Europa e mondo

Ricerca: in 10 anni l’Ue ha finanziato 7mila supercervelli, solo 36 stranieri hanno scelto l’Italia

di Marzio Bartoloni

Il Consiglio europeo della ricerca ha finanziato finora in Europa 7mila campioni della ricerca, compresi 6 premi Nobel e 5 medaglie fields, che hanno lavorato a decine di scoperte scientifiche e a centinaia di brevetti. Numeri che fanno dell'Erc una delle migliori best practice dell'Europa, come ricordato in un evento al Cnr per i suoi 10 anni d vita. In questa corsa all'innovazione i ricercatori italiani ne escono molto bene con 685 scienziati che hanno vinto grant che valgono fino a 2,5 milioni, subito dopo tedeschi e francesi. Ma se la metà dei vincitori italiani ha scelto un altro Paese Ue per fare la ricerca (cosa normale per gli scienziati) solo 36 stranieri hanno scelto l'Italia per fare la ricerca.

I numeri del Consiglio europeo della ricerca
In dieci anni di attività l'Erc ha finanziato 685 scienziati italiani : 372 in Italia e 313 all'estero. Siamo al terzo posto in termini di nazionalità, dopo Germania (1182) e Francia (794). Scendiamo invece al sesto posto in termini di progetti ospitati nei nostri atenei e centri di ricerca, con 408 ricercatori finanziati per 600 milioni, di cui 36 vengono da un altro Paese Ue. Un dato negativo, quest'ultimo, che mostra la poca attrattività del nostro sistema di ricerca (a fronte di un buon livello dei nostri scienziati che vincono invece molti bandi), se si pensa che veniamo molto dopo l'Inghilterra che di ricercatori finanziati dall'Erc ne ha ospitati ben 1593 (di cui la metà sono stranieri), la Germania 1091 (i tedeschi sono 769) e la Francia 935 (664 francesi). Le cinque principali istituzioni in Italia che hanno poi ospitato più vincitori di borse Erc sono: la Bocconi di Milano (25 grant), il Consiglio nazionale delle ricerche (20), l'università degli Studi di Roma La Sapienza (20), l'università degli Studi di Trento (17) e l'università degli Studi di Padova (18).

I motivi del primato inglese
I dieci anni dell'Erc sono stati celebrati al Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) in un incontro organizzato in occasione anche dei 60 anni dei Trattati di Roma fondativi dell'Ue con gli interventi del presidente del Cnr Massimo Inguscio, di Carlos Moedas, Commissario europeo per la ricerca, la scienza e l'innovazione, di Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, del ministro dell'Istruzione, università e ricerca Valeria Fedeli e di Jean Pierre Bourguignon, presidente Erc. «Negli ultimi dieci anni, oltre che mettere a frutto le grandi scoperte precedenti, gli scienziati hanno posto le basi per gli studi di frontiera che produrranno le disruptive innovation di domani», ha spiegato il presidente del Cnr Inguscio. Che sul primato inglese - che ora sarà messo a rischio dalla Brexit - spiega che è il frutto di «una politica di reclutamento molto meritocratica e competitiva a partire dalla scelta di concentrare le attività in pochi luoghi di grande eccellenza. Di sicuro è un modello da seguire anche per noi».


© RIPRODUZIONE RISERVATA