Europa e mondo

di Loris De Filippi (Presidente Medici Senza Frontiere Italia)

La fuga di milioni di persone da guerre e povertà è una delle crisi umanitarie più gravi del momento. Negli ultimi 50 anni, il numero di persone in fuga non è mai stato così alto. La ragione è in parte legata al maggior numero di vittime tra la popolazione civile nei conflitti degli ultimi decenni. Sempre più spesso sono le persone che non indossano una divisa o non fanno parte di un esercito a pagare il prezzo più alto di guerre che non combattono, ma da cui sono costrette a fuggire. Ma a pesare soprattutto è la concomitanza unica di crisi umanitarie di gravità e durata straordinarie che interessano soprattutto l'Africa subsahariana e il Medio Oriente.

La maggior parte delle persone in fuga rimane all'interno dei confini del proprio paese o cerca rifugio nei paesi limitrofi. L'Europa - nonostante accolga meno del 10% dei rifugiati al mondo - negli ultimi anni ha chiuso le frontiere e innalzato barriere fisiche che respingono le persone verso paesi dove subiscono torture e abusi e in cui la loro vita è a rischio. Senza vie legali e sicure per arrivare in Europa chi fugge è costretto a viaggi sempre più pericolosi, spesso facendo ricorso ai trafficanti di esseri umani.

Si stima che dal 2000 a oggi, più di 22 mila persone abbiano perso la vita attraversando il Mediterraneo e queste cifre stanno aumentando vertiginosamente, come ci confermano i numeri delle stragi di questi ultimi mesi. Medici Senza Frontiere (Msf) - sempre più testimone della sofferenza, della vulnerabilità e degli sforzi di chi fugge - sta avviando per la prima volta attività di ricerca e soccorso in mare. Un'operazione decisa in via straordinaria proprio per far fronte al drammatico aumento di persone recuperate - e decedute – quest'anno nel Mediterraneo. Una crisi umanitaria creata dalle politiche europee, e di cui l'Europa non vuole assumersi le responsabilità.

Msf ha una lunga storia di interventi di assistenza medica d'emergenza per le popolazioni in movimento e si concentra sulle esigenze mediche delle persone, indipendentemente da ogni agenda politica senza distinzioni in base allo status giuridico dei pazienti. Abbiamo già operato su navi adibite a ospedale durante la guerra in Libia, quando abbiamo evacuato da Misurata centinaia di pazienti che richiedevano cure immediate, e più recentemente in Yemen. E' però la prima volta che ci occupiamo di ricerca e soccorso.

Ciononostante abbiamo ritenuto di dover affrontare questa nuova sfida - nella quale metteremo tutto l'impegno e la professionalità possibile al fine di salvare quante più vite possibili - perché è nella natura stessa di Msf il non restare a guardare ma agire di fronte a un'emergenza di tale portata.

La priorità di Msf sarà quella di trattare tempestivamente le sindromi da pre-annegamento, le ipotermie, il colpi di calore, le disidratazioni gravi e fornire prima assistenza a categorie particolarmente vulnerabili come donne incinte e bambini. L'équipe di Msf è preparata alla gestione delle emergenze ed è pronta a stabilizzare i pazienti che richiedano la pronta ospedalizzazione tramite un'evacuazione medica verso strutture ospedaliere.

L'équipe medica - della quale farò parte – ha seguito un corso di soccorso in mare a Lorient, in Bretagna, che prevede prove pratiche di salvataggio in mare, al fine di poter operare immediatamente nei casi che richiedano un intervento d'urgenza.

All'interno dell'imbarcazione ci saranno dei container sanitari, contenenti tutto il necessario per installare un pronto soccorso, una zona adibita alle visite mediche, all'osservazione dei pazienti e alle medicazioni, oltre alla farmacia e uno spazio per accogliere eventuali persone decedute.

Msf non può e non vuole sostituirsi all'azione dell'Italia e dell'Europa che hanno il dovere morale di salvare le vite di quanti cercano di raggiungere le loro frontiere. Grazie al nostro decennale lavoro svolto per le popolazioni in fuga, sappiamo che le politiche restrittive non fermano le persone in cerca di sicurezza e di una vita migliore. All'Europa, e al governo italiano, Msf rinnova quindi la richiesta a impegnarsi per stabilire vie legali e sicure perché le persone in cerca di protezione possano raggiungere il continente, assieme all'avvio di attività di ricerca e soccorso in mare su ampia scala e piani di emergenza per garantire adeguate condizioni di accoglienza.


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