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Vaccino trivalente: inchiesta della procura di Trani ma la comunità scientifica fa quadrato

di Manuela Perrone

Torna sotto i riflettori il vaccino trivalente contro morbillo, parotite e rosolia. Dopo essere stato sospettato per anni di provocare l'autismo - grazie a studi poi rivelatasi fraudolenti condotti dal ricercatore inglese Andrew Wakefield (Lancet pubblicò una ritrattazione completa dello studio incriminato, che in un editoriale sul Bmj venne definito una «elaborata frode») - è finito più volte nel mirino dei giudici italiani per gli stessi motivi. Da ultimo è stata la procura di Trani ad avviare un'indagine contro ignoti per «lesioni colpose gravissime». Obiettivo: accertare se vi sia un nesso di causalità tra la somministrazione del farmaco e l'insorgenza di autismo e diabete mellito.

L'inchiesta di Trani
Il pm inquirente, Michele Ruggiero, ha intenzione di approfondire compiendo accertamenti presso le case farmaceutiche che producono il vaccino (inserito tra quelli raccomandati nel nostro calendario vaccinale) e chiedendo informazioni al ministero della Salute. Le indagini sono state delegate ai carabinieri del Nas: a loro è stato affidato il delicato compito di effettuare una mappatura dei casi di autismo insorti dopo la somministrazione del vaccino Mpr negli ultimi cinque anni.
Il fascicolo è stato avviato dopo la denuncia presentata dai genitori di due bambini di Trani a cui è stata diagnosticata una "sindrome autistica a insorgenza post-vaccinale".

Garattini: «Nessuna base scientifica»
Immediate le reazioni della comunità scientifica. In prima linea il farmacologo Silvio Garattini, direttore dell'Irccs Mario Negri di Milano, secondo cui «prima di prendere certe iniziative, i magistrati dovrebbero consultare gruppi scientifici attendibili». Perché, come dimostrano le ordinanze pro-Stamina e quest'ultima decisione, «pur con le migliori intenzioni stanno facendo alcuni interventi che non aiutano né la corretta comprensione dei problemi, né tantomeno la valutazione obiettiva delle varie situazioni in esame».

Il rischio è che queste azioni abbiano «ripercussioni negative». Dopo la notizia dell'inchiesta, per esempio, «in Italia ci saranno molti genitori spaventati che non vaccineranno più i loro bambini. Ma attenzione - avverte - perché sospendere questi trattamenti fa tornare le epidemie». È successo in Gran Bretagna, dove il crollo delle iniezioni-scudo si è tradotto in un boom di casi di morbillo con episodi gravi e anche mortali.

Garattini ricorda che «diffondere paura fa più effetto che diffondere certezza». E attacca: «I movimenti anti-vaccini non hanno alcuna base scientifica: è ampiamente documentato che non esiste alcuna relazione tra vaccini e autismo. Il vaccino agisce contro il microrganismo contro cui è mirato, ma non può certamente impedire la presenza di una malattia autistica, che può svilupparsi indipendentemente dalla vaccinazione. Ricordo anche che chi ha diffuso i dati sulla presunta associazione vaccino-autismo ha dovuto ritirare i suoi lavori ed è stato radiato dall'albo dei medici».

Il chiarimento dell'Oms
Il riferimento è proprio a Wakefield. I nuovi approdi della comunità scientifica dopo lo smascheramento dei suoi studi sono sintetizzati nel documento a domande-risposte sui disturbi autistici pubblicato a settembre sul sito dell'Organizzazione mondiale della sanità. L'agenzia delle Nazioni Unite spiega che «i dati epidemiologici disponibili non mostrano alcuna evidenza di un legame tra vaccino trivalente anti morbillo-parotite-rosolia (Mpr, o Mmr nell'acronimo inglese) e disordini dello spettro autistico». Come pure «non esiste evidenza che qualunque altro vaccino pediatrico possa aumentare il rischio di questi disturbi». E ancora: «Revisioni commissionate dall'Oms hanno concluso che non esiste associazione tra l'impiego nei vaccini di conservanti come il tiomersale, che contengono etil-mercurio, e disturbi dello spettro autistico».

