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L’Europa cerca talenti, ecco le nuove regole per studenti e ricercatori extra Ue

di Irene Giuntella

L'Europa deve attrarre studenti e ricercatori qualificati da paesi terzi. La popolazione sta invecchiando e il vecchio continente ha urgenza di colmare gap di competenze e di forza lavoro qualificata. La concorrenza di altri paesi extra-Ue nell'attirare talenti è alta, è per questo che con una direttiva approvata in seduta plenaria dal Parlamento Europeo, l'Ue corre ai ripari. L'opportunità per ricercatori e studenti è quella di rimanere dopo il compimento del proprio progetto o ottenuto il proprio diploma di laurea. Per la prima volta vengono inserite delle disposizioni facoltative anche sugli au pairs in una normativa europea.

LA DIRETTIVA
«Sono soddisfatta del riconoscimento da parte dell'UE della validità di attrarre persone altamente qualificate e invogliarli a rimanere con la creazione di un sistema europeo armonizzato applicabile in tutti gli Stati membri», ha sottolineato la relatrice Cecilia Wikström europarlamentare del Gruppo dei Democratici e dei Liberali (ALDE).
La direttiva entrerà in vigore dal giorno successivo della sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale Ue e gli stati avranno due anni di tempo per trasporre le disposizioni nelle normative nazionali.

Gli studenti e i ricercatori possono rimanere 9 mesi finiti gli studi
La direttiva pone regole comuni sulla permanenza degli studenti o ricercatori provenienti da paesi terzi: finito il corso di studio o il progetto di ricerca potranno rimanere almeno nove mesi in un paese Ue per cercare lavoro o avere il tempo di iniziare un'attività di business. In questo modo l'Europa oltre a formare studenti stranieri, potrà trarre dei benefici dalle competenze che avranno acquisito: disponibilità di lavoratori qualificati e creazione di posti di lavoro attraverso nuove attività. Per quanto riguarda invece la permanenza illegale del ricercatore, lo stato membro potrebbe chiedere alle organizzazioni di ricerca con le quali lo studioso avrà stretto l'accordo , di dichiararsi responsabili fino a che non avrà ottenuto un permesso di residenza con lo scopo della ricerca di lavoro o per l'apertura di un'impresa. I ricercatori potranno portare con loro i propri familiari che avranno anche la possibilità di lavorare durante il soggiorno Ue.

Mobilità all'interno dei paesi Ue per i ricercatori e gli studenti
In futuro i ricercatori o studenti di paesi terzi potranno circolare più facilmente tra uno stato membro e l'altro, non dovranno più richiedere un nuovo visto, dovranno semplicemente notificare lo stato di destinazione dove intendono trasferirsi magari per un periodo di alcuni mesi. I ricercatori avranno la possibilità di spostarsi per periodi più lunghi rispetto a quelli consentiti attualmente.

Gli studenti potranno lavorare per mantenersi
Durante il periodo di studio in un paese Ue, agli studenti extra europei sarà permesso lavorare un massimo di quindici ore a settimana per potersi mantenere durante il periodo di studio. Questo permetterà di evitare le ormai frequenti condizioni di lavoro in nero per gli studenti. Per essere ammessi dallo stato ospitante dovranno dimostrare di essere stati accettati dall'Università, lo stato ospitante potrebbe richiedere anche la conoscenza sufficiente della lingua del corso che dovranno seguire o che siano state pagate le tasse dovute alla istituzione ospitante o che abbia le risorse necessarie per mantenere i costi dello studio.

Tirocinanti e volontari
Il testo approvato dall'Europarlamento prevede condizioni uniformi per l'ingresso dei tirocinanti e dei volontari che fanno parte dello Servizio di volontariato europeo. I tirocinanti dovrebbero rimanere nel paese ospitante per il periodo di durata dello stage se questo però supera i sei mesi la permanenza dovrebbe essere autorizzata tenendo presente il periodo considerato dalla legge nazionale.

Disposizioni facoltative per gli au pair
La direttiva inserisce anche alcune disposizioni facoltative per gli au pair non comunitari, oltre che altri tipi di volontariato o rivolte agli alunni delle scuole. L'Unione Europea sente l'esigenza di proteggere gli au pair da possibili abusi e sfruttamento, non godendo finora di regole precise. Per essere ammessi in un paese Ue, i ragazzi o le ragazze alla pari provenienti da paesi non europei dovranno avere un'età compresa tra i 18 e i 30 anni, salvo eccezioni, fornire dettagli sugli accordi presi con la famiglia ospitante riguardo al diritto di seguire corsi di lingua e di essere a conoscenza di un massimo di ore lavorative che devono svolgere per la famiglia. Dovrà essere indicato nell'accordo il pagamento concordato tra le parti. Gli au pairs dovrebbero rimanere nel paese Ue solo per il periodo concordato con la famiglia e lo stato membro potrebbe decidere di rinnovare il visto per sei mesi , una sola volta.
«Questo è un primo importante passo per definire un quadro della mobilità globale nell'ambito della istruzione superiore, volontariato e ricerca, sulla base dell'esperienza positiva ma limitata nei numeri di Erasmus e di Erasmus Mundus . Ma è anche un grande incentivo alla internazionalizzazione delle università, centri di ricerca e imprese europee» ha affermato Silvia Costa, presidente della Commissione Cultura intervenendo alla seduta plenaria .


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