Europa e mondo

Lacor Hospital: l’impatto economico di un grande ospedale africano

di Dominique Atim Corti (Presidente Fondazione Piero e Lucille Corti Onlus)

Siamo a Gulu, in Nord Uganda. Qui sorge uno dei maggiori ospedali non profit dell’Africa Equatoriale, il Lacor Hospital: modello di una Sanità africana che funziona e che ha un profondo impatto socio-economico sul territorio.
Il Lacor è nato dalla determinazione dei miei genitori, il pediatra Piero Corti e la chirurga canadese Lucille Teasdale; era il 1961 quando hanno accolto la richiesta del Vescovo di Gulu, il comboniano Monsignor Cesana, di prendere in mano un ambulatorio di una quarantina di letti nel cuore della savana. Oggi quel primo presidio sanitario ha 500 posti letto e assiste quasi 300 mila pazienti l'anno, per l'80% donne e bambini. Conta seicento dipendenti tutti ugandesi e forma 700 studenti, di cui 500 interni nelle scuole per infermieri, ostetriche e tecnici che negli anni sono state attivate al Lacor. E' inoltre Polo didattico della Facoltà di medicina governativa di Gulu.
Negli anni, la presenza del Lacor ha dato un forte impulso all'economia locale: oltre ad essere il maggior datore di lavoro privato del Nord Uganda, ha creato opportunità di formazione determinanti per il futuro del Paese.
Uno studio del Centro Studi Lang sulla filantropia strategica ha misurato il ritorno socio-economico del Lacor. Si tratta dello SROI, il Social Return On Investment, indicatore sintetico efficace che attribuisce un valore economico ai flussi prodotti nell'economia locale grazie alla presenza dell'ospedale.
È emerso che ogni euro investito nel Lacor genera 2,75 Euro nell'economia locale; il che significa che una donazione di mille Euro determina un valore per la collettività pari a 2.750 euro.
Un esempio del ritorno indiretto della circolazione del denaro è dato dalla moltitudine di attività commerciali fiorite intorno all'ospedale: piccoli commerci, negozietti che vendono di tutto, dalle schede telefoniche da pochi scellini, equivalenti a una manciata di centesimi, al kerosene per le lampade ad olio. E poi frutta e verdura per gli attendants, i parenti di chi è ricoverato in ospedale.
Uno studio, condotto dal Dipartimento di Scienze Sociali dell'Uganda Martyrs University, ha evidenziato che la sopravvivenza di quasi duecento attività commerciali sorte intorno all'ospedale dipende dall'esistenza stessa del Lacor.
Va però sottolineato che cura e possibilità di formazione esulano dal calcolo dello SROI: garantire salute e quindi formazione e produttività future ha un valore inestimabile che va tenuto ben presente in un contesto in cui l'età media è di 16 anni e l'aspettativa di vita di 56.
Un altro impulso all'economia locale è stato dato dalla cooperativa di credito che negli ultimi vent'anni ha prestato quasi cinque miliardi di scellini ugandesi, pari a circa un milione di Euro, ai 700 dipendenti dell'ospedale che ne hanno fatto richiesta.
Istituita nel 1997 grazie a un fondo della Cooperazione Italiana, fino a oggi ha erogato prestiti senza interessi per pagare le rette scolastiche dei figli dei dipendenti o aiutarli nella costruzione della casa.
Oggi il Lacor Hospital costa circa cinque milioni di euro. Per contribuire a sostenerlo, nel 1993 è nata laFondazione Corti , che lo scorso anno ha coperto il 35 per cento dei costi operativi. Un contributo alle spese correnti, fondamentali per continuare a garantire questi risultati, si può dare aderendo alla nostra Campagna sms. Fino al 20 novembre, inviando un Sms al numero 45565 si donano da due euro al Lacor. Chiamando da rete fissa si possono donare da due a cinque Euro.
Perché, come diceva mio padre, “è più facile costruire un ospedale, che mantenerlo”.


© RIPRODUZIONE RISERVATA