Dibattiti-e-Idee

A Carnevale (quasi) ogni Patto vale

di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore Sanità n. 5/2014)

Chi farà il meglio scherzo di Carnevale: il team assortito Beatrice Lorenzin-governatori o quello Fabrizio Saccomanni-Carlo Cottarelli? Ovvero: quale delle due squadre incasserà il "suo" Patto? O sarà un pari e Patto? E quei maledetti risparmi (quanto?) della spending, resteranno tutti in casa del Ssn ovvero via XX Settembre chiederà qualcosa, diciamo intanto 2-3 mld lasciandone 1-1,5 a Beatrice e ai suoi 21 fratelli regionali?
Non è un gioco di Carnevale, appunto, e neppure per restare in tema un segreto di Pulcinella, il lavorio ai fianchi, chissà se con tanto di colpi sotto la cintura, che i contendenti si stanno educatamente riservando reciprocamente ormai da una decina di giorni.

Lorenzin e le Regioni dicono che la spending la faranno loro col Patto, che i risparmi non usciranno dal Ssn, e naturalmente sostengono che quei 7,6 mld in più nel 2015-2016 (e altri 4,5 mld nel 2017) sono solo un piccolo risarcimento dei tagli feroci che a partire dal duo Berlusconi-Tremonti (quando la ministra era nel Pdl...) in poi, hanno spezzato le reni alla sanità pubblica e agli italiani che oggi rinunciano alle cure. Saccomanni, che, attenzione però, non è proprio un lupo mannaro, pensa invece che di qualcosa e anche di più si deve discutere. E Cottarelli rilancia. Proporrà i suoi tavoli finali entro metà marzo e non la manda a dire: «Occorre fare cose in passato considerate tabù». Tradotto: chi pensa di farla franca, non si illuda. Qualcuno (i cattivi) sostiene di averlo visto imbracciare i forbicioni, altri la mannaia, altri il machete. Cambierebbe poco, evidente. Se fosse vero.

Ma romanzo o meno - di romanzesco non c'è molto, anzi - intorno al Patto siamo ai passaggi cruciali. Non è un modo di dire. Venerdì 31 gennaio, per esempio, in Consiglio dei ministri c'è stato un confronto («educato» è la versione) tra Saccomanni e Lorenzin. E dopo che la ministra e i suoi 21 alleati governatori hanno scritto nella prima pagina della bozza del Patto, oltre a quei «sacrosanti» aumenti miliardari, che la spending la faranno loro e che i risparmi resteranno a casa, Cottarelli, una volta lette le anticipazioni e l'intervista della ministra al Sole-24 Ore, ha fatto spallucce. Anzi, un po' di più: ha fatto sapere a rotta di collo di volere la lista dei risparmi. Segno che non vuole mollare l'osso della spending per la parte che gli compete: quanto grande? quanto in esclusiva?

È in questo assordante e finora silenzioso rullar di tamburi che si stanno consumando le ore decisive per il Patto. Che, altra anticipazione, sarà triennale: dal 2014 al 2016. Ma queste sono quisquilie. Frappe di Carnevale, scherzi, appunto. In attesa di capire quale sarà sotto i coriandoli il Patto (e la spending) vincente. Nel bel mezzo di un Governo che sta giocando le carte finali per capire quale sarà la sua sorte, se resterà in vita fino alla primavera 2015, se gli basterà un lifting di poltrone, se cambierà di sana pianta, o se, addio, tutti a casa, si vota a maggio. È il dopo Renzi, il dopo velenoso dell'accordo col Cavaliere sull'italicum. Il dopo di tante cose, di troppi fatti che avvengono nei dintorni dei palazzi della politica.

Un gran rebus d'alto bordo che bypassa le miserie di casa Ssn. Della nostra salute. Dei nostri diritti. Degli sprechi e delle miserie umane da cancellare. Del troppo non fatto e che ora serve come il pane per salvare il soldato Ssn. Proprio ciò che le persone perbene - e chi soffre o non ha più un euro in tasca per curarsi - non può permettersi.

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