Europa e mondo

Ema, il trasloco ad Amsterdam mette a rischio la continuità dei processi registrativi

di Nello Martini (direttore Generale Drugs&Health)

Nei giorni scorsi il Direttore Generale dell'Ema, Guido Rasi, ha dichiarato che la nuova sede dell'Ema ad Amsterdam è in fase di costruzione e non sarà pronta dal primo giorno della Brexit cioè entro il 30 marzo 2019.

La sede temporanea individuata ad Amsterdam non è ottimale in quanto risulta inferiore della metà rispetto agli spazi attualmente disponibili presso la sede di Londra e questo pone il problema di un doppio trasferimento e di un incremento dei costi.

Sono seguite tutta una serie di dichiarazioni di esponenti istituzionali e politici Italiani e un ricorso del Governo e della Regione Lombardia presso la Corte di giustizia europea , per riaprire la questione della sede dell'Ema a livello del Consiglio Europeo, tenendo conto che la sede del Pirellone di Milano è già disponibile e del tutto adeguata per spazi, logistica e soluzioni tecnologiche.

La disponibilità di una sede per ospitare l'Ema era uno, se non il principale dei cinque criteri su cui sono state valutate le candidatore presentate dai diversi paesi. Il punto di maggiore criticità derivante da una mancanza di una sede adeguata per il trasferimento dell'Ema secondo i tempi prefissati, non rappresenta solo un fatto logistico ma pone il grande problema della continuità dei processi regolatori e dei processi registrativi in Europa.

Attualmente e in prospettiva sono all'esame dell'Ema i Dossier per la registrazione e la messa in commercio dei 27 paesi europei, di medicinali molto importanti, quali le terapie geniche, farmaci orfani per patologie rare e farmaci innovativi per patologie che oggi sono privi di trattamento o non hanno un trattamento adeguato.

Se si interrompe o non si dà perfetta continuità ai processi regolatori e registrativi europei si può determinare un rischio molto grande per la salute dei cittadini dell'Europa che avranno farmaci salvavita in tempi ritardati rispetto agli Stati Uniti o comunque in tempi disallineati rispetto a quelli programmati, con danni potenziali non solo in termini di salute pubblica ma anche dell'assetto industriale e farmaceutico in Europa.

Pertanto è necessario che si apra un dibattito responsabile che colleghi il problema logistico della sede con la continuità dei processi registrativi e con la salute dei cittadini in Europa.


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