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Il miraggio dell'eterologa


«Ci siamo conosciuti nel 2009: pochi giorni dopo mio marito mi spiegava di avere la sindrome di Klinefelter, una malattia genetica caratterizzata da un'anomalia cromosomica, che comporta l'assenza di testosterone e che lo ha reso sterile. Ci siamo sposati, pensando di ricorrere all'adozione o all'inseminazione eterologa, ma ben presto abbiamo scoperto che con la nostra ridotta disponibilità economica sono sogni quasi proibiti».
Consigliati dalla clinica di Catania che li aveva in carico, i due coniugi - lei laureata in lingue e disoccupata e lui piccolo artigiano - messi da parte i soldi necessari hanno deciso di provare Praga. «Era la clinica più abbordabile: qui la tecnica costa "solo" 1.900 euro, rispetto ai 3.500 del centro di Lugano che avevamo preso in considerazione. Ma dopo il pick up degli ovociti e l'inseminazione, nel marzo scorso, sono andata in iperstimolazione: dieci chili di liquido nel mio corpo e un ricovero d'urgenza», spiega la signora. «Abbiamo riprovato a luglio pagando altri 370 euro e ovviamente le spese di viaggio e soggiorno. I due embrioni trasferiti avevano attecchito entrambi... Peccato che sia seguito un aborto spontaneo, all'ottava settimana. A quel punto, non restava che trasferire gli ultimi due embrioni congelati. Ma il test che ho fatto 3 giorni fa è risultato negativo».
La coppia di Catania ora aspetta con ansia aprile, quando si esprimerà la Consulta. «Speriamo che almeno in Italia ritorni la possibilità di ricorrere all'eterologa - spiegano con amarezza - perché di soldi, per ricominciare l'iter da capo, non ne abbiamo più. Il desiderio di avere un figlio invece resta intatto, e crescono la rabbia e la certezza di essere discriminati da una legge che di fatto consente a chi può permetterselo di accedere a una tecnica che per chi ha meno disponibilità è una chimera. Oggi la legge 40 brilla per ipocrisia e con mio marito continuiamo a chiederci perché in questo Paese sia consentito ricevere midollo osseo o un organo, ma non il seme di un donatore».