I 35 anni della legge 194 nel Lazio: un percorso in salita

A 35 anni dalle legge 194, che nel 1978 ha riconosciuto alle donne il diritto all'interruzione volontaria della gravidanza nei casi previsti dalla legge - e alla quale il Sole24Ore Sanità ha dedicato un approfondimento sul settimanale oggi in uscita - nella Regione Lazio «su 32 strutture ospedaliere con reparti di ostetricia sono 12 gli ospedali pubblici che non praticano l'interruzione volontaria della gravidanza (Ivg). Inoltre, solo in 2 ospedali del Lazio viene eseguito l'aborto farmacologico con la somministrazione della pillola Ru486». A denunciarlo è il San Camillo di Roma, Centro di riferimento regionale per la legge 194. L'ospedale ospiterà il prossimo 22 maggio un convegno "Trentacinque anni di una legge. Dalla realtà dei servizi, le proposte per la Regione Lazio", dedicato proprio all'anniversario. L'occasione per esperti, specialisti e addetti ai lavori di confrontarsi sulle problematiche anche irrisolte.«Oggi a 35 anni dalla legge - dice Giovanna Scassellati, responsabile del Centro regionale di riferimento Ivg del S. Camillo - andrebbero potenziati i consultori, in ogni Asl ci dovrebbe essere un'apertura anche il sabato per la prescrizione della pillola del giorno dopo alle donne che la chiedono. Perché sappiamo che il fine settimana le pazienti vanno al pronto soccorso per avere la ricetta pagando anche il ticket. Nel Lazio - aggiunge - i consultori sono stati sotto attacco per anni e oggettivamente questa è una situazione difficile».
«La legge 194 tutela la salute della donna - sottolinea Aldo Morrone, direttore generale dell'azienda ospedaliera - garantendo i diritti previsti, ma anche tutta l'attività di prevenzione. Un'azione che oggi andrebbe potenziata con investimenti sui consultori, sugli operatori e sull'educazione alle giovani, soprattutto straniere. La metà, infatti, delle donne che opta per l'interruzione volontaria di gravidanza nella nostra struttura - conclude - viene da oltre confine».