Welfare, domani la manifestazione nazionale contro i tagli al sociale. Ma il ministro Fornero avverte: «Sono disperata, non ci sono le risorse»

di Barbara Gobbi

Definire, finalmente, i Livelli essenziali delle prestazioni sociali. Mettere mano al rifinanziamento del Fondo nazionale per le politiche sociali. Presentare il Piano nazionale per la non autosufficienza e ripristinare il Fondo nazionale cancellato nel 2011. Presentare il Rapporto sociale nazionale a completamento del Programma nazionale di riforma, affinché siano avviate in cocreto misure finalizzate alla riduzione della povertà e dell'esclusione sociale. Sono questi i doveri del Governo, ampiamente disattesi secondo il movimento "Cresce il Welfare cresce l'Italia», che domani porterà nelle piazze italiane 50 organizzazioni, assessori regionali e sindacati. A rivendicare nero su bianco i diritti sociali disattesi, un manifesto di sintesi che snocciola dati e richieste. Richieste rispetto alle quali, da ultimo oggi, il ministro del Welfare Elsa Fornero si è detta «disperata. Perché a oggi - ha spiegato a Roma alla conferenza sull'impatto della riforma del lavoro sull'attività ispettiva - non ci sono risorse».
«Invece di disperarsi - ribatte il segretario Spi-Cgil Carla Cantone - il ministro dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza e correre subito ai ripari. Molte sono le emergenze da affrontare, a partire da quella legata alla non autosufficienza. E' grave che a tutto questo un ministro risponda dicendo che non sa come fare».
Sul piatto, i dati vecchi e nuovi ricordati nel Manifesto. Già nel 2008, prima della crisi, L'Italia era al 23mo posto tra i 27 Paesi dell'Unione Europea nella spesa in favore dei disabili, al penultimo posto nella spesa a sostegno della famiglia e della natalità e ultima nella spesa per il contrasto alla povertà e all'esclusione sociale. «Ora - si legge ancora nel Manifesto - il Ddl stabilità del Governo oltre a una riduzione della spesa sanitaria e delle risorse agli enti locali prevede l'aumento di 6 punti dell'Iva per le cooperative sociali, e rischia di dare il colpo di grazia ai servizi sociali territoriali e a milioni di persone e famiglie». La richiesta è di andare in tutt'altra direzione: «Chiediamo al Governo, alle forze politiche, alle istituzioni di ogni livello di avere coraggio e respiro strategico nella definizione di un rinnovato patto sociale».

Richiesta che gli assessori regionali fanno propria. Oltre al sostegno del coordinatore degli assessori al Sociale Lorena Rambaudi, oggi è arrivata la formale adesione alla manifestazione dell'assessore del Lazio Aldo Forte - «perché ritengo che il welfare non è solo un costo ma anzi un investimento per lo sviluppo socio-culturale, economico e imprenditoriale dell'Italia» - e dell'emiliano-romagnola Teresa Marzocchi. Secondo cui «il welfare è patrimonio comune. Occorre che la collettività tutta prenda quindi coscienza dell'importanza strategica di questo settore e non ne permetta l'affossamento».