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Emergenza Alzheimer, nel rapporto mondiale 2014 le strategie di prevenzione e l'appello per inserire la demenza tra le priorità nazionali

Contrastare il rischio demenza si può: controllo dell'ipertensione, astensione dal fumo e monitoraggio cardiovascolare sono infatti in grado di ridurre la probabilità di comparsa della malattia. Mentre, al contrario, obesità e scarsa attività fisica sono fattori da tenere strettamente sotto controllo. Così come il diabete, che può aumentare il rischio demenza del 50 per cento.

A indicare la via della prevenzione come strategia utile a contrastare l'insorgenza della demenza è ilRapporto mondiale Alzheimer 2014 , che sarà presentato ufficialmente in occasione della Giornata mondiale contro la malattia, il 21 settembre ma di cui intanto la Federazione Alzheimer Italia ha diffuso i contenuti. Rilanciando anche l'appello a inserire la malattia e le altre demenze nei Piani nazionali di salute pubblica. «Il Rapporto Mondiale Alzheimer 2014 presenta una importante analisi critica dei potenziali fattori di rischio di demenza relativamente a quattro ambiti principali: evolutivo, psicologico e psicosociale, legato allo stile di vita e cardiovascolare - commenta Gabriella Salvini Porro, presidente Federazione Alzheimer Italia - . Inoltre, e prima di tutto, il Rapporto chiede che la demenza sia inserita nei Piani nazionali di salute pubblica al pari di altre importanti malattie non trasmissibili. In Italia il 27 giugno di quest'anno il Piano demenze è stato presentato al ministro della Salute Lorenzin. E il 14 novembre si terrà presso il Ministero la Conferenza internazionale sulla demenza cui partecipa anche la Federazione Alzheimer Italia. Auspico che il Piano entri in vigore al più presto per aiutare i malati e i loro familiari e rappresenti il primo passo per la creazione di una rete di servizi indispensabile».

Intanto, il focus sui rischi, ancora sottovalutati dalla popolazione sia nei Paesi ad alto reddito sia in quelli a reddito medio-basso. «Dove si stima che nel 2050 vivrà il 71% dei soggetti con demenza. Ecco perché la realizzazione di campagne di salute pubblica efficaci può contribuire a ridurre il rischio globale», dichiara Marc Wortmann, direttore esecutivo di Adi (Alzheimer's Disease International, federazione internazionale di 84 associazioni in tutto il mondo).

I dati diffusi da Bupa mostrano che solo un quarto degli intervistati ha riconosciuto il sovrappeso come possibile fattore di rischio e solo uno su cinque (23%) ha affermato che l'attività fisica può influire sul rischio demenza e di perdita di memoria. Oltre due terzi degli intervistati, poi, temono di contrarre la demenza in età avanzata.
La conoscenza, in questo come in tutti gli ambiti, è fondamentale: sia intesa come consapevolezza dei fattori di rischio (l'astinenza dal fumo, ad esempio, risulta strettamente legata a una diminuzione della probabilità di sviluppare la demenza) sia come istruzione: se quest'ultima sembrerebbe non avere alcune effetto sulle alterazioni cerebrali che portano alla demenza, ne riduce comunque l'impatto sulle funzioni intellettive. In generale, è il monito, è importante favorire la salute del cervello per tutta la vita, ma soprattutto nella parte centrale, in quanto le alterazioni cerebrali possono avere inizio anche alcuni decenni prima della comparsa dei sintomi.