Dibattiti-e-Idee

Sono la coppia più bella del mondo? Beatrice tra Matteo e Padoan

di Roberto Turno

Lei, lui e l'altro. Sta qui il triangolo: Beatrice Lorenzin, Matteo Renzi e l'altro, appunto, Pier Carlo Padoan. Il neo-premier rampante del Pd dei conquistadores, la biministra della Salute in stile Ncd post-berlusconiano. E il reggitore tecnico dei conti pubblici considerato in dote all'ex leader Maximo (D'Alema) e all'Enrico (Letta) tradito.

È sui lati di questo triangolo (politico) che si giocheranno i destini grandi e magnifici del Servizio sanitario nazionale e dei suoi accoliti. I destini della salute e delle tasche degli italiani, è chiaro, per primi.

Renzi dimentica la sanità
Certo le dimenticanze di Renzi nel suo discorso programmatico davanti alle Camere, il suo "non parlare" di sanità, ha lasciato interdetti parecchi. Forse perché in fondo c'era poco da aggiungere e, in fondo, se la Lorenzin significa continuità, allora si va "avanti miei prodi" sulla strada tracciata in questi mesi, sempreché poi sia e si riveli la strada giusta? O forse perché nei documenti in itinere sul «Patto» e sulla spending, ci si vuole leggere bene pria di pronunciarsi per aggiungere (e sottrarre) magari dell'altro. Presto forse lo capiremo. Intanto prendiamo col beneficio d'inventario la replica di Lorenzin a chi le ha fatto notare le dimenticanze di Matteo: «Non siamo stati citati, io e Lupi, perché Renzi ha riconosciuto che abbiamo lavorato bene».

Un ministero di «serie A»
Intanto si parte però, ed è sicuramente una prima risposta che va riconosciuta, da un ministero che resta di «serie A» non annacquato pericolosamente nel super Welfare. E poi sono state sventate ipotesi azzardate di portare sulla poltrona della salute rappresentanti dell'Università, ma se certe tentazioni sono state superate, resta sul campo l'incognita dell'altro, il ministro dell'Economia, appunto. Che vorrà vedere bene i conti, misurarli e fiutarli come un cane da caccia. Dire la sua, appunto. E chissà se "la sua", quella di Padoan, andrà o no in rotta di collisione con quanto forse e comunque ancora in parte Lorenzin e i governatori - per la loro parte divisi, a cominciare dai mal di pancia di quelli del Sud non solo sui metodi di riparto - hanno trattato in questi mesi sul Patto.

Le partite aperte
A cominciare da alcuni piccoli dettagli. L'aumento del Fondo codificato nel Patto di 7,6 miliardi tra 2015 e 2016, parziale risarcimento dei tagli super miliardari di Tremonti e di Monti. Una nuova quota di finanziamento che per i governatori è «imprescindibile», dicono ad alta voce. E poi, i risparmi della spending review: li facciamo noi, non Cottarelli, tengono duro Lorenzin e i suoi solidali governatori. Di più: li teniamo dentro il Ssn per investire, finalmente. Richieste non da poco, è chiaro, su cui Padoan, e ovviamente Matteo che deve pur finanziare le sue promesse all'Italia a sua volta super miliardarie, difficilmente cederà facilmente il campo. I conti sono i conti, le responsabilità sono le responsabilità. E allora c'è da giurare che avremo presto un rendez vous non semplicemente all'acqua di rose tra le parti in campo.

La spending di Cottarelli
Anche perché c'è un altro aspetto da prendere in considerazione.
La "filiera Cottarelli" della spending è stata riportata da Matteo Renzi nelle stanze di Palazzo Chigi. Lì sarà la super regìa, lì si decideranno i destini dei tagli alla spesa pubblica. La differenza tra risparmi di spesa e nuove spese per finanziare le promesse, Matteo Renzi se la tiene ben stretta. E Padoan non farà il banale osservatore, né il ragioniere di vecchio stampo, si auspica. Anche perché a tirare troppo la corda al Ssn, poi, non conviene politicamente a tanti. Al Pd men che mai.

Cosa c'è nel futuro prossimo
Da questo insieme di incroci (pericolosi?), passeranno perciò a breve i passaggi realmente decisivi che decideranno le sorti del Ssn. Che, è evidente, andrà incontro in ogni caso a interventi non esattamente minimali. Tutti hanno presente che il sentiero ormai s'è fatto stretto, e che si deve agire. Non più rimandare. Quanto e con quanta profondità, è la questione aperta. Certo è che le cessioni di sovranità, a tutti i livelli e per tutti gli attori che lavorano "in nome e per conto del Ssn", saranno all'ordine del giorno. Sacrifici in nome della sostenibilità. Altri sacrifici e cambi di rotta per tutti in arrivo. L'allerta è grande sotto il cielo, personale dipendente e convenzionato, fornitori di tutto. Ospedali, farmaci, case di cura, dispositivi medici. E poi gli acquisti. Gli appalti. E i Lea, mamma mia. E dell'ipertrofia burocratica che avanza sempre, che se ne farà? E dei metodi gestionali a mille velocità? E di quel federalismo straccione, che avanzerà-cambierà? e dei partiti ingordi che occupano anche la cura degli starnuti degli italiani, cosa continueremo a salvare di quanto sicuramente va salvato?

Non sono domande a casaccio. E infatti sono in piena discussione. Sicuramente, è l'auspicio, non per diventare noi. In Italia, gli americani della non salute pubblica o per privatizzare a tappeto (che poi converrebbe a pochi...). Il «Patto» intanto cammina. Anche se con il passaggio di consegne a Palazzo Chigi e la formazione del nuovo Governo, e per tutte le ragioni che abbiamo detto, avrà un qualche rallentamento.

Le attese e i pericoli
Aspettiamo marzo, insomma, poi vedremo i timing che ci aspettano. Senza scordare che intanto è uscito di scena Francesco Massicci, il temutissmo rappresentante della Ragioneria che per anni ha tenuto le fila di mille manovre con gli occhi puntati a ripetizione verso quel mondo diffuso al Sud di Regioni commissariate o sotto piano di rientro. Massicci, temuto e anche apprezzato però, sebbene non sempre e non da tutti, lascia a sua volta un'eredità importante. E anche in questo caso saranno, di riflesso, indicative le mosse del ministro Padoan a sommare tutto, gli incroci pericolosi non mancheranno davvero.

Intanto incalza la spending, incalza il federalismo, il Ddl omnibus di Lorenzin con quel suo carico di vagoncini che toccano tanti sta per iniziare l'iter al Senato. E dei contratti e delle convenzioni, che se ne farà? Per dire, dopo quello per le convenzioni, sta per uscire dal letargo l'atto di indirizzo all'Aran per i contratti della dipendenza. Altra questioncella per Renzi, non solo a Lorenzin che già ci ha messo la faccia: come governare l'affaire stamina e tutti i possibili casi simili in un Paese che almeno da Di Bella in poi finge di non capire che scienza e giudici poco hanno da spartire?

Una cosa - almeno - ci resta per cui sperare. Che tutti dicono: i tagli lineari sono finiti. Non è poco. Ma sarà così? Sperare è bene, dubitare non è peccato. Il triangolo ci aiuterà? (r.tu.)