Più sicurezza e garanzie per farmaci e cosmetici con il marchio halal, ovvero senza sostanze proibite dal Corano: trasparenza
sugli ingredienti utilizzati e sui processi di lavorazione delle
aziende produttrici, ma soprattutto la supervisione e la garanzia del inistero della Salute. A chiedere "più chiarezza in questo campo,
per rispettare la cultura e la tradizione di persone di fede islamica
e non solo, che vivono in Italia", è Foad Aodi, presidente
Amsi-Associazione dei medici di origine straniera in Italia, che spera
nella costituzione "di un elenco di aziende ufficialmente riconosciuto
dal dicastero".
"Per gli immigrati con una religione diversa dalla nostra -
spiega Aodi - è fondamentale una certificazione che permetta di distinguere ciò che è consentito, halal, da ciò che
invece è proibito, haram. Tutto ciò che entra in contatto con il
corpo, per un musulmano, deve essere halal, ovvero lecito. L'80% dei
cosmetici commercializzati nel mondo arabo è prodotto in Europa, le
aziende inglesi e francesi sono state le prime a certificare i prodotti halal. Nel 2008 il mercato di questi prodotti valeva 580 milioni di dollari, nel 2010 più di 2 miliardi di dollari. L'incremento annuo di consumo di cosmetici halal nel mondo è del 12%; aumento che nei Paesi del Golfo arriva anche al 20%. L'incremento si registra anche in Italia, dove ci sono circa 4 milioni di musulmani. Ma sono ancora troppo poche le aziende che certificano farmaci e cosmetici halal. Per questo chiediamo un aiuto al ministero della
Salute".