Europa e mondo

Chernobyl, l’amara terra natìa. Le foto di Soleterre a 30 anni dalla tragedia

di Ernesto Diffidenti


Un boato, una nuvola tossica, milioni di sopravvissuti ormai esuli e senza ricordi. Quello che successe a Chernobyl, 30 anni fa, è l’altra faccia del progresso che ti promette sogni ma, in realtà, ti sveglia con gli incubi. Là dove c’era l’energia del futuro ora c’è deserto e dolore. Perché gli effetti del reattore nucleare esploso quella maledetta mattina del 26 aprile 1986 sono ancora intatti e impalpabili. E così efficaci da continuare a ferire genitori e figli che non sono scappati con la ferma volontà di ricostruire una terra lacerata. L’amara terra natìa.

Nell’archivio fotografico storico di Soleterre, organizzazione umanitaria internazionale che ha allestito a Kiev uno dei principali centri di accoglienza con supporto psico-oncologico, sono raccolti l’orrore di ieri e la speranza di oggi che brilla nello sguardo innocente dei bambini e nel coraggio di chi li sostiene. Dall’album dei ricordi emergono, in bianco e nero, i volti degli eroi che si sono sacrificati nel tentativo disperato di limitare i danni dell’immane tragedia, ma anche le crepe della centrale che continua a bruciare avvelenando l’ambiente.
Trent’anni dopo il disastro nucleare, infatti, i residenti delle zone contaminate sono ancora pericolosamente esposti ad alti livelli di radiazioni mentre nei reparti di neurochirurgia e oncologia pediatrica la disponibilità dei farmaci rimane il principale problema. «A causa di diagnosi tardive o inadeguate – avverte il presidente di Soleterre, Damiano Rizzi - più di un bambino malato su due è destinato a morire».

Il 26 aprile, dunque, non si celebra solo un anniversario: si rivivono quegli attimi terribili in cui si sprigionò una contaminazione quattro volte superiore a quella di Hiroshima o Nagasaki. Secondo un sondaggio realizzato da Emg Acqua per Soleterre, il disastro nucleare di Chernobyl fa ancora paura ed è ben impresso nella memoria degli italiani: lo ricorda l'87% degli intervistati. Il 62%, invece, elogia l’accoglienza dei “bambini di Chernobyl” importante e positiva per la loro salute. E ancora: per il 91,5% si parla ancora poco degli effetti sulla salute degli incidenti nucleari mentre per l'85,9% è utile sostenere i paesi in cui sono successi incidenti nucleari. Anche per questo Soleterre ha lanciato la raccolta fondi “Grande contro il cancro” in favore di oltre 8.000 bambini malati di tumore.
Gli stessi che in tutto il mondo, e non solo in Ucraina, sorridono alla vita e ci chiedono scelte lungimiranti.


© RIPRODUZIONE RISERVATA