Cure palliative e terapia del dolore: colmare il gap tra le Regioni e investire sulla formazione dei medici

di Gian Franco Gensini (Presidente del Comitato scientifico Impact proactive e Ordinario di Medicina interna all'Università di Firenze)

Far conoscere e applicare la Legge 38 e coinvolgere quella maggioranza di clinici ancora oggi non sufficientemente attivi nell'approccio alla sintomatologia dolorosa. E' stato questo l'obiettivo della V edizione di Impact proactive, che si è svolta a Firenze Il 28 e 29 giugno 2013. Un'assemblea rappresentativa di Istituzioni (Ministero della Salute e Regioni), Società Scientifiche, Associazioni di categoria e Fondazioni, tutte coinvolte nella completa e appropriata applicazione della Legge 38/2010 "Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore". Questo summit, che si ripete con cadenza annuale, vuole essere un momento di confronto e discussione sulla reale attuazione della normativa in tutto il Paese, sia all'interno delle strutture sanitarie ospedaliere, sia a livello territoriale, dove i medici di famiglia rappresentano una componente maggioritaria. Il workshop estivo è soltanto uno dei molteplici appuntamenti della programmazione che il Comitato scientifico di Impact proactive (costituito, oltre che dal sottoscritto, da Guido Fanelli, Alessandro Mugelli, Armando Santoro, Alberto Zangrillo) organizza annualmente.


Il titolo scelto per l'edizione 2013 di Impact, ‘Closing the gap', rispecchia l'intenzione di affrontare i nodi problematici irrisolti nella gestione del paziente che soffre. Occorre, infatti, colmare il divario esistente fra le Regioni che hanno recepito quanto previsto dalla recente normativa – individuando i centri Hub e Spoke integrati con l'attività dei medici di famiglia – e quelle che invece non lo hanno ancora fatto.

È necessario, inoltre, ridurre il divario fra gli esperti della nostra Assemblea di Impact, profondi conoscitori della Legge 38 e impegnati per una sua corretta applicazione, e tutti quegli operatori sanitari che si possono definire "non responder". Molti clinici, pur gestendo patologie con dolore, non eseguono una sua diagnosi appropriata o non si aggiornano sull'argomento con la stessa sollecitudine che dimostrano per altre tematiche. All'interno di diversi reparti ospedalieri si procede alla diagnosi e alla misurazione della sofferenza, ma solo come vincolo burocratico cui attenersi. Bisogna quindi colmare un ampio gap di conoscenza, sensibilità e coinvolgimento umano-professionale da parte di una quota molto significativa degli operatori sanitari italiani.


Pur confermando che la Legge 38 ha avuto un percorso attuativo che poche normative all'interno del sistema sanitario nazionale hanno ottenuto – grazie a Guido Fanelli, alla Commissione Ministeriale da lui presieduta e all'Ufficio XI della Direzione Generale della Programmazione Sanitaria – emerge con chiarezza che c'è ancora un significativo lavoro da compiere affinché la normativa abbia un'effettiva applicazione nella pratica clinica quotidiana.


Posta dunque in evidenza, nei primi interventi della V edizione di Impact, quella che era la visione dei diversi componenti del Comitato scientifico, la successiva discussione ha fatto emergere una piena condivisione, da parte di tutta l'assemblea, dell'esigenza di portare avanti attività d'informazione, formazione e comunicazione nei confronti di tutti i diversi professionisti della sanità a vario titolo coinvolti nella gestione del paziente con dolore.


La programmazione di Impact proactive prevede altresì di fare pressing sulle Regioni che ancora oggi non si sono allineate e di portare avanti una strategia di comunicazione nei confronti del grande pubblico, per evidenziare ancora una volta il diritto di ogni cittadino a una migliore qualità di vita. Ormai la Legge è matura, la sua operatività deve essere aiutata, anche attraverso un altro settore, quello della telemedicina e della sanità elettronica, che oggi permette di offrire al cittadino, indipendentemente da dove si trovi, un contatto diretto con il sistema sanitario, attraverso "app" e altri sistemi telematici.


In conclusione, per portare a sistema quanto sancito dalla normativa, occorre investire sulla formazione della classe medica, in particolare delle nuove generazioni, partendo dai percorsi universitari, e sull'informazione all'opinione pubblica, entrambe da sviluppare in modo sempre più capillare.

Una maggiore consapevolezza dei cittadini è di cruciale importanza: se i pazienti esigono cure efficaci, i medici hanno un imprescindibile sprone a erogarle. Parliamo infatti di ‘citizen empowerment' perché, se molto c'è da fare sul fronte dell'organizzazione sanitaria, molto va fatto anche su quello della condivisione e del dialogo tra medico e paziente. Questo gioca a favore anche dell'appropriatezza terapeutica, perseguibile solo se l'iter di cura è tailor-made e se la terapia è appropriatamente personalizzata.

Le sfide aperte sono quindi numerose, non arriveremo a colmare questi gap in un anno, ma sicuramente il percorso intrapreso va nella direzione giusta per riuscire, con lo sforzo congiunto di tutte le componenti del sistema sanitario, a chiudere il cerchio della lotta al dolore.