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«I farmaci innovativi? Un lusso per pochi»: la denuncia del Tdm

Il farmaco innovativo è per pochi, certo non per tutti. E neanche il prestito è una misura a portata di mano, perché «spesso viene richiesto il certificato di buona salute e il gratuito patrocinio per l'accesso alla Giustizia è per pochissimi».
E' tranchante la denuncia sul percorso a ostacoli verso l'accessibilità alle molecole d'avanguardia, presentata oggi a Roma da Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato, in occasione del convegno "L'innovazione farmaceutica dal punto di vista dei pazienti, ostacoli e opportunità", realizzato con il sostegno non condizionato di Farmindustria.

«Stanno arrivando alle nostre sedi del Tribunale per i diritti del malato segnalazioni di persone che denunciano che, per accedere a farmaci innovativi, a causa di ritardi nelle procedure autorizzative, sono costrette a ricorrere a prestiti, o a dover intraprendere azioni legali, come ad esempio nel caso dei farmaci innovativi per l'Epatite C, quelli oncologici e per le patologie rare - ha spiegato Aceti -. Ma anche il prestito non è certo, poiché spesso viene richiesto il certificato di buona salute, e il gratuito patrocinio per l'accesso alla Giustizia è per pochissimi. Inoltre, l'informazione sull'esistenza di farmaci innovativi è per i pochi che hanno più mezzi per procurarsela».

Un altro elemento importante, emerso dai dati presentati (vedi slide) è quello relativo alla contrazione della spesa farmaceutica pro capite nel periodo compreso tra il 2009 e il 2011: -4,1% Italia, -0,9% Ocse, passando dal 16,4% del 2008 al 14,85% del Fondo sanitario nazionale nel 2013. Anche il tetto di spesa per la farmaceutica ospedaliera - ricordano ancora dal Tdm - è insufficiente come mostrano i dati che seguono: sono solo due le Regioni che nel periodo gennaio-marzo 2014 sono riuscite a rimanere al di sotto del tetto di spesa ospedaliera programmato (3,5%): Valle d'Aosta (2,9%) e P.A. di Trento (3,0%). Sul fronte opposto, e la Puglia la regione con il peggior risultato (6,6%). Seguono, sopra il 5%, Toscana (5,6%), Umbria (5,5%), Sardegna (5,4%) e Marche (5%). La classe CNN (classe c non negoziata) in particolare sta portando a un paradosso, cioè la evidente creazione cittadini di serie A e B, cioè tra chi riesce ad avere informazioni e disponibilità economiche per sopperire ai ritardi e chi no.

«Le numerose misure sulla spesa rischiano di andare a discapito dell'innovazione che serve ai cittadini - ha aggiunto Aceti - e le modalità sono piuttosto note: allungamento dei tempi al livello nazionale, effettivo inserimento nei PTOR (prontuari farmaceutici) nelle Regioni, restrizioni ulteriori alla prescrizione da parte delle Regioni dopo una valutazione che le ha già viste coinvolte in AIFA, tempi per la definizione di PDT(Percorsi Diagnostici Terapeutici) regionali. Si pensi ad esempio che non è definito il tempo che intercorre tra l'approvazione della determina da parte di Aifa e l'invio al Poligrafico per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Molti farmaci sono in stand by proprio per questo».

La ricetta, per il Tdm, sta nella «programmazione integrata della spesa pubblica, che superi l'attuale approccio a silos, oltre che definire in modo partecipato cosa è innovazione nella farmaceutica», ha concluso Aceti, «Per questo occorre dotarsi di una metodologia di valutazione ispirata alle più avanzate esperienze di HTA (Health Technology Assessment) che vedono coinvolti tutti gli stakeholder, rappresentanti di organizzazioni di cittadini e pazienti comprese. Per ridurre le iniquità di accesso attualmente presenti è fondamentale introdurre nel Monitoraggio Lea delle Regioni indicatori relativi all'accesso effettivo alle terapie farmacologiche innovative approvate al livello nazionale dall'Aifa. Invece si legge nel nuovo Patto per la Salute che ogni Regione dovrebbe dotarsi di un suo presidio HTA, con rischi di duplicazione e impatto in termini di equità ed uniformità di accesso».

«Chi è malato ha diritto ai farmaci innovativì», ha commentato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria al convegno di Cittadinanzattiva. «L'Italia deve decidere dove porre le proprie risorse se non vuole cadere nella trappola dell'economia austera e triste. Che rischia anche di fare male i conti, perchè non considera quante prestazioni sanitarie potrebbero non essere necessarie con le nuove terapie», ha aggiunto.

Secondo Scaccabarozzi «bisogna superare la logica ragionieristica dei compartimenti stagni per capire se la malattia non costi di più rispetto ai farmaci innovativi in termini economici e umani per i pazienti che sperimentano sulla pelle la prova tragica della lotteria della nascita».