Europa e mondo

Tracoma, CBM Italia: possibile eliminarlo attraverso la strategia «Safe»

di Mario Angi (medico oculista e Presidente CBM Italia Onlus)

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Nel mondo 200 milioni di persone vivono in zone dove il tracoma è endemico. Una malattia infettiva, causata dal batterio Chlamydia Trachomatis, inserita dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) tra le 17 malattie tropicali neglette che colpiscono oltre 1 miliardo di persone al mondo: le popolazioni più povere.
Il tracoma - presente anche in Italia fino agli anni ’50 - si diffonde in comunità dove le condizioni igieniche sono precarie per il limitato accesso all'acqua potabile. I primi sintomi sono quelli di una banale congiuntivite: bruciore agli occhi, lacrimazione, arrossamento. Se non curata, l'infezione causa cicatrici alla congiuntiva fino ad arrivare alla eversione delle ciglia verso l'interno: la trichiasi. Lo stadio cicatriziale della malattia produce opacità irreversibili della cornea. Si stima che il tracoma causi una severa ipovisione in 2.2 milioni di persone; oltre la metà di esse divengono cieche.
Nei Paesi del Sud del mondo sono i bambini – all'inizio portatori sani dell'infezione – a diffondere questa congiuntivite recidivante. Il tracoma colpisce soprattutto le donne, impedendo loro di lavorare e di occuparsi di se stesse e delle loro famiglie. La malattia compromette la vista, fondamentale per il benessere socio-economico delle persone, intrappolandole così nel ciclo disabilità/povertà. Tra i Paesi al mondo in cui il tracoma è ancora maggiormente diffuso vi è l'Etiopia. Su una popolazione di 91 milioni di persone, 1 milione è affetto da cecità (200-300.000 sono bambini) 4 milioni sono ipovedenti a causa di malattie curabili.
È quindi proprio al Nord dell'Etiopia, nella Regione Amhara, che CBM Italia, la più accreditata Organizzazione non governativa italiana impegnata nella cura e prevenzione della cecità e disabilità evitabile, ha attuato il progetto triennale ATCP – Programma di Controllo del Tracoma ad Amhara – realizzato con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Italiana insieme al partner locale ORDA, con l'obiettivo di combattere la cecità da tracoma attraverso la diretta applicazione della strategia S.A.F.E. promossa dall'OMS. S.A.F.E. è un acronimo che significa: chirurgia della trichiasi (Surgery), distribuzione di antibiotici per curare l'infezione (Antibiotics), educazione alla pulizia e igiene del viso (Facial cleanliness), miglioramento delle condizioni ambientali (Environmental improvement).
Nella regione oltre 300.000 persone sono ipovedenti a causa del tracoma. Il 62.6% della popolazione presenta casi di tracoma attivo (guaribile con antibiotici, nei bambini di età 1-9 anni) contro il 40.1% della popolazione etiopica. La trichiasi, curabile con la chirurgia, è presente nel 5.2% della popolazione contro il 3.1% nel resto del Paese: non a caso, l'Amhara Region ha il più basso accesso all'acqua potabile (51.6%).

Il progetto ATCP - avviato da CBM dal 2014 nelle due zone Nord e Sud Wollo, dove il tasso di tracoma attivo è più elevato - ha già conseguito importanti risultati. È stato creato un sistema di approvvigionamento idrico nei villaggi, costruendo 71 pozzi di cui beneficeranno 41.885 persone. Sono state identificate 4.755 persone affette da tracoma, di cui 1.074 sono state sottoposte a operazioni chirurgiche per trichiasi, le rimanenti curate con antibiotici; 140 le figure professionali formate, tra operatori sanitari e operatori sociali governativi; 28.131 le persone sensibilizzate alla prevenzione del tracoma ed alla promozione di buone pratiche di igiene. Nelle scuole, oltre 20.000 studenti sono stati educati attraverso gli «Anti Trachoma School Club» per diffondere le norme igieniche che evitano la diffusione di questa malattia.
Risultati che dimostrano l'impatto del progetto, multisettoriale e innovativo, che ha permesso a CBM di prevenire e curare il tracoma agendo contemporaneamente su tutti i fronti della strategia S.A.F.E. Un approccio globale, che affronta la malattia sia dal punto di vista della prevenzione che della cura; partecipativo, capace di coinvolgere l'intera comunità dalle Istituzioni alle famiglie, e che auspicabilmente potrà essere esteso.


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