Bagnasco (Cei): «La politica dei tagli deve salvaguardare il paziente». Agli elettori dice: «Esaminate i programmi elettorali guardando ai valori etici»


«Chiediamo che la politica dei tagli sia compensata e guidata dal criterio che al centro vi sia sempre la persona del paziente: quale che sia la sua età e condizione, va prioritariamente salvaguardata». Il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione di apertura dei lavori del Consiglio episcopale permanente si è soffermato a lungo sulla questione sanità.

Da un lato ha voluto condannare «gli imbrogli, i maneggi, le astuzie che si consumano in un settore ad altissima vocazione altruistica» e dall'altro ha invitato a «prendere le distanze da logiche irrazionalmente pretenziose e talora esclusivamente campanilistiche». «Dobbiamo allargare lo sguardo - ha detto il cardinale -: ci sono specialità, competenze e ricerche che
vanno strategicamente preservate. Non ci devono essere privilegi, ma neppure visioni ristrette o punitive».

Il presidente dei vescovi è poi entrato nel vivo del periodo elettorale. Chiaro il monito ai cattolici: non si deve dare «cittadinanza elettorale solo all'economia, in quanto fenomeno che obiettivamente brucia». Nell'esame dei programmi dei partiti, gli elettori non devono perdere di vista i valori etici irrinunciabili. In alcuni casi - lamenta Bagnasco - non ci sono posizioni chiare e in altri si è tentato di «neutralizzare in partenza il dibattito, acquisendo all'interno delle varie formazioni orientamenti così diversi da annullare potenzialmente le posizioni, o prevedere al massimo il ricorso pur apprezzabile all'obiezione di coscienza».

Ma così, per il presidente della Cei, si illudono gli elettori. In merito Bagnasco ricorda che «la biopolitica è oramai una frontiera immancabile di qualsiasi programma». E gli esempi di «Francia, Spagna, Inghilterra, Stati Uniti ci dicono che non si può far finta di accantonare i problemi quando sono semplicemente nodali nelle società post-moderne». «Parlare di vita, salute, malattia, stati cosiddetti vegetativi, dolore, previsione infausta, medicina palliativa, invasività delle diagnosi, disabilità, rapporto medico-ammalato, ma anche di medicina e bilancio dello Stato, obiezione di coscienza, politica dei trapianti - infatti - significa affrontare temi cruciali che tali saranno sempre di più». In proposito, Bagnasco fa l'esempio, che definisce «scandaloso, per le evidenze che vorrebbe ignorare», dell'aborto, della maternità surrogata, dell'eutanasia attiva o passiva.

«Andando sul concreto - si domanda il porporato - quanti aborti e quanti tentazioni eutanasiche si verificano a motivo del primato economicista?».
«L'inviolabilità della vita - ricorda - è il principio, la famiglia ne è il grembo sorgivo, la libertà la condizione prima di sviluppo. Tutto il resto viene di conseguenza. Quando la Chiesa si interessa dell'inizio e della fine della vita, lo fa anche per salvaguardare il '"durante", perché ciò che le sta a cuore è tutto l'uomo, la cui dignità non è a corrente alternata».

A suo avviso, «linee di compromesso, o peggio di baratto tra economia ed
etica della vita, a scapito della seconda, sarebbero gravi. Senza il primato antropologico non solo la finanza e l'economia sarebbero oppressive perché ridurrebbero la persona in termini di costi e ricavi, ma anche lo stato sociale nascerebbe su basi anguste e riduttive», rileva il porporato invitando a parlare anche di «bioeconomia».

Pronto il commento del ministro della Salute, Renato Balduzzi, candidato in Piemonte per la lista Monti: «Le parole del cardinale Bagnasco colgono nel segno: la sanità è un bene comune da preservare, e per farlo bisogna innanzitutto combattere gli sprechi e le ruberie che sottraggono risorse importanti al sistema, e correggere gli squilibri fra i diversi territori del Paese. La sanità deve essere esclusivamente al servizio dei bisogni di salute dei cittadini, in particolare di quelli più bisognosi e fragili, e va sottratta alle logiche della cattiva politica e del mero tornaconto economico».