Europa e mondo

Violenza: le anziane due volte vittime: come donne e come persone fragili. Il silenzio sugli abusi

di Graziamaria Corbi (professore ass. Medicina Interna e Geriatria, Università del Molise)

L'Europa è il continente con il più alto indice di invecchiamento nel mondo e l'Italia è uno dei paesi più vecchi, attestandosi al secondo posto solo dopo la Germania. Le donne anziane in Italia sono oltre 7 milioni e costituiscono il segmento più vulnerabile della popolazione, sono doppiamente fragili per età e per genere, e gli abusi nei loro confronti sono in costante e preoccupante crescita, ma restano un fenomeno sottostimato e poco conosciuto. Da noi la popolazione anziana è soprattutto caratterizzata da una maggiore prevalenza di soggetti di sesso femminile, disabili, con scarso reddito e supporto sociale, tutte caratteristiche che identificano in egual modo i soggetti più a rischio di abuso.
Anche per queste ragioni, l'abuso degli anziani rappresenta un problema sociale di rilievo mondiale.Il problema purtroppo passa ancora troppo sotto silenzio, con l'aggravante della mancanza di un quadro preciso del fenomeno nel nostro Paese. Infatti, ad oggi non esistono statistiche nazionali sulla violenza contro le donne anziane, sono però possibili stime secondo cui un anziano su tre è vittima di abusi e, di questi 4 milioni, ben 2,5 sono donne. Tra tutte le forme di abuso quella dell'abbandono, dell'incuria (neglect) rappresenta quella più frequente ovvero essa si identifica nella privazione o sottrazione di beni alimentari, vestiario, medicine o altre utenze nonché nell'evitare di soddisfare i bisogni fondamentali delle persone anziane o nell'impedire che queste abbiano qualche forma di autonomia.

Truffe e maltrattamenti nel silenzio
Oltre 600mila subiscono truffe finanziarie, 25mila delle 210mila anziane che vivono in strutture sanitarie sono vittime di violenze verbali e fisiche, ma parte dei maltrattamenti avviene soprattutto fra le mura domestiche in parte ad opera di badanti, vicini di casa, parenti ed operatori sanitari: in due terzi dei casi i responsabili sono addirittura membri della famiglia, come il coniuge, figli e nipoti.

Le violenze avvengono quasi sempre in silenzio per evitare ‘scandali': si ritiene infatti che il “sommerso” di casi che non vengono riferiti o denunciati sia almeno quattro volte più ampio. Purtroppo, non mancano neppure i casi di omicidio a danno delle donne over 65, ben 150 ogni anno. Essere donna aumenta enormemente la vulnerabilità a episodi di violenza: il 65% degli anziani vittime di abusi è infatti una donna, e spesso si tratta di persone con più di 75 anni. Infatti le donne sono le più esposte per molteplici fattori di debolezza e povertà che riguardano l'abitazione, il reddito, la riduzione delle cure che vengono loro dedicate ed è in questo quadro che si verifica un abuso quasi sempre nascosto.

Omertà sulle violenze
Le anziane, infatti, vivono le fragilità della terza e quarta età con redditi spesso modesti, restano più spesso vedove e sole, inoltre hanno più difficoltà nel difendersi e chiedere aiuto e sono meno consapevoli dei loro diritti e, qualora li conoscano, meno prone a rivendicarli. Non è un caso che le donne più difficilmente accedono alle cure, ancor più in età avanzata, sebbene il 3% delle donne ed il 2% degli uomini da 65 a 69 anni richieda un'assistenza quotidiana, con un aumento al 25% nelle donne sopra gli 80 anni. Il fenomeno è diffuso e coinvolge tutto il mondo e, come negli altri Paesi, anche in Italia, la violenza contro gli anziani si presenta come una realtà sfuggente e in larga misura occulta, un tipico fenomeno ‘iceberg' sempre più diffuso e in continua espansione, tanto che secondo alcune analisi l'incremento dei casi è pari al 150% in dieci anni. Diverse le ragioni che portano alla non segnalazione degli eventi: il timore di essere spostato o allontanato dal proprio ambiente familiare, che nelle donne in particolar modo rappresenta l'allontanamento dal proprio mondo di una vita; il giustificare le condotte crudeli ritenute dalla stessa vittima come meritate; l'impossibilità materiale delle donne anziane di denunciare tali episodi per disabilità e/o isolamento; la tendenza degli operatori a considerare poco attendibili le segnalazioni sporte. Oltre il 60% degli operatori sanitari, infatti, dichiara di non aver mai chiesto ai propri pazienti anziani se fossero mai stati vittima di un abuso dimostrando così scarsa conoscenza delle problematiche cliniche correlate a tali episodi e la necessità di una maggiore formazione nel settore diretta alla identificazione di indicatori, fisici e non, di abuso. Dati OMS 2015 informano di come in Europa poche siano le campagne effettuate per far conoscere il fenomeno. In Italia in particolare, non sono state implementate campagne di sensibilizzazione verso il fenomeno, né studi di prevalenza, così come, seppure presenti, poco attuate sono le leggi che fanno specifico riferimento all'abuso sugli anziani. Purtroppo, da parte degli operatori sanitari vi è anche molto scetticismo e sfiducia sulle reali possibilità di impedire il reiterarsi di ulteriori condotte abusanti ma soprattutto il timore e/o l'incapacità di distinguere segni fisici e/o di natura sessuale patognomonici per una violenza.

Iniziative per aiutare le vittime
In realtà determinare la ricorrenza di un abuso o violenza è una questione di ordine legale mentre scopo primario del sanitario deve essere la tutela della salute del proprio paziente e rispondere quindi alle sue prioritarie esigenze cliniche e psicologiche.
La prevenzione deve passare innanzitutto da una riscoperta del valore dell'anziano, che non dovrebbe mai essere visto come un peso quando diventa fragile e magari non può più contribuire all'economia familiare o badare ai nipoti: è a questo punto, infatti, che cresce il rischio di abusi. È importante che la lotta alla violenza sia una realtà di ogni giorno e un impegno per ogni cittadino. Per questo noi della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), abbiamo pensato che servono, per i nostri anziani, iniziative specifiche: occorre sensibilizzare e formare gli operatori sanitari al riconoscimento del'abuso e magari istituire un ‘telefono argento' che, come il telefono azzurro e quello rosa dedicati ai bambini e alle giovani donne, possa raccogliere le richieste d'aiuto delle anziane vittime di violenze

Infatti, dal 2006 l'OMS celebra il 15 giugno la giornata mondiale dell'anziano vittima di abusi al fine di accrescere la sensibilità di tutti nei confronti di un tema ancora troppo poco conosciuto da parte anche degli stessi operatori sanitari. L'abuso dell'anziano rientra, infatti, pienamente tra le violazioni dei diritti umani in quanto causa di dolore, malattia, invalidità e isolamento. Vi sono molte forme di abuso (fisico, sessuale, finanziario, psicologico, domestico, abbandono e incuria, etc.) accomunate tutte da un comportamento (sporadico o ripetuto) o una negligenza intervenuta in una relazione dove vi è una forma di obbligazione disattesa che causa angoscia o stress alla persona anziana. Tra tutte le forme di abuso quella dell'abbandono, dell'incuria (neglect) rappresenta quella più frequente ovvero essa si identifica nella privazione o sottrazione di beni alimentari, vestiario, medicine o altre utenze nonché nell'evitare di soddisfare i bisogni fondamentali delle persone anziane o nell'impedire che queste abbiano qualche forma di autonomia.


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