Dibattiti-e-Idee

Censis: italiani sempre più diseguali

di Barbara Gobbi

Le manovre sulla sanità, la spending review e i Piani di rientro nelle Regioni hanno contribuito all'ampliamento delle vecchie disparità e alla creazione di nuovi gap nelle opportunità di cura. Il 50,2% degli italiani è convinto che tali politiche di contenimento abbiano aumentato le disuguaglianze». Al capitolo su "Il sistema di welfare" il 48° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato oggi a Roma, accende i riflettori sull'aggravarsi delle disparità tra gli abitanti di questo Paese "lungo e stretto", già minati da gap antichi ma particolarmente prostrati, ora, dai rimedi anti-crisi adottati negli ultimi anni. Tanto che il 48% degli intervistati indica tra i fattori più importanti, in caso di malattia, il denaro che si ha a disposizione per curarsi. Ma la funzione di ombrello che è propria del Ssn, è opinione di tutti, tanto più dev'essere preservata: per l'86,7% del campione è fondamentale per garantire salute e benessere. Sfida sempre più ardua: tanto che la crescita degli esborsi out of pocket per la salute si è arrestata nell'ultimo anno solo per l'esigenza di far fronte ad altre necessità.

Disorientati, come del resto sono rispetto al quadro complessivo del Paese e delle relazioni con le istituzioni e con la politica nazionale - nel pieno di una «profonda crisi della cultura sistemica» - il 41,7% degli italiani cercano in internet lumi sulla salute. Con effetti quasi sempre negativi dal punto di vista del rapporto medico-paziente: «Non di rado le informazioni reperite online vengono chiamate in causa al momento del confronto diretto con il medico e utilizzate - si legge nel rapporto - per discutere e confrontarsi sui risultati, ma anche per contestare al medico l'esattezza della sua diagnosi. In aumento è anche il ricorso a forum e blog per discutere di questioni sanitarie». Si cercano informazioni sul web principalmente per «capire meglio» quanto detto dal camice bianco nel 58% dei casi; e nel 55,3% per verificarne diagnosi e indicazioni. Come dire che l'alleanza terapeutica si sta incrinando. Sfiducia a parte, la sovra esposizione a un numero alto di contenuti non sempre correttamente veicolati e facilmente comprensibili determina «un'alterazione della percezione» sul proprio livello di conoscenze. Fenomeno già evidenziato dal Censis nel recente passato e di cui è emblematico lo svarione dei pazienti con fibrillazione atriale, di cui solo il 58,8% ha correttamente definito l'ictus come malattia del cervello.

Altro campanello d'allarme suonato dal report, la bassa natalità. Si abbassa il numero delle donne in età fertile, certo. Ma a pesare oggi sono gli indicatori di precarietà lavorativa, che non a caso incidono maggiormente al Sud. Dove il tasso di disoccupazione per i 25-34enni sfiora il 30% e dove quello femminile è pari al 21,5% contro il 9,5% del Nord. È la crisi, bellezza. E se non si pone riparo al rischio scissione tra welfare e popolazione giovanile, anch'esso denunciato da quest'ultimo rapporto Censis, ci seppellirà.