Europa e mondo

Accoglienza ai migranti e fragilità dei minori

di Raffaele K. Salinari (presidente della Federazione internazionale Terre des Hommes)

Salutata da molti come una atto di coraggio e responsabilità, l'iniziativa unilaterale della Germania di accogliere i rifugiati siriani presenta in realtà aspetti contraddittori.
Partiamo dai dati, che ci dicono di un aumento impressionante dei minori tra i migranti: secondo i dati Onu oggi, in tutto il mondo sono quasi il 50% di tutti i migranti.

Provenienti sempre più dai paesi colpiti dalle guerre, ma anche dai cambiamenti climatici, dalla povertà e dalla violazione dei più elementari diritti umani, sono infatti i bambini e le bambine che vengono spinti a tentare la sorte di un avvenire migliore, avventurandosi verso le rotte che li portano in Europa. Si tratta dunque di una sorta di emergenza endemica, che però vede le nazioni europee ancora molto distanti tra loro in quanto a gestione comune di queste ondate di richiedenti asilo, profughi climatici ed economici.

Eppure le Convenzioni internazionali, sia in sede Onu che in ambito europeo, parlano chiaro e attestano la necessità di rispettare l'interesse superiore del minore su ogni altra considerazione di ordine geopolitico. Ecco perché, a seguito dell'annuncio della riunione ministeriale d'emergenza Ue sull'immigrazione, la nostra organizzazione ribadisce che è assolutamente fondamentale attenersi a questi principi per poter giungere velocemente al varo di misure efficaci per la protezione dei minori migranti e delle loro famiglie.

La civiltà europea non può scordare i suoi fondamenti solidali: troppe sono le morti a cui abbiamo dovuto assistere di bambini e ragazzi che, a causa della mancanza di canali legali per entrare in Europa, sono stati costretti ad affidarsi ai trafficanti con la speranza di una vita migliore. L'esperienza insegna che la chiusura delle frontiere non elimina il flusso incontrollato di migranti, ma finisce anzi per provocare continue emergenze umanitarie tenendo in scacco la capacità dell'Europa di accogliere coloro che hanno diritto alla protezione internazionale. E' quindi necessario che tutti i governi europei, compresi quelli che non fanno parte dell'Unione, implementino un'immediata strategia comune di asilo. A questo proposito riteniamo che l'iniziativa tedesca se, da un lato ha messo finalmente in evidenza i limiti del regolamento di Dublino, dall'altro rischia di creare degli antecedenti preoccupanti, quali la possibilità di un Paese di “scegliersi” i propri migranti, creando una sorta di “gironi” di serie A e B. E infatti i siriani sono notoriamente tra i rifugiati più benestanti, mentre altre nazionalità hanno un livello di possibilità economiche molto inferiore.

È questa l'ennesima discriminazione che vogliamo? Per evitare anche in questo campo un'Europa a due velocità occorre allora produrre un chiaro ripensamento sulle politiche di asilo di livello comunitario, senza lasciar fuori i migranti provenienti da altre nazioni in conflitto. Oltre a moltiplicare gli sforzi diplomatici per arrivare alla risoluzione dei conflitti che danno origine ai maggiori flussi migratori, è quindi necessario prevedere corridori umanitari con la possibilità di ottenere il visto direttamente nel paese d'origine e in quelli confinanti.

Ultimo, ma non per importanza, ai ministri dell'Unione va ricordato che tra pochi giorni l'Assemblea generale delle Nazioni Unite deciderà il lancio dei nuovi Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, in cui il nesso tra migrazione, sviluppo e Diritti Umani rappresenta un punto fondamentale per assicurare un mondo migliore per tutti. Anche su questo invitiamo alla coerenza e ad evitare ulteriori strabismi. Solo in questo caso, infatti, si potranno monitorare e prevedere gli afflussi, togliendo ai trafficanti di esseri umani il monopolio del trasferimento delle persone ed evitando infinite sofferenze ai migranti, non solo minori. In specifico molti minori in arrivo dalla Libia ci raccontano di lunghi mesi di lavoro forzato per potersi pagare il passaggio sui barconi, sono visibilmente denutriti, ancora sotto shock per le violenze subite. La traversata, com'è noto, aggiunge ulteriori rischi. Chi non ha abbastanza soldi viene chiuso nella stiva e rischia di soffocare. Chi non è abbastanza forte muore, come il ragazzino somalo soccorso in mare pochi giorni fa, che non ce l'ha fatta ad arrivare vivo in Sicilia.

Li vediamo arrivare ai nostri centri con un forte bisogno di supporto psicologico, oltre che fisico. In questo momento Terre des Hommes Italia è attiva in Sicilia con il progetto Faro per l'assistenza psicosociale e psicologica dei minori migranti e delle famiglie con bambini, oltre che con la distribuzione di kit d'emergenza ai migranti in arrivo a Milano. In Medio Oriente sta portando avanti interventi umanitari in Siria, Libano, Iraq e Giordania a favore di oltre 300.000 vittime del conflitto, in maggioranza bambini. Il progetto Faro rientra nella Campagna “Destination Unknown” della Federazione Internazionale Terre des Hommes per la protezione dei bambini migranti nel mondo in fuga da guerre, povertà e violenze, che secondo i dati più recenti sono quasi 35 milioni (fonte UN). Con Destination Unknown Terre desHommes è presente con interventi in Sicilia (Progetto Faro), Malta (in collaborazione con KOPIN), Grecia (in collaborazione con ARSIS), Cipro (in collaborazione con Hope for Children Cyprus) in Europa Centrale e Sud-orientale, Libano, Iraq, Giordania, Siria ed Egitto.


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