Legge di stabilità: la tentazione irresistibile dell'assalto alla diligenza

di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore)

E no, quel primato ad Assunta (detta Mara) Malavenda, non lo strapperà mai nessuno: 130mila emendamenti in un colpo solo, come un bicchier d'acqua bevuto senza respirare, alla Finanziaria 1999 del Governo di un Romano Prodi ormai al count down. Ma la cobas per antonomasia delle aule parlamentari può ben contare su tanti seguaci dall'emendamento facile, quelli della modifica serial (basta cambiare un numero e l'emendamento si moltiplica) o dal grilletto pronto ad accontentare collegi e lobby mai sazi. Perché, diciamolo, l'assalto alla diligenza alla madre di tutte le leggi, la Finanziaria, o legge di stabilità che dir si voglia, non è storia solo di questi giorni. Anzi, si potrebbe dire che i 3.039 attacchi di queste ore alla (futura) legge di stabilità, sono poca cosa rispetto a quanto ci hanno consegnato almeno negli ultimi vent'anni le spesso amene cronache parlamentari.

S'è fatto di meglio (o di peggio, dipende dai punti di vista) che stavolta, nella storia della madre di tutte le leggi. Per dire: 7mila voglie di cambiare nel 2006 col Prodi bis (250 dai ministri), 4.300 col Berlusconi bis del 2004 e 4.800 col Cavaliere 3 nel 2005, e ancora 4mila nel 2000 con Amato 2 e altrettante nel 2002 sempre con Berlusconi. Poi grappoli, che neppure l'uva, di 3mila emendamenti per volta per anni e anni. Anche "soltanto" 1.500 nel 1991, però. E la miseria di 800 nel 2002 con quel Governo di Giuliano Amato che però poco prima, in settembre, aveva raso al suolo i ponti dell'italietta con la maxi manovra correttiva da 93 miliardi (di lire), dal fisco alla finanza locale alla spesa sanitaria.

Quei valzer di emendamenti in commssione e in assemblea, del resto, hanno fatto ballare tutti i Governi, o quasi. La prassi della fiducia e dei maxi emendamenti con leggi diventate poi mostri illeggibili di migliaia di commi, hanno in parte fatto attutire il colpo della lotta ai disturbatori dall'emendamento sempre pronto in canna. «Una giostra infernale» definì il viaggio della Finanziaria, già nel 1987, Amato, allora ministro del Tesoro del gabinetto di Giovanni Goria. Una giostra diabolica tale che, anche per metterla in archivio, si è passati alla legge di stabilità. Pochi articoli, pochi commi e qualche tabella: così era stata presentata. Naturalmente è accaduto altro. Nel segno del Gattopardo, s'è cambiato tutto per non cambiare (quasi) niente.

Ma numeri a parte, sono state le circostanze e i contenuti delle richieste di cambiare le varie Finanziarie a lasciare spesso segni indelebili. «Il problema è complesso, vedremo», rispondeva Piero Barucci, ministro del Tesoro, sui 2.500 emendamenti alla manovra 1994. Anche se il relatore Bruno Tabacci (Dc) mostrava di non preoccuparsi. Mentre Giorgio Napolitano, allora presidente della Camera, inviava ai gruppi e a tutti i presidenti di commissione una circolare con tanto di criteri vagliare l'ammissibilità della raffica di modifiche piovute dai parlamentari. Perché la questione della Finanziaria in bilico è sempre stata cosa molto seria. Tanto seria che qualcosa passava, delle intemerate di deputati e senatori, e qualcosa (molto) si fermava. Il progressista Gianfranco Pasquino, per dire, nel 1995 fu antesignano della lotta (parziale) alla casta: suo l'emendamento per spuntare le unghie ai poteri del presidente del Cnel con tanto di indennità nel mirino. Ma farcela era difficile. Magari non per la mitica Salerno-Reggio Calabria per la quale nel 1998 si battagliò a lungo: per aumentare le dotazioni dello spreco.

Storie, come quella del Belpaese, che spesso si sono ripetute. È il caso della ricapitalizzazione dell'Alitalia, correva l'anno di grazia 2001, e poi ancora più avanti col Cavaliere. Le ristrutturazioni edilizie pro detrazioni, caposaldo di emendamenti pluriennali alle manovre. Qualcuno per la verità guardava avanti, anche precorrendo i tempi: come la tassa sul fumo e i video giochi – niente di fatto – che nel 2002 (per il 2003) fu gettonatissima. Oggi se ne riparla. E del resto nel 2002 a spuntarla furono il condono tombale e compagnia fiscale da "libera tutti gli evasori". Era il culmine del berlusconismo, che pure oggi ci riprova. Era anche allora l'epoca della vendita delle spiagge («accesso libero garantito», prometteva nel 2003 Forza Italia). E della vendita degli alloggi della Difesa. Del bonus frigofero e anche del bonus chitarra, sempre anno di grazia 2003. La fantasia al potere, sotto forma di emendamento, ha preso spesso strade traverse. E naturalmente c'erano i fondi per le fondazioni sotto casa o per i passaggi a livello di condominio, del deputato o senatore s'intende. Deputati e senatori che a un certo punto si sono accontentati della "legge Mancia". Che non è una Finanziaria, ma ci somiglia parecchio.

L'unica fatica per lor presentatori di emendamenti, è sempre stata quella di stare in aula a pigiare il pulsante. Si, no, astenuto... Raccontava l'Ansa che nel 2002 vennero consumati alla buvette del Senato 10mila panini. A prezzo modico, chiaro. Mentre l'amministrazione spendeva chissà quanto per 220mila fogli di carta. Oggi, quanto meno, si fa tutto in formato elettronico.

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