Non autosufficienza, programma mancato

di Anna Banchero (Università di Genova, Facoltà di Giurisprudenza, insegnamento di Programmazione sociosanitaria) e Marco Trabucchi (Associazione italiana di Psicogeriatria)


Tutta la stampa ha giustamente tenuto in primo piano il «decreto Balduzzi» che rivede alcuni aspetti dell'assistenza sanitaria: cure primarie, patologie rare, misure per contrastare il gioco patologico, nuovi criteri sulla dirigenza sanitaria e governo clinico, disposizioni sui farmaci, nonché norme per promuovere corretti stili di vita. In una delle prime stesure il decreto conteneva - per una scelta precisa e convinta del ministro - anche un articolo che disciplinava un futuro Programma nazionale sulla non autosufficienza (Na); è su questo articolo che intendiamo sottolineare la grave miopia di chi ne ha richiesto la cancellazione. Probabilmente chi non ne ha compreso il contenuto conosce molto poco il tema della non autosufficienza, perché preoccuparsi che l'articolo avrebbe portato grosse innovazioni e soprattutto "aumento della spesa", significa non avere dimestichezza con ciò che è riordino delle attività e riqualificazione della spesa.

L'articolo sulla Na premetteva che sarebbe stato all'origine di un'intesa in Conferenza unificata, tra Stato, Regioni e Comuni, soggetti istituzionali competenti per la materia sanitaria, sociosanitaria e sociale. Qualcuno ha eccepito che l'articolo doveva essere soppresso, perché non rispettava il titolo V della Costituzione; ma, forse, non ha letto con attenzione questo comma, perché un'intesa è comunque frutto di "leale collaborazione" tra livelli istituzionali, secondo una corretta interpretazione della Costituzione.
Ancora sulla correttezza dei contenuti, si individuavano come destinatari coloro che la legge 18/1980 (Indennità di accompagnamento agli invalidi civili totalmente inabili) definisce come totalmente invalidi e/o non deambulanti, integrando, per il loro accertamento, le Commissioni per l'invalidità civile con gli specialisti già inseriti nelle Unità di valutazione multidimensionale, ai fini di valutare, insieme alla invalidità, anche la non autosufficienza (e questo, più che un incremento di spesa, rappresenta una razionalizzazione e semplificazione di atti).

Inoltre, riprendendo quanto già diverse Regioni e Comuni praticano, si proponeva per i Na una presa in carico e un progetto personale e la formulazione di un profilo, cui corrispondeva un costo, per scegliere con appropriatezza il tipo di assistenza domiciliare o residenziale da erogare. Si proponeva inoltre di compiere nel corso del 2013 una valutazione della spesa sanitaria, sociosanitaria e sociale effettuata, per definire un "fabbisogno" nazionale e regionale per la Na, allo scopo di costruire un percorso virtuoso in un'area a oggi poco ordinata e molto disomogenea tra le Regioni.

Infine, si ponevano le basi per ridiscutere dal 2014 l'indennità di accompagnamento, nata nel 1980 e superata dalla molteplicità di offerte per rispondere oggi ai bisogni degli invalidi totali.

Quale conclusione trarre dalla cancellazione dell'articolo? Compiendo un grave errore civile, prima ancora che tecnico-organizzativo, il problema della Na è considerato "privato" e chi ne è colpito deve trovare risposte personali e famigliari senza diritti riconosciuti. Con quanto disponibile, si fanno cadere le briciole, come nel dipinto sul Buon Governo di Lorenzetti, ma non si riordina, perché "ordine" è erroneamente considerato sinonimo di finanziamento. Mentre anche con disponibilità limitatissime, come le attuali, si potrebbero percorrere strade significative a favore dei fragili, usando lo strumento del governo razionale. Ma sembra che in questo momento la razionalità non abiti più tra i decisori...