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ESCLUSIVA/ Corte dei conti, Asl e ospedali: indebitamento da 27 mld verso i fornitori. La sanità vale l'83% dei bilanci delle Regioni ordinarie

di Roberto Turno (dal Sole 24 Ore di ieri)

Un debito a breve termine verso i fornitori di almeno 27,5 mld, che sebbene in calo del 20% resta una faticosa montagna da scalare. E un indebitamento a medio/lungo termine per 23,7 mld, in crescita dell'8,5%, fatto di mutui, prestiti obbligazionari e anticipazioni dal Mef con restituzioni anche in 30 anni. Continuano a navigare in acque agitate i conti di asl e ospedali, proprio mentre regioni e Governo stanno per concordare l'azzeramento dell'aumento di 2,2 mld di fondi per il 2015 in omaggio ai tagli da 4 mld ai conti locali imposti dalla manovra per quest'anno. In pratica, un nuovo taglio, cui si aggiunge la riduzione di 500 mln delle risorse per gli investimenti.
A dare la misura dell'indebitamento degli enti sanitari è la relazione della Corte dei conti che fotografa lo stato dell'arte della situazione finanziaria del Ssn a livello regionale nel 2013. Un check che dà conto di un indebitamento totale da 50 mld. Somma ragguardevole e un campanello d'allarme sulla tenuta del sistema sanitario, tanto più se si aggiungessero i 20 mld frutto di altre due partite finanziarie in qualche modo scoperte: 17,2 mld tra debiti verso Stato, comuni, dipendenti, enti di previdenza e varie partite fiscali aperte; altri 3,3 mld come anticipazioni degli istituti tesorieri per tamponare le emergenze di cassa che per le asl sono quasi il pane quotidiano. Segno di un sistema che fa fatica a macinare i servizi da riservare agli italiani, come del resto la stessa Corte dei conti ammette: i tagli inferti al Ssn in questi anni sono stati eccessivi e stanno mettendo pericolosamente a rischio i servizi e la qualità-quantità dell'assistenza.

La foto sull'indebitamento scattata dalla magistratura contabile è impietosa.
La drastica riduzione del debito verso i fornitori nel 2013 è il risultato anzitutto della massa di liquidità messa in campo in due riprese dal Governo con altrettanti decreti, ai quali le regioni hanno aggiunto del proprio. Ed è chiaro che quei 27,5 mld circa di debiti che risultavano a fine 2013 si sono ancora ridotti nel 2014, ma per un'entità tutta da definire. Nonostante tutto questo, l'imponenza del debito resta elevatissima e anzi rischia di crescere proprio a causa dei tagli («un mancato aumento», lo definisce il Governo) in arrivo anche quest'anno. Resta il fatto che la situazione è a macchia di leopardo tra le varie regioni, passando dai quasi 6 mld del Lazio e i 3,8 della Campania ai 74mila euro di Bolzano. Ma con un tasso di abbattimento del debito sull'anno prima che è sceso del 33% in Emilia e del 32% in Campania, contro il 9,6% della Sardegna e il 12% della Sicilia tra le Regioni autonome più grandi. La massa preponderante del debito, per 21,7 mld, si annida naturalmente tra le Regioni ordinarie, dove però il calo nel 2013 è stato più sensibile: il 30,6%. Tutte cifre che però trascurano l'indebitamento di Toscana e Calabria, non pervenuto in tempo alla Corte dei conti, dove è ipotizzabile complessivamente un debito di almeno 3 mld. Soprattutto la Calabria resta una mina vagante, con le sue aziende sanitarie detentrici del record nazionale dei ritardi nei rimborsi, anche oltre i mille giorni di attesa per i fornitori.
Una montagna da scalare tanto più grande per le Regioni quanto schiacciante continua a restare nei bilanci regionali il peso della spesa sanitaria rispetto alla spesa corrente totale. Per pagamenti la sanità valeva in media nel 2013 il 74,8%, ma pesava per l'83% in media nelle regioni ordinarie e il 47% in quelle speciali, col picco massimo dell'88% in Toscana e dell'86% in Veneto, e quelli minimi del 21,6% in Valle d'Aosta e del 31,7% a Bolzano. Segno che la sanità resta il cuore della finanza regionale, ma un cuore che con i tagli diventa sempre più pericolosamente debole.