La burocrazia ostile sulla strada dell'invalidità civile: un anno per ottenere il riconoscimento e l'assegno

di Manuela Perrone

Al cittadino italiano serve un anno, in media, per vedersi riconosciuta l'invalidità civile con i relativi benefici economici. Una via crucis fatta di lunghe attese, percorsi a ostacoli e difficoltà. Un labirinto burocratico e ostile inflitto per la maggior parte proprio ai più fragili tra noi: malati di tumore e di patologie neurologiche.

A mettere il dito nella piaga dell'odissea, resa ancora più amara dall'obiettivo neanche troppo velato di contenere la spesa assistenziale, è il primo Rapporto nazionale sull'invalidità civile e la burocrazia, presentato oggi a Roma da Cittadinanzattiva e frutto dell'analisi di 3.876 segnalazioni giunte al Pit Salute nazionale e alle sedi del Tribunale per i diritti del malato nel corso del 2012.

Il primo grande "muro" contro cui i cittadini di scontrano è la lunghezza dei tempi, segnalati dal 45,6% dei casi (contro il 28,4% del 2011): ben 365 giorni contro i 120 stabiliti dalla legge. L'anno scorso soltanto per essere convocati alla prima visita sono passati in media otto mesi, due in più rispetto al 2011. Per ricevere il verbale ce ne sono voluti undici, rispetto ai nove dell'anno prima.

In un caso su tre (34% nel 2012 vs 30% nel 2011) si incontrano grandi difficoltà nel presentare la domanda, in un caso su 5 (24,8% rispetto al 23,7% del 2011) lunghe attese per la convocazione a prima visita, in un caso su quattro ulteriori attese per la ricezione del verbale definitivo (19,4% nel 2012, 12,7% nel 2011), da cui conseguono i benefici economici.

Un labirinto dentro al quale finiscono «persone clinicamente e psicologicamente fragili» - denuncia Cittadinanzattiva - che spesso lottano per la vita: il 39% di chi ha segnalato disguidi ha una patologia oncologica, il 26,8% una malattia cronica e neurologica degenerativa, il 12,2% una patologia legata all'anzianità.

La seconda criticità emersa dalle segnalazioni riguarda la valutazione della propria condizione clinica da parte della commissione medico-legale, contestata dal 30% dei cittadini perché inadeguata. Per la mancata concessione o revoca dell'assegno di accompagnamento (48,5%) o per una inadeguata percentuale di riconoscimento dell'invalidita'/handicap (42,4%) o ancora perché viene riconosciuta una pensione di invalidità rivedibile (9,1%). Il risultato è un aumento del contenzioso: ci si rivolge ai giudici impugnando i verbali di invalidità civile per far valere i propri diritti. Segno inquietante, per Cittadinanzattiva, di una «disfunzione del sistema» e un'ulteriore beffa per il cittadino, costretto in un momento di difficoltà della sua vita a sobbarcarsi altri costi e altre attese.

Il ritardo per la concessione dei benefici economici e delle agevolazioni viene denunciato dal 18,2% dei cittadini rispetto al 19,1% dell'anno precedente. In particolare pesano i ritardi per l'erogazione delle agevolazioni legate all'handicap (62,9% contro 55,6% del 2011), dell'indennità di invalidita' (20,4% versus 17,8%) e dell'assegno di accompagnamento (16,7% vs 26,7%). Sebbene i problemi sulla rivedibilità calino dal 13,3% del 2011 al 6,4% del 2012, il rapporto definisce preoccupante l'ascesa delle mancate esenzioni dalla visita segnalate dal 58,8% dei cittadini che, di fatto, nella fase che intercorre tra una visita e l'altra, vedono sospesi i benefici.

Le proposte di Cittadinanzattiva sono molte: «semplificare l'iter burocratico per richiedere l'invalidità», rivedere le linee guida operative del 2010, con cui l'Inps rivede al ribasso i criteri di riconoscimento dell'accompagnamento; approvare il Ddl 538: il diritto va legato al reddito del richiedente, non del nucleo familiare; concludere l'indagine conoscitiva avviata nel 2012 sulle procedure di accertamento delle minorazioni civili da parte dell'Inps; ripristinare la possibilità di impugnazione giudizio di primo grado.

«È inaccettabile - spiega Tonino Aceti, responsabile del Coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici (Cnamc) di Cittadinanzattiva - che, per contenere la spesa assistenziale, si neghi al cittadino il diritto costituzionale all'invalidità civile, aumentando momenti accertativi e rivedendo al ribasso i criteri reddituali e sanitari per l'assegnazione delle indennità, e al contrario non si semplifichi l'attuale iter amministrativo che oltre a produrre forti ritardi, brucia solo per interessi passivi 24 milioni di euro in un solo anno. Né ci è dato sapere quanti siano e quali provvedimenti siano stati presi nei confronti di quei funzionari Inps e Asl che hanno concesso indebitamente quel numero irrisorio di indennità, accertato dalla Guardia di finanza». Come a dire: è indegno far pagare a tutti gli abusi di pochi.