Già nei primi anni Duemila l'Organizzazione aveva commissionato una ricerca indipendente su vaccino trivalente e rischio autismo, i cui risultati sono stati poi sottoposti al Global Advisory Committee on Vaccine Safety (Gacvs). Erano stati esaminati nel dettaglio 11 studi epidemiologici e 3 di laboratorio, e la conclusione era stata che «non esiste evidenza di un'associazione causale tra vaccino Mmr e autismo o disordini autistici». Su questa base il comitato raccomandava che «le attuali pratiche vaccinali con Mmr non dovrebbero essere modificate».

I movimenti anti-vaccino
Nonostante le ferme prese di posizione del mondo scientifico e delle istituzioni internazionali, Wakefield continua a difendere i suoi lavori e si moltiplicano anche in Italia le associazioni di genitori contrarie ai vaccini, che ne denunciano i rischi e i danni.

Non è stupito l'avvocato Luca Ventaloro, esperto in diritto sanitario minorile, che assicura: «Torino, Genova, altre Procure sono pronte a muoversi, viste le decine di esposti in arrivo». Al suo attivo il legale ha già una quarantina di cause vinte proprio sul legame tra vaccinazioni e varie patologie, sei delle quali negli ultimi anni riguardano l'autismo. «Questa mattina la mia posta è andata in tilt. Un centinaio di mail da parte di colleghi e genitori di bambini che mi avvisavano che stavano andando a depositare esposti in Procura». Visti i tanti casi nel civile, «era inevitabile che anche la giustizia penale si accorgesse di questa correlazione potenziale tra vaccino e autismo o altre patologie, ormai è diventata un'emergenza nazionale. Abbiamo un caso di autismo ogni 80 nascite, in bambini sani. Nascono con un indice di vitalità (indice di Apgar) altissimo e dopo le vaccinazioni iniziano a stare male. Non possono più negare l'evidenza».

Chi non può? «La sanità ufficiale - dice Ventaloro - è arroccata. Negano l'evidenza, anche per ragioni di opportunità sociale, non tenendo conto di una emergenza che bisogna valutare meglio. Ma ormai queste cose girano, la gente è stanca perché si gioca sulla loro pelle».

I genitori dei bimbi che denunciano i danni lamentano nella maggior parte dei casi una grande disattenzione ai loro racconti e un vero e proprio abbandono. È logico che davanti al dramma di un bimbo sano che improvvisamente si ammala cerchino risposte. Il fatto è che non le trovano. Ed è vero che la frase di rito - "non c'è evidenza di un legame tra vaccino e malattia del bambino" - spesso non basta, soprattutto quando i disturbi compaiono effettivamente a ridosso della puntura. Da qui lo scetticismo dilagante, legato anche a un calendario vaccinale che si è gonfiato anno dopo anno di nuovi prodotti e a errori del passato che l'opinione pubblica non dimentica facilmente. Come il ritiro prima del vaccino esavalente Hexavac e poi del vecchio vaccino trivalente Morupar. O come il caso dell'esavalente Infanrix Hexa , ritirato in 19 Paesi a causa di un sospetto di contaminazione, ma non in Italia perché i lotti coinvolti non sono arrivati nel nostro Paese.

Pediatri in trincea

La Federazione italiana medici pediatri (Fimp) ha lanciato l'allarme sul proliferare di informazioni false on line: "Cliccando su Internet alla voce vaccinazione - ha spiegato Giampietro Chiamenti, referente rete vaccini Fimp, in occasione di un congresso della Federazione che si è svolto a settembre a Roma - su 100 siti trovati 95 sono "anti-vaccinazione"». Ma la Fimp non smette di ripetere che le vaccinazioni sono «la più potente arma di prevenzione contro le infezioni».

Antonio De Novelli, presidente dell'Unione nazionale pediatri, sollecita un intervento del ministero della Salute: «Da un lato ci viene richiesto di eradicare il morbillo e la rosolia entro il 2015, dall'altro ci sono genitori e giudici che in qualche modo correlano questo vaccino con l'autismo senza avere dati scientifici certi. Sarebbe opportuno che il ministero intervenga per dare precisazioni chiare e non lasciare i pediatri sul territorio in balia di genitori e giudici».

«Come è scritto sui bugiardini dei vaccini esiste il rischio, in percentuali estremamente ridotte, che i bambini possano avere delle risposte negative», chiarisce Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell'Istituto di ortofonologia di roma (Ido). «Però i vaccini vengono proposti proprio perché il rischio di incorrere nella malattia è estremamente maggiore, con percentuali numeriche enormemente superiori. È preferibile allora correre il rischio di uno su 10 milioni piuttosto che di uno su 100 mila». Numeri che sono vite.