La sirena della sedentarietà che minaccia i nostri figli

di Barbara Gobbi

A 11 anni lo sport comincia già a venire a noia. A 15 anni meno di un adolescente su 2 pratica attività sportiva continuativa, a 18 il dato peggiora ancora, arrivando a uno su 3. A lanciare l'allarme sedentarietà tra i bambini e a denunciare un drop out (abbandono) sempre più precoce dell'attività motoria, che porta a una allarmante sedentarietà, è la Società italiana di pediatria, in occasione dei suoi Stati generali organizzati in concomitanza con la Giornata Mondiale dell'infanzia e dell'adolscenza.

«Così non va - dice il presidente Sip Giovanni Corsello -: una regolare attività fisica e motoria in età evolutiva, insieme alle corrette abitudini alimentari, sono uno strumento di prevenzione della salute per le future generazioni». Se andiamo avanti così - e l'Italia sta guadagnando in questo un triste primato - questi comportamenti si tradurranno insomma in malattie croniche, problemi di obesità e in generale in un quadro di salute potenzialmente compromesso. E pensare, aggiungono ancora dalla Sip, che la buona notizia, sui più piccoli, ci sarebbe: in 10 anni (2001-2011) tra i bambini tra i 6 e i 10 anni la pratica sportiva continuativa è aumentata di oltre 5 punti percentuali, passando dal 48,8% al 54,3%. Quasi 6 piccoli su 10 (il 57%) praticano uno sport (soprattutto nuoto e danza) in maniera continuativa, guadagnando il primato dei più sportivi d'Italia. Segnali che le campagne anti obesità portate avanti a scuola e negli ambulatori pediatrici sui corretti stili di vita funzionano.

E' alla fine della scuola materna che cominciano i problemi. Tra il 2001 e il 2012 la quota di ragazzi tra di 11-14 anni che praticano sport assiduamente è scesa dal 56 al 53,4%. E più si cresce peggio è: tra i 15 e i 17 anni la percentuale si abbassa al 48,5% e crolla al 34,7% tra i 18 e i 19 anni. Le cause? Probabilmente a incidere sono le tecnologie, se è vero che come denunciato sempre dalla Sip nel 2012 gli adolescenti trascorrono fino a 4 ore al giorno davanti a uno schermo. Ma pesano anche gli impegni scolastici (56,5%) e le stesse modalità di svolgimento dello sport. Che «è venuto a noia» al 65,4% degli interessati, mentre al 24,4% «costa troppa fatica». Per il 19,4%, infine, la colpa è di «istruttori troppo esigenti».

Da queste risposte bisogna allora ripartire perché l'attività motoria riconquisti l'appeal perduto. «Per riavvinare gli adolescenti all'attività fisica e sportiva bisogna offrire loro nuovi stimoli - spiega il Consigliere nazionale Sip Antonio Correra. L'agonismo esasperato, le aspettative e le pressioni eccessive rischiano di allontanare i giovani dallo sport, mentre serve valorizzare - e questa è una sfida che coinvolge le società sportive - l'attività fisica non strutturata e la pratica sportiva».

Ma il ruolo centrale, argomentano ancora gli esperti, va affrontato nelle scuole. Se in Francia la "ginnastica" occupa il 15% dell'orario complessivo, da noi la percentuale si dimezza al 7%. Anche da noi, continua Correra, servono interventi volti a «orientare l'orario minimo, diversificare l'offerta, promuovere la formazione di coloro che la insegnano».

In attesa che i decisori nazionali corrano ai ripari, la Sip propone la sua "piramide" (LEGGI CORRELATO). Fatta di attività fisica outdoor almeno 4-5 giorni alla settimana, di cui 3-4 volte in maniera organizzata e con giochi di squadra e gite. La tv e i videogiochi? Solo un'ora al giorno.