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Fecondazione eterologa: i pro e i contro la sentenza della Consulta. Lorenzin: «Al via le verifiche sugli aspetti sanitari non coinvolti nella decisione»

«Ora che sono state rese note le motivazioni della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto della fecondazione eterologa, stiamo verificando tutti gli aspetti di tipo sanitario nei quali la Consulta non è entrata», ha detto il ministreo della Salute Beatrice Lorenzin all'indomani delle motivazioni della sentenza Corte Costituzionale che ha bocciato il divieto di eterologa .

«Si tratta - prosegue - di questioni che riguardano l'accreditamento dei centri, i criteri di selezione dei donatori, il consenso informato, la definizione di percorsi di fecondazione eterologa garantendo sicurezza, qualità e tracciabilità, e che devono essere approfondite con il rigore necessario».

A breve, si legge in un comunicato, il ministero potrà tracciare il percorso per attuare la sentenza, per quanto di sua competenza, e condividerlo con le istituzioni e i soggetti coinvolti.

Mettere a punto al più presto le linee guida e i regolamenti sulla legge 40, adeguate alle sentenze della Corte Costituzionale, e favorire l'eterologa nelle strutture pubbliche sono le richieste della presidente della Commissione Igienee Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi.
«E' una sentenza di civiltà - ha detto De Biasi, a margine della conferenza stampa organizzata al Senato dall'Associazione Luca Coscioni sul tema - avevamo ragione a sostenere che la legge 40 fosse crudele. Le sentenze che si sono succedute sono state importanti. E questa in particolare, perché sancisce il diritto di essere genitori».
E' la prima richiesta al ministro, dunque, «è procedere rapidamente alla messa a punto delle linee guida. Ma soprattutto che si favorisca la possibilità di ricorrere alla fecondazione eterologa nelle strutture pubbliche. E' importante che ci sia chiarezza su questo punto».
Si tratta, infatti, di un atto dovuto, da parte del Ssn, «verso le coppie che hanno un problema di salute, perché l'infertilità è un problema di salute», ha aggiunto De Biasi sottolineando anche l'importanza di ridare alle professionalità del Ssn, «umiliate dal turismo procreativo in questi anni», la possibilità di esprimere le loro competenze.

«Sulla legge 40 per la fecondazione assistita, il Governo deve scegliere da che parte stare. Ci sono altri divieti contro cui battersi: quello sulla donazione degli embrioni e sull'accesso alle coppie fertili. Renzi deve scegliere con chiarezza se difendere o no la legge 40», ha chiesto Filomena Gallo, segretario nazionale dell'Associazione Luca Coscioni durante la conferenza stampa.
«Abbiamo capito la posizione che la ministra Beatrice Lorenzin ha preso nominando per il 18 giugno dinanzi alla grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo Assuntina Morresi (difensore accanita della legge 40) nel caso di Adele Parrillo su embrioni alla ricerca. Ma il Governo Renzi ora è a un bivio: iscriversi tra i difensori di una legge violenta oppure adoperarsi per i malati, cancellando gli ultimi divieti imposti dalla legge 40. Ma deve farlo adesso, ricordando lo slogan della sua campagna elettorale. Non esiste un mandato politico che possa giustificare la posizione attuale», ha detto Gallo.
«Come abbiamo anche già chiesto con Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, Renzi deve scegliere: se non prende ora una posizione vuol dire che ha scelto la linea di difesa della legge 40 contro le coppie che vogliono un figlio nel proprio Paese, contro l'autodeterminazione e la libertà di ricerca scientifica», ha
concluso.

«La sentenza sulla fecondazione eterologa - afferma Maurizio Sacconi capogruppo al senato del nuovo centrodestra - lascia irrisolti i problemi umani che il nuovo centrodestra ha tempestivamente evidenziato, dai diritti dei minori rispetto alla propria origine biologica ai modi con cui garantire la gestione solidale e non commerciale degli elementi umani in tutta la filiera internazionale. Ciò richiede inevitabilmente l'iniziativa dello stesso Governo affinché l'introduzione di un metodo di procreazione che la separa dai fattori umani di una relazione affettiva si realizzi comunque in coerenza con i principi etici largamente condivisi dalla nazione».

«Nessuno di noi è padrone di nessuno e nemmeno i genitori sono padroni dei loro figli». Il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, commenta invece così le motivazioni della sentenza della Consulta sulla fecondazione. Per Galantino c'è una «contraddizione» se si parla di «rispetto» e poi non si garantiscono proprio «i più deboli».

«Soddisfazione per le tanto attese motivazioni della decisione della Consulta sulla incostituzionalità del divieto di fecondazione eterologa» è espressa dall'associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani. «Tale sentenza, degna di un paese civile - spiega in una nota Gian Ettore Gassani, presidente dell'Ami - eliminerà o limiterà tantissimo il fenomeno del turismo procreativo. Migliaia di coppie ogni anno, a causa dei divieti italiani, si sono rivolte a centri stranieri, soprattutto spagnoli, portando tanti soldi all'estero, per procedere alla procreazione assistita di tipo eterologo».
«Con tale sentenza - prosegue il matrimonialista - la Consulta sottolinea la disparità di trattamento tra chi può permettersi di andare all'estero e chi no e spazza via ogni ipocrisia laddove ha fatto intendere che è inutile vietare l'eterologa in Italia quando poi, oltrepassato il confine, all'estero aspettano le coppie italiane a braccia aperte».
«A tal proposito l'Ami ha organizzato un Congresso Nazionale per parlare di bioetica (eutanasia, testamento biologico ecc.) e quindi di procreazione medicalmente assistita (Roma - Residenza di Ripetta, venerdì e sabato). Sarà un'occasione per avvocati, magistrati ed esponenti del mondo della medicina per discutere a caldo della sentenza della Consulta e degli scenari che già da domani si presenteranno nel nostro Paese».

«Siamo alle solite: si guardano solo gli interessi, i desideri degli adulti e non gli interessi e i diritti dei bambini», commenta Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita. «Eppure la convenzione universale dei diritti del fanciullo afferma a chiare lettere che in ogni decisione di carattere amministrativo o giudiziario riguardante i minori deve essere data prevalenza all'interesse e ai diritti del bambino. La precedente dichiarazione sui diritti del fanciullo stabiliva che "gli stati devono dare al bambino il meglio di se stessi"».
«Chiediamoci e chiediamo ai giudici se il 'megliò per un figlio sia avere o non avere un padre e una madre certi (sotto ogni profilo: genetico, giuridico e sociale) e se una valutazione su questo meglio possa essere
sottratta alla sovranità del popolo che si esprime attraverso la legge adottata dai suoi rappresentanti (nel caso in esame, addirittura confermata con un referendum) ovvero possa essere effettuata da quindici persone sia pur nominati giudici costituzionali».

Sono «condivisibili le motivazioni avanzate dalla Corte Costituzionale che si inseriscono in quel filone di pensiero che ritiene fondamentale garantire il diritto alla vita privata, in specie all'autodeterminazione della coppia che voglia avere figli, il diritto alla salute e il diritto all'uguaglianza» secondo il
vicepresidente del Comitato nazionale di bioetica (Cnb), Lorenzo D'Avack, il quale rileva tuttavia alcuni punti "discutibili" nelle motivazione della Consulta. «Discutibile - afferma il bioeticista - che la Corte, per
evitare il "vuoto normativo", si limiti a ritenere l'eterologa una species della procreazione medicalmente assistita, di modo che procedure e tecniche della procreazione omologa possano essere semplicemente adattate all'eterologa che, di contro, presenta situazioni particolari che vanno valutate con grande attenzione». E' "discutibile", secondo D'Avack, che in
merito al «delicatissimo problema del diritto del figlio all'identità genetica, la Corte ritenga di risolverlo attraverso una analogia con l'istituto dell'adozione. Il figlio adottato ha una posizione ben diversa da quello nato attraverso eterologa. E il donatore di gameti, non avendo avuto un proprio progetto parentale, non ha nulla a che condividere con la madre del bambino adottato». Questa «forzata analogia con l'istituto della donazione - conclude il vicepresidente del Cnb - implica che la Corte non abbia dato una risposta chiara se nell'ambito della fecondazione eterologa la ricerca della discendenza possa giustificare il diritto del nato di conoscere anche i dati anagrafici dei donatori/donatrici di gameti.

Il Cecos Italia, associazione di centri che effettua più di 11 mila cicli di PMA, apprende «con entusiasmo» la sentenza della Corte Costituzionale. «Dopo 10 anni di dolore, frustrazioni e desiderio di maternità e paternità, finalmente si restituisce quella dignità lesa a tutte le coppie senza discriminazione, anche in caso di necessità di «fecondazione eterologa», cioé qualora ci fosse una patologia da causa irreversibile di sterilità». Il Cecos Italia, si legge in una nota, «é pronto ad aiutare le coppie che richiederanno fecondazione eterologa, mettendo fine al turismo procreativo che negli ultimi anni era diventato piaga sociale oltre che economica nel nostro paese. A pagare non erano infatti fino ad ora solo le coppie con i viaggi della speranza e il costo in sé, bensì anche la nostra nazione per i costi sociali legati all'assenteismo dal lavoro per queste procedure».
Nei giorni scorsi, spiega il Cecos, «abbiamo verificato all'interno dei nostri centri quante coppie sono in stand- by per consulenza di fecondazione eterologa. Da un campione dei nostri centri emerge che numerose sono le e-mail e 5-6 contatti telefonici al giorno. I centri più grandi hanno già raggiunto dai 50 alle 77 coppie in stand-by. È auspicabile quindi, che quanto prima si chiuda il cerchio affinché possiamo diventare operativi, noi siamo pronti a collaborare con il Ministro per colmare quelle note aggiuntive all'interno delle linee guida per renderci operativi»