Europa e mondo

La sfida demografica, le pensioni e la scommessa Ue sui «Pepp»

di Claudio Testuzza

L'invecchiamento della popolazione è una tendenza a lungo termine che è iniziata in Europa alcuni decenni fa. Tale tendenza è evidente nelle trasformazioni della struttura della popolazione in relazione all'età e si riflette sia nella quota crescente delle persone anziane che in quella in diminuzione delle persone in età lavorativa, rispetto alla popolazione totale.
I tassi di natalità costantemente bassi e le maggiori aspettative di vita stanno dando una nuova forma alla piramide delle età dell'UE-28. Il cambiamento più rilevante sarà presumibilmente il forte invecchiamento demografico, che risulta già evidente in diversi Stati membri dell'unione europea.
Al 1° gennaio 2016, la popolazione dell'Ue-28 era stimata a 510,3 milioni di persone.
I giovani ( 0-14 anni ) costituivano il 15,6 % della popolazione dell'UE-28, mentre le persone considerate in età lavorativa ( 15-64 anni ) ne rappresentavano il 65,3 %. La percentuale di anziani, di età pari o superiore ai 65 anni, si attestava al 19,2 % con un aumento pari allo 0,3 % rispetto all'anno precedente e al 2,4 % rispetto a 10 anni prima. Tra il 2001 e il 2016, l'età mediana nell'UE-28 ha subito un incremento di 4,3 anni ( in media, 0,3 anni all'anno ), passando da 38,3 anni a 42,6.
Per studiare il livello di sostegno fornito dalla popolazione in età lavorativa ai giovani e/o agli anziani si possono utilizzare gli indici di dipendenza. La combinazione degli indici di dipendenza dei giovani e degli anziani fornisce l'indice di dipendenza complessivo calcolato come rapporto tra le persone a carico - giovani e anziani - e la popolazione considerata in età lavorativa, ossia dai 15 ai 64 anni, che nel 2016 si attestava al 53,2 % nell'Ue-28, indicando che per ogni persona a carico ce n'erano circa 2 in età lavorativa.
È, pertanto, evidente, che la percentuale di persone in età lavorativa nell'Ue-28 è in diminuzione, mentre il numero relativo di pensionati sta aumentando.
La quota di anziani rispetto alla popolazione totale aumenterà notevolmente nei prossimi decenni, quando una percentuale maggiore della generazione del boom demografico del dopoguerra raggiungerà l'età di pensionamento. Ciò, a sua volta, determinerà un onere maggiore per le persone in età lavorativa, che dovranno provvedere alle spese sociali generate dall'invecchiamento della popolazione per fornire una serie di servizi ad esso correlati.
Per fronteggiare questa nuova sfida demografica, con i singoli Paesi in sofferenza e chiamati a fare i conti con le difficoltà economiche sempre più pressanti, e le rendite pensionistiche che fanno e, presumibilmente, faranno sempre più fatica a garantire uno stile di vita decoroso, la Commissione europea ha pensato di lanciare dei fondi pensione europei, Pepp , acronimo di Pan-European Personal Pension product, uguali per tutti i paesi con l’obiettivo di incentivare i lavoratori a creare degli schemi pensionistici individuali.
Una proposta utile a creare un mercato unico previdenziale, con trattamento fiscale omogeneo in tutta l’Unione europea.
I Pepp sono un classico prodotto di previdenza complementare, studiato però a misura di cittadino europeo. Potrà essere facilmente trasferito da un paese all’altro e comporta il vantaggio di un mercato di riferimento su scala continentale con un elevato livello di protezione.
Il risparmiatore godrà di una serie di tutele, per cui nel caso di default gli verrà assicurato almeno il recupero del capitale iniziale. I Pepp possono rappresentare una soluzione anche per disoccupati, imprenditori o autonomi senza un piano di previdenza. Ed è un’opzione di investimento sicura per i giovani, che se contribuiranno presto avranno poi una pensione integrativa più alta. Viene anche indicata una la portabilità con un’opzione quinquennale esercitando la quale si cambia gestore a prezzo contenuto.
La proposta di regolamento Pepp è accompagnata da una raccomandazione della Commissione sul trattamento fiscale dei prodotti pensionistici individuali, che incoraggi gli Stati membri a riservare ai PeppP lo stesso trattamento fiscale concesso ai prodotti nazionali analoghi esistenti, anche se il PeppP non soddisferà pienamente i criteri nazionali per gli sgravi fiscali.
Sono previsti requisiti di informazione e norme di distribuzione rigorose, anche online.
Per offrire il Pepp, i fornitori dovranno essere autorizzati dall’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (Eiopa).
I fornitori che offriranno i Pepp in diversi Stati membri, avranno un canale di distribuzione elettronica in grado di raggiungere tutta l’Ue. Vengono previste diverse opzioni per i pagamenti alla fine della durata di vita dei prodotti. E beneficeranno di una sorta di passaporto Ue per agevolare la distribuzione transfrontaliera.
Appare evidente che i Pepp vanno incontro a due fondamentali esigenze su cui lavora la commissione Ue: la creazione di un mercato unico dei capitali e lo stimolo alla previdenza complementare. Secondo le analisi della Commissione, il mercato della previdenza complementare in Europa oggi vale 700 miliardi, e le previsioni vedono una crescita esponenziale che, nel 2030, porterà gli asset a 3mila 500 miliardi, di cui, si spera, 2mila 100 miliardi relativo ai Pepp.


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