«833, il numero dei diritti e delle libertà: la legge istitutiva del servizio sanitario pubblico compie 35 anni. Riprendiamoci quella riforma»

di Maura Cossutta *


A 35 anni di distanza dalla legge 833 del 23 dicembre 1978 - che aveva istituito il Servizio Sanitario nazionale - le ragioni di quella straordinaria riforma restano più che mai attuali, ma più che mai inascoltate. Per la sanità pubblica il tempo è davvero ormai scaduto: non bastano più i convegni e le riflessioni, serve un'azione forte di protesta e di mobilitazione per salvare una conquista irrinunciabile per la civiltà del nostro paese, per la dignità delle nostre vite, per i diritti e le libertà di tutti, soprattutto delle donne.

Lo smantellamento del modello pubblico e universalistico della sanità è strisciante ma continuo; sono ormai milioni le persone che oggi rinunciano a curarsi e aumentano le disuguaglianze di salute territoriali e sociali; solo in 8 regioni sono garantiti i Lea e il federalismo sanitario è diventato un federalismo "d'abbandono"; i tagli ai Fondi per le politiche sociali e l'irrisorietà del Fondo per la non autosufficienza scaricano il costo sociale sul lavoro di cura non retribuito delle donne e sulla loro salute; l'aumento dei tickets - oltre che essere una tassa iniqua sulla malattia e non certo strumento di appropriatezza – stanno di fatto favorendo il privato; l'intramoenia da tempo non è più una libertà di scelta ma un pesante ricatto per chi non può aspettare i tempi delle indecenti liste di attesa; una sanità sempre meno pubblica e sempre meno universalistica sta profondamente minando il rapporto di fiducia dei cittadini; la competenza e il merito sono schiacciate da logiche di lottizzazione e da spinte hobbistiche; la sanità è solo considerata un costo e nonostante la rilevanza delle evidenze non è stata mai invece considerata un motore di sviluppo per il paese.

Oggi, invece di riprendere le ragioni della straordinaria riforma del 1978, continuano le rimozioni, le ambivalenze, i ritardi, gli errori. Gli anticorpi del pensiero riformatore sono stati bombardati da terapie spregiudicate, validate solo dalla ideologia dell'austerità. In sanità oggi va di moda parlare inglese (guardando a quello che sta succedendo in Inghilterra) o padano (riproponendo il modello bocconiano della separazione tra funzione di erogazione e di acquisto). L'idea che avanza è che la sanità pubblica non è più sostenibile, per aprire a nuove forme di finanziamento. Viene apertamente messo in discussione da una parte il modello di finanziamento, dall'altra il modello organizzativo-gestionale del nostro sistema sanitario nazionale, snaturandone i nessi con le finalità stesse del modello istituzionale pubblico e universalistico.

Per questo, a 35 anni di distanza dalla legge 833, "Se non ora quando? Sanità" lancia un appello:
"833, IL NUMERO DEI DIRITTI E DELLE LIBERTÀ". Riprendiamoci quella riforma!
Prepariamo una grande manifestazione per il 23 dicembre prossimo, promuovendo fin da oggi tante iniziative -piccole, grandi, non importa, ma tante, tantissime, nei luoghi più diversi. Donne e uomini insieme, ognuno con le proprie storie, ognuno con i propri linguaggi. Non "a fianco" o "in nome" di qualcuno, ma "insieme", uniti al di là delle sigle e delle appartenenze di ognuno, superando autoreferenzialità, parzialità, diffidenze, promuovendo la più ampia partecipazione e un lavoro vero di rete, tra pari.

Riprendiamoci quella riforma, perché il diritto alla salute è il "diritto forte" che riconosce e promuove tutti gli altri diritti, economici, sociali, civili, che parla dei nostri corpi, delle nostre vite, delle nostre differenze, del modo di vivere e di pensare di ciascuno di noi, del lavoro che c'è e che non c'è, dell'ambiente in cui viviamo e lavoriamo, delle relazioni umane tra le persone e nella comunità, della relazione tra le donne egli uomini.
Riprendiamoci quella riforma, perché madre di tutte le battaglie democratiche, non quelle di una democrazia soltanto "decidente", ma di una democrazia "sostanziale", "emancipante", "non escludente", che promuove la rimozione delle cause delle disuguaglianze, che sa nominare l'uguaglianze dei risultati e non solo quella delle opportunità, che declina i diritti in modo plurale, che sa riconoscere le differenze per non trasformarle in disuguaglianze, che accoglie la laicità come suo valore fondante.

"833, IL NUMERO DEI DIRITTI E DELLE LIBERTÀ".
Ci piacerebbe che ripetessimo tutti questo numero come un mantra, ovunque, nei luoghi di lavoro e nei quartieri, negli ospedali e nei teatri, nelle università e nei giornali. Un numero per ricordare una storia, un pensiero, per difendere valori e principi, per difendere quella che è stata e continua a essere una grande speranza di cambiamento!
SE NON ORA, QUANDO?

* Portavoce di SNOQ-Sanità