunzioni in corsia e commissari solo per deficit

di Marzio Bartoloni e Barbara Gobbi (www.ilsole24ore.com)

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L’accordo sul Patto per la salute - che deve ancora ricevere il via libera definitivo - arriva dopo un lungo braccio di ferro in particolare con il Mef che ha frenato di più sui due temi più cari alle Regioni: il superamento dei tetti per le assunzioni del personale, medici in prima fila, e l’addio ai commissariamenti della Sanità regionale con i conti non in regola. «Una bella notizia. Sciolti i nodi fondamentali per il nuovo patto per la salute 2019/2021 dopo l'incontro tra ministero della Salute, Mef e Regioni. La prossima settimana il nuovo testo andrà in Commissione Salute e Conferenza Stato-Regioni. Al lavoro per rafforzare il Servizio sanitario nazionale». Così il ministro della Salute Roberto Speranza annuncia l’arrivo (quasi) al traguardo dell’accordo tra Governo e Regioni che fissa le regole della Sanità da qui al 2021. Con misure che potranno entrare già in manovra.

Più assunzioni nel Ssn
Da settimane Regioni, ministero dell’Economia e ministero della Salute stavano lavorando a questo Patto la cui firma porta in dote 3,5 miliardi in più al Ssn. L’accordo arriva dopo un lungo braccio di ferro in particolare con il Mef che ha frenato di più sui due temi più cari alle Regioni: il superamento dei tetti per le assunzioni del personale, medici in prima fila (gli ospedali sono alle prese con gravi carenze di personale) e l’addio ai commissariamenti della Sanità regionale con i conti non in regola. L’intesa - che ora dovrà essere formalizzata la prossima settimana in Conferenza Stato-Regioni - prevede innanzitutto la possibilità per le Regioni di assumere di più. Una novità che dovrebbe entrare subito in manovra sotto forma di emendamento nei prossimi giorni: questo significa per gli ospedali la possibilità di far scattare già da gennaio migliaia di assunzioni tra medici e personale. Le Regioni sventano anche una nuova stretta sui commissariamenti prevista nella bozza di Patto (si studieranno nuove forme di affiancamento). Non torna però la possibilità - chiesta dalle Regioni che puntavano anche all'eliminazione tout court dei commissariamenti - di nominare gli stessi governatori come commissari alla Sanità.
Infine per i privati arrivano aumenti del 2% delle tariffe delle prestazioni fornite al Ssn: fondi in più che serviranno a pagare il rinnovo dei contratti del personale negli ospedali privati.

I nuovi commissariamenti
Lo sblocco del Patto è arrivato con la retromarcia di Salute e Mef su temi cruciali contenuti nella penultima bozza (la numero 33) del Patto. Innanzitutto tramonta l'ipotesi di commissariare le Regioni inadempienti sui Livelli essenziali di assistenza: «Come richiesto dagli assessori alla Sanità - spiega il coordinatore Luigi Icardi del Piemonte - scatterà invece l'obbligo di collaborare con Agenas in un'ottica di affiancamento». Non solo: per i commissariamenti per deficit resta in vigore l'asticella del parametro finanziario del 5%, il Mef avrebbe voluto abbassarla all'1% parametro che, avvisa ancora Icardi, «avrebbe consentito solo a 8 Regioni di salvarsi dal piano di rientro». Il punto di caduta prevede piuttosto che al 3% scattino un alert e una serie di prescrizioni che le Regioni interessate dovranno seguire. Intesa anche sullo sblocco della spesa per il personale Ssn: come richiesto dalle Regioni l'aumento del +5% sulla spesa del 2018 previsto dal decreto Calabria del precedente Governo raddoppia al 10%, estendibile al 15% per i governatori che presenteranno progetti mirati e motivati di ampliamento delle risorse umane. Infine, la partita dei privati: la nuova versione del Patto elimina la riduzione del 2% sui tetti per gli acquisti di prestazioni dal privato accreditato, prevista in tempi di spending review dal Dl 95 del 2012.


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