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Eterologa, botta e risposta Roccella-Gallo. La ministra Lorenzin: sì nel Ssn, ma con rigore

di Manuela Perrone

Attesa intorno al 20 maggio, la pubblicazione della sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il divieto di fecondazione eterologa è slittata all'inizio di giugno. Un rinvio prevedibile, per non interferire con la campagna elettorale e per esaminare a fondo il testo scritto dal relatore Giuseppe Tesauro.

Nel frattempo gli animi non si placano. La deputata Ncd Eugenia Roccell a, una delle più strenue sostenitrici della legge 40/2004, ha inviato una lettera a tutti i parlamentari, datata 17 maggio, in cui denuncia che con la sentenza, «indipendentemente da come saranno formulare le motivazioni della stessa, si crea un vuoto legislativo che necessita di una robusta regolamentazione». Ma è arrivata la replica di Filomena Gallo, segretario dell'associazione Luca Coscioni e legale di molte coppie nei procedimenti contro la legge 40, secondo cui «la sentenza non crea alcun vuoto normativo». E intanto la ministra Beatrice Lorenzin apre all'eterologa nel Servizio sanitario nazionale, ma invita al rigore.

Roccella: dieci punti da chiarire per legge
Per Roccella ci sono dieci aspetti da chiarire. I primi riguardano la conoscenza delle modalità in cui il soggetto è stato concepito (ha diritto o no di sapere che è nato da eterologa e chi lo deve informare?), l'anonimato o meno del donatore e la possibilità di rapporti incestuosi. C'è poi a suo avviso un problema di accesso all'eterologa (solo uno dei coniugi può avere accesso alla tecnica o entrambi?). E, infine, la sfera di questioni legate ai gameti: la gratuità della cessione (la deputata denuncia l'esistenza di «un vero e proprio mercato internazionale di gameti», «con pesanti forme di sfruttamento per le giovani donne»); la cessione tra familiari; la tracciabilità donatori-nati (con l'istituzione di registri ad hoc); il recepimento delle direttive Ue che disciplinano i criteri di selezione e gli esami di laboratorio per i donatori; le informazioni che le biobanche possono gestire. Aspetti che richiedono tutti, per la deputata, un intervento del legislatore.

Gallo: bastano le norme in vigore
L'avvocato Gallo parla di «crociata» e aggiunge: «Spiace constatare l'incapacità politica, giuridica e civile dell'onorevole Roccella di adeguarsi a una sentenza della Corte costituzionale e al volere dei cittadini italiani, danneggiati per dieci anni dagli assurdi e incomprensibili divieti della legge 40». Secondo Gallo, le questioni sollevate dalla deputata trovano risposte già nelle leggi in vigore. In particolare la legge 40 (articoli 8 e 9) prevede già che i figli nati dalle tecniche di fecondazione assistita sono figli legittimi della coppia, senza alcun rapporto giuridico con i donatori dei gameti, e che la coppia non può mai disconoscere il nato. Sul rischio incesto, l'associazione Coscioni ricorda che «l'incesto è reato solo in caso di pubblico scandalo: articolo 564 Codice penale».

Su eventuali limitazioni di accesso all'eterologa, Gallo scrive che «rincresce dover constatare che si tratta di una ulteriore discriminazione, anticostituzionale», che violerebbe l'articolo 3 della Carta. La commercializzazione dei gameti, aggiunge, è già vietata in Italia dalle norme che - recependo le direttive comunitarie su conservazione, donazione, lavorazione, tracciabilità e sicurezza - «hanno trasformato i centri di fecondazione in istituti dei tessuti». Allo stesso modo sono già previsti la gratuità della donazione, salvo un rimborso spese, e «un rigido sistema di tracciabilità, sicurezza e conservazione dati per 30 anni».

Caso Pertini, letture diverse
Roccella non manca di citare «il caso problematico e doloroso» dello scambio di embrioni al Pertini di Roma», sorta di «eterologa involontaria, cioè priva di consenso informato e non contrattualizzata», che farebbe emergere «il fatto che non c'è più una sola madre (tecnicamente le madri possono essere fino a quattro: cioè due genetiche, una sociale e una gestazionale) e che la madre biologica non è più certa, mentre il padre biologico sì, rovesciando così antiche tradizioni giuridiche».
Gallo, dal canto suo, sostiene che la vicenda è stata citata a sproposito, non avendo nulla a che fare con il divieto cancellato dalla Corte: «Le coppie avevano chiesto di accedere a tecniche omologhe e a loro insaputa è stata applicata un'eterologa per responsabilità della Regione e della struttura che non ha effettuato i dovuti controlli».

Gli scenari
Molti nodi potrebbero venire al pettine il 9 giugno, giorno in cui dovrebbe avvenire il deposito della sentenza. Dal giorno dopo le disposizioni della Consulta diventeranno esecutive, dunque - salvo sorprese o veti da parte del ministero della Salute - i centri privati che già si sono dichiarati pronti potrebbero partire.
Decisivo sarà il ruolo della stessa ministra Lorenzin , il cui partito è lo stesso di Roccella, Sacconi e Giovanardi (Ncd), acerrimi nemici dell'eterologa. Sin dalla prima reazione alla sentenza, il 9 aprile scorso, Lorenzin aveva sottolineato l'esigenza di una nuova legge. E oggi ha precisato che a suo avviso «il servizio pubblico dovrebbe fornire la fecondazione eterologa», aggiungendo in un'intervista al settimanale Gente in edicola da domani, che bisogna essere rigorosi: «In Italia la donazione di organi e fluidi è gratuita. Io non voglio una mercificazione della sanità. Comunque, io sono contraria ai cataloghi: non si va al supermercato».