Aziendalismo: ripensare a un altro sistema è forse un dovere ineludibile
di Ettore Jorio (Università della Calabria)
Ho letto le riflessioni del prof. Francesco Longo del Cergas Bocconi (Decretone: nomine, meritocrazia addio! Su questo sito, n.d.r. ) , da sempre attento osservatore critico-costruttivo del sistema della salute. Ad onor del vero, condivido alcune delle eccezioni fatte sui requisiti garanti della managerialità d.o.c., ancorché da tempo mi trovo ad essere critico nei confronti di un aziendalismo che ha fallito, ovunque, nei suoi punti di forza, salvo che in quei territori ove si è fatto largamente ricorso alla c.d. mobilità attiva. Una considerazione - questa - che mi porta a non essere affatto d'accordo con quella vocazione, spesso strumentale, di alcune regioni di puntare sul turismo sanitario.
Quel fenomeno che trova il punto di forza nel binomio determinato da una buona capacità di attrazione di un sistema funzionante che si arricchisce con l'eccessivo bisogno di una gran parte dei cittadini di usufruire di un servizio normale che nei loro luoghi di residenza invece non c'è. Una tale fenomenologia fa sì che si realizzino senza sforzo alcuno, per esempio in Lombardia, saldi attivi di mobilità di ben oltre i 400 milioni di euro all'anno, sottratto ai territori (soprattutto meridionali) che, per amara tradizione, sono da anni campioni di incapacità nell'assicurare servizi e prestazioni salutari degni di questo nome alle loro collettività.
Da qui, l'esigenza di alzare il tiro delle riflessioni, sino ad arrivare a mettere in discussione l'aziendalismo e ad arrivare ad elaborare soluzioni alternative. Esso aziendalismo - al di là delle capacità indiscutibilmente espresse in alcune determinate aree, soprattutto di quelle ricche delle infrastrutture che per crearle altrove richiederebbero secoli e consistenti investimenti, per molti versi impossibili - ha fatto flop ovunque. Lo testimoniano i suoi deficit rituali, che incrementano in progress il loro debito e determinano un iniquo appesantimento fiscale, e una inappropriatezza dell'assistenza che è sotto gli occhi di tutti, fatta salva l'erogazione del livello ospedaliero di eccellenza, tipico di tante strutture del nord, garantita soprattutto dagli IRCCS.
Il ripensare ad un altro sistema è forse un dovere ineludibile, cui dovrebbero collaborare sinergicamente le migliori intelligenze e i maggiorenti della politica. Il tutto tenendo conto che il federalismo fiscale bene applicato potrebbe rappresentare la soluzione per il Mezzogiorno, altrimenti incapace a rinnovarsi come dovrebbe.