Decretone: nomine, meritocrazia addio!

di Francesco Longo (Cergas Università Bocconi)

Come tutti sappiamo, la possibilità per un direttore generale di governare un'azienda dipende molto dalla sua possibilità di scegliersi fiduciariamente alcuni dirigenti, almeno per le funzioni aziendali più critiche. Nessun amministratore delegato di nessuna impresa al mondo si farebbe scegliere il direttore di produzione da una commissione di esperti esterna "estratti a sorte" e senza alcuna responsabilità sui risultati, nominata da stakeholder esterni al perimetro aziendale.

Il decreto Balduzzi propone, tra le molte cose, le due seguenti mosse, che vanno esattamente nella direzione opposta e che comprimono definitivamente ogni autonomia aziendale in tema di selezione dei dirigenti:

- la generale limitazione e, specificatamente proprio per le posizioni apicali, l'abolizione dell'istituto del cosiddetto 15-septies, ovvero la possibilità di scegliersi dirigenti al di fuori del perimetro dei dipendenti pubblici di ruolo, con chiamata diretta del direttore generale, seppur con contratti a tempo determinato;

- l'impossibilità per il direttore di scegliersi autonomamente i primari, all'interno di una rosa di idonei, di fatto delegando questa decisiva funzione a commissioni esterne, estratte a sorte da Regioni e Stato, la quale deve decidere la graduatoria tra il quale il direttore sceglie, motivando perché eventualmente non sceglie il primo della lista.

La sostanziale compressione dell'istituto 15-septies rende il sistema del pubblico impiego del Ssn un sistema chiuso, ovvero un sistema in cui è possibile entrare solo a livello basso della piramide gerarchica per progredire poi eventualmente, molto lentamente, solo dall'interno, quindi dopo essersi inevitabilmente uniformati sul piano culturale e delle competenze professionali agite, esattamente come era prima delle riforme del 1992.

Nessun responsabile di struttura sanitaria complessa può essere un dirigente a chiamata diretta. Per il comparto amministrativo e gestionale, ricordiamo invece che per partecipare a un concorso per dirigente è necessario avere già 5 anni di esperienza nel pubblico, ovvero aver già vinto precedentemente un concorso pubblico per quadri, ovvero essere entrati nel sistema a 1.300 euro al mese. Questo significa non poter immettere nel sistema professionalità a metà della piramide gerarchica, cioè all'inizio della gerarchia direzionale, pescando dal mercato del lavoro aperto. Questo istituto ha garantito negli ultimi 15 anni a Regioni forti (Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, ecc.) l'immissione di nuove professionalità, che hanno sviluppato funzioni aziendali prima sconosciute nel Ssn, come il controllo di gestione, i sistemi informativi, la strategia, il marketing. È vero che in alcune Regioni vi sono stati degli abusi, usando l'istituto per selezionare "gli amici degli amici", ma nessuno ha mai pensato di proibire l'uso dell'automobile, perché qualcuno guida volontariamente ubriaco.

Ancora più dolorosa l'ipotesi che i direttori generali non siano capaci di scegliersi i primari, mentre una commissione esterna "estratta a sorte" sarebbe a ciò adatta, senza conoscere le esigenze organizzative aziendali, senza responsabilità sul proprio operato se non il rispetto delle procedure formali, senza conoscere la storia dei professionisti interni e dei debiti/crediti impliciti accumulati nei confronti dell'azienda. Questo significa sostanzialmente supporre che i direttori generali non sappiano o non abbiano interesse a scegliere primari adatti per le proprie aziende. Se questo fosse vero, un'altra volta, bisogna cambiare o formare i direttori generali, non certo abolire l'istituto decisivo che qualifica la loro azione, ovvero la selezione autonoma della squadra, che ritengono coerente alla strategia definita per l'azienda.

Non si è capita la grande lezione degli ultimi 15 anni: i due settori pubblici che con maggiore intensità hanno vissuto il processo di aziendalizzazione, ovvero il Ssn e le public utility, sono quelli che hanno registrato gli incrementi di performance migliori. Quelli che hanno mantenuto inalterate le procedure amministrative weberiane, come la giustizia e la scuola, sono quelle che hanno registrato i miglioramenti più modesti. Il decreto Balduzzi, erroneamente, in direzione opposta a un Paese che necessita innovazione e cultura del merito, creatività e responsabilità, innesta la marcia indietro e ci riporta a modelli di selezione del personale di impronta pubblicistico-weberiana.

Coloro che promuovono l'abolizione di contratti atipici per la pubblica amministrazione e la compressione del potere di nomina dei direttori generali non sanno o non vogliono riconoscere che attraverso di essi sono transitate spesso le persone più innovative e competenti del Ssn. Comprimendo o abolendo la possibilità di nominare un dirigente a tempo determinato a chiamata diretta si difendono solo gli inclusi, ovvero coloro che sono già dipendenti pubblici, a cui solo può spettare la prospettiva di diventare dirigenti pubblici.

In questo caso si ha la netta sensazione che non si sia compresa la gravità della crisi, la quale richiede soluzioni coraggiose e di frontiera e non la conservazione o, peggio, la restaurazione burocratica, e che le soluzioni "antiche", pre 502/1992, non sono davvero più adatte ai tempi di competizione globale in cui siamo immersi.