Europa e mondo

Emergency: Gino Strada a Stoccolma riceve il Premio Nobel «alternativo»

Gino Strada, fondatore di Emergency, ha ricevuto ieri a Stoccolma dal Parlamento svedese il Premio Nobel alternativo «per la sua grande umanità e la sua capacità di offrire assistenza medica e chirurgica di eccellenza alle vittime della guerra e dell'ingiustizia, continuando a denunciare senza paura le cause della guerra». Il Premio «Right Livelihood» (questa la denominazione ufficiale) è stato concepito per «onorare e sostenere coloro che offrono risposte pratiche ed esemplari alle maggiori sfide del nostro tempo». Quest’anno, riferisce l’agenzia Agi, la Fondazione ha ricevuto ed esaminato 128 proposte da 53 Paesi. Con Gino Strada, i Laureati del Premio `Right Livelihood´ sono 162 e provengono da 67 nazioni, ed è la prima volta che il Premio viene dato a un cittadino italiano.

Davanti ai parlamentari svedesi, il fondatore di Emergency ha fatto un appello speciale alla comunità internazionale: «Come le malattie, anche la guerra deve essere considerata un problema da risolvere e non un destino da abbracciare o apprezzare», «dobbiamo convincere milioni di persone del fatto che abolire la guerra è una necessità urgente e un obiettivo realizzabile». Strada, chirurgo, ha detto di aver i feriti (e i morti) di vari conflitti in Asia, Africa, Medio Oriente, America Latina e Europa. «Ho operato migliaia di persone, ferite da proiettili, frammenti di bombe o missili - ha sottolineato - . Alcuni anni fa, a Kabul, ho esaminato le cartelle cliniche di circa 1200 pazienti per scoprire che meno del 10% erano presumibilmente dei militari. Il 90% delle vittime erano civili, un terzo dei quali bambini. E' quindi questo `il nemico´? Chi paga il prezzo della guerra? Ogni volta, nei vari conflitti nell'ambito dei quali abbiamo lavorato, indipendentemente da chi combattesse contro chi e per quale ragione, il risultato era sempre lo stesso: la guerra non significava altro che l'uccisione di civili, morte, distruzione. La tragedia delle vittime è la sola verità della guerra».

Il medico ha ricordato che l'origine e la fondazione di Emergency, avvenuta nel 1994, «non deriva da una serie di principi e dichiarazioni. E' stata piuttosto concepita su tavoli operatori e in corsie d'ospedale. Curare i feriti non è né generoso né misericordioso, è semplicemente giusto. Lo si deve fare. Nel secolo scorso, la percentuale di civili morti aveva fatto registrare un forte incremento passando dal 15% circa nella prima guerra mondiale a oltre il 60% nella seconda. E nei 160 e piu' `conflitti rilevanti´ che il pianeta ha vissuto dopo la fine della seconda guerra mondiale, con un costo di oltre 25 milioni di vite umane, la percentuale di vittime civili si aggirava costantemente intorno al 90% del totale, livello del tutto simile a quello riscontrato nel conflitto afghano».

E sessanta anni dopo «ci troviamo ancora davanti al dilemma posto nel 1955 dai più importanti scienziati del mondo nel cosiddetto Manifesto di Russel-Einstein: `Metteremo fine al genere umano o l'umanità saprà rinunciare alla guerra?'. E' possibile un mondo senza guerra per garantire un futuro al genere umano? Molti - ha aggiunto Strada - potrebbero eccepire che le guerre sono sempre esistite. E' vero, ma ciò non dimostra che il ricorso alla guerra sia inevitabile, né possiamo presumere che un mondo senza guerra sia un traguardo impossibile da raggiungere. Il fatto che la guerra abbia segnato il nostro passato non significa che debba essere parte anche del nostro futuro.

Come le malattie, anche la guerra deve essere considerata un problema da risolvere e non un destino da abbracciare o apprezzare». E a detta di Strada la maggiore sfida dei prossimi decenni «consisterà nell'immaginare, progettare e attuare le condizioni che permettano di ridurre il ricorso alla forza e alla violenza di massa fino al completo abbandono di questi metodi. La guerra, come le malattie mortali, deve essere prevenuta e curata. La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente. L'abolizione della guerra è il primo e indispensabile passo in questa direzione. Possiamo chiamarla `utopia´, visto che non e' mai accaduto prima. Tuttavia, il termine utopia non indica qualcosa di assurdo, ma piuttosto una possibilita' non ancora esplorata e portata a compimento». E dunque «dobbiamo convincere milioni di persone del fatto che abolire la guerra è una necessità urgente e un obiettivo realizzabile. Questo concetto deve penetrare in profondità nelle nostre coscienze, fino a che l'idea della guerra divenga un tabu' e sia eliminata dalla storia dell'umanità».


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