Dibattiti-e-Idee

Bambini d'Italia orfani dell'art. 32: «j'accuse» della Sip sulle disuguaglianze di trattamento

di Barbara Gobbi

Dove sono i principi fondamentali di uguaglianza, universalità ed equità richiamati dall'art. 32 della Costituzione? A guardare lo stato dell'assistenza pediatrica in Italia, verrebbe da pensare che siano stati in gran parte calpestati. Perciò serve immediatamente correre ai ripari, cogliendo l'occasione della riforma in itinere del Titolo V della nostra Carta fondamentale, per salvaguardare il principio di una parità di trattamento che sia "adeguata" e uniforme in tutte le Regioni. A lanciare il «j'accuse» e a fare una serie di conseguenti proposte è la Società italiana di pediatria, che a Roma ha presentato il documento "La salute dei bambini e la sanità delle regioni: differenze inaccettabili"», curato dal suo Comitato di bioetica.

Dalle scelte vaccinali in ordine sparso al fai-da-te sullo screening neonatale allargato per le malattie metaboliche. Dalle differenze abissali nella mortalità neonatale, che al Sud è del 30% più elevata rispetto alla regioni settentrionali per la scarsità di Tin e punti nascita adeguati, fino ai tassi d'incidenza dei tumori, decisamente superiori in Italia a quelli Usa e dell'Europa del Nord. Per non parlare delle cure palliative pediatriche, strutturate oggi solo in 9 regioni. Queste le dolentissime note di un'assistenza pediatrica che non garantisce parità di trattamento a quelli che della società non sono soltanto tra i soggetti più fragili, ma ne rappresentano anche il futuro.

E «il nuovo intervento sul Titolo V della Costituzione non basterà a risolvere questi problemi, se il testo finale non si discosterà da quello proposto dalla commissione Affari costituzionali del Senato, che riconosce allo Stato la legislazione esclusiva in materia di determinazione dei livelli essenziali di assistenza», affermano i bioeticisti Sip. Perciò nel documento la società scientifica propone la sostituzione della lettera m dell'articolo 117 con il testo seguente: (lo Stato ha legislazione esclusiva rispetto alla) «determinazione dei livelli appropriati e inderogabili di prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, al fine di garantire una adeguata parità di trattamento su tutto il territorio nazionale; (alle) disposizioni generali e comuni per la tutela della salute, per la sicurezza alimentare e per la tutela e sicurezza del lavoro». Formulazione che, ne sono convinti i pediatri, salvaguarderebbe l'autonomia delle Regioni rispetto alla «programmazione e organizzazione» dei servizi, ma limiterebbe, attraverso l'utilizzo della misura di ciò che è appropriato/inderogabile e non semplicemente essenziale nel senso del minimo indispensabile, il disorientamento normativo e l'allargarsi della distanza fra chi ha di più e chi ha meno